STATI UNITI / TUTTI IN FILA PER TAROCCARE IL VOTO POSTALE

Tutto e il contrario di tutto nella bolgia post voto per la corsa alla Casa Bianca.

Il voto postale è al centro delle polemiche più infuocate. E spuntano le tesi più paradossali: ma non si sa fino a che punto.

Secondo una voce che sta correndo in rete negli States, uno dei burattinai del ‘caos organizzato’ sarebbe nientemeno che Steve Pieczenick, lo 007 a stelle e strisce che venne spedito da Henry Kissinger allo corte di Francesco Cossiga (all’epoca ministro degli Interni) affinchè Aldo Moro, rapito dalla Brigate Rosse, non dovesse essere liberato. Anzi, “Doveva Morire”, come hanno titolato nel 2008 il loro libro Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato.

Ma che ruolo avrebbe mai giocato oggi, l’inossidabile spia di tutti i governi americani, e sotto tutti i presidenti, inamovibile dalla sua super poltrona al Dipartimento di Stato?

Difficile da spiegare, sembra davvero una spy story in piena regola.

Leggiamo una nota che rimbalza sul web a stelle e strisce.

Una nota scritta all’indomani di una inattesa e strabiliante intervista concessa dallo 007 il 5 novembre alla trasmissione War Room condotta da Owen Shroyer e per la rubrica Infowars.

Steve Pieczenik

Ecco il testo: “Secondo Pieczenick, il presidente Donald Trump ha calcolato che sarebbe stato necessario sfruttare la stupidità dei democratici, che avrebbero fatto di tutto per impedirgli di assicurarsi un secondo mandato presidenziale con le elezioni del 2020. Per garantirsi che le elezioni avrebbero resistito al tentativo di frode elettorale, Trump avrebbe ideato una trappola raffinata. Filigrane nascoste sarebbero state inserite nelle schede elettorali in modo che potesse essere verificate se necessario. ‘Questa è davvero un’operazione sotto copertura’, ha spiegato Pieczenick. ‘Abbiamo contrassegnato ogni scheda elettorale con il codice di crittografia blockchain QFS. In altre parole, ora sappiamo dove si trova ogni scheda, dove è andata e chi ce l’ha, quindi questa non sarà un’elezione rubata’”.

Possibile mai? Dal Dipartimento di Stato sarebbe partito l’imput di ‘marcare’ e ‘tracciare’ le schede? E’ mai credibile uno scenario del genere?

Ma vediamo un’altra story, sempre sul possibile voto taroccato via posta, stavolta scritta due mesi e passa fa dal New York Post, che in queste ultime settimane ne ha tirate fuori di tutti i colori sui business cinesi e ucraini della Biden Band, capeggiata dal padre Joe e dal figlio Hunter Biden.

Ecco il titolo dell’inchiesta del 29 agosto: “Confessioni di un truffatore elettorale: ero un maestro nel falsare i voti postali”: in sostanza, i cittadini ed elettori americani venivano già messi in guardia sulla facilità con cui i voti postali possono essere truccati.

Testimone eccellente dalla combine era un esponente democratico, al quale il quotidiano ha garantito l’anonimato. Lui stesso avrebbe per decenni taroccato elezioni comunali e federali nello stato del New Yersey, attuando un sistema molto semplice.

Da tener presente che in Pennsylvania si stanno verificando non poche anomalie: dopo le prime ore, con il 75 per cento di voti scrutinati, Trump era saldamente in testa con il 55,7 per cento, mentre Biden era fermo al 43,6 per cento. Quando lo scrutinio è proseguito ed è arrivato all’89 per cento, Trump ha perso 5 punti percentuali e Biden ne ha guadagnati altrettanti. Un po’ strano.

Ma torniamo ad ‘O Sistema descritto nel reportage del New York Post.

Il comune di appartenenza consegna all’elettore che intende votare per posta il kit necessario in una grande busta, che contiene la scheda elettorale, il certificato di iscrizione al voto che l’elettore deve firmare e la busta postale di ritorno, cioè la busta che l’elettore dovrà imbucare sigillando al suo interno la scheda elettorale con il voto espresso e il certificato elettorale. E’ in questo momento che i frodatori entrano in azione.

La scheda elettorale non ha caratteristiche di sicurezza specifiche, come un francobollo o una filigrana. “L’insider ha rivelato – continua il reportage – e dimostrato di essere in grado di realizzare schede elettorali perfettamente identiche agli originali. La tecnica per farlo è semplice. Basta mandare in giro per le case diversi agenti che convincono gli elettori a lasciar loro spedire per posta le buste, offrendosi come servizio pubblico. Gli agenti o meglio gli scagnozzi portano le buste sigillate a casa e le aprono con il vapore per allentare la colla. A quel punto basta la scheda vera, inserire la falsa e risigillare. L’unica accortezza da seguire è non infilare le schede false in poche cassette postali pubbliche, ma spargerle in giro per la città”.

La descrizione continua. Sembra un po’ la truffa di Totò e Peppino per falsificare le banconote. Possibile negli States di oggi?

Ma forse tutto è possibile nel più moderno paese al mondo che non è capace di fornire il risultato elettorale neanche dopo quattro giorni!

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