MONTE DEI PASCHI / O LO STATO PAGA DI NUOVO OPPURE E’ CRAC

Monte dei Paschi di Siena, è sempre più a caccia ai soldi per la sua ennesima ricapitalizzazione, oppure è crac, che avrebbe effetti deflagranti su quel che resta delle nostre sgarrupate finanze.

La banca più antica d’Italia, ma anche quella capace di divorare immensi flussi di danari pubblici, da autentico guinness dei primati, rischia di nuovo il fallimento se non verranno presto immessi dal solito Stato – che detiene il 68 per cento delle azioni – altri fiumi provenienti dalle casse dell’erario. E quindi dalle tasche dei cittadini, le nostre tasche.

Una vergogna cominciata con la sciagurata acquisizione a prezzo impossibile dell’Antonveneta, tanto per coprire altre magagne dei Bankster di casa nostra. Un’operazione orchestrata dal nocchiero di allora, Giampaolo Mussari, ancora oggi a piede libero nonostante le montagne di carte giudiziarie sul groppone.

Eccoci alle news.

E’ fresca la condanna in primo grado per due top manager di MPS, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, autori delle acrobatiche vicende dei fondi gestiti con estrema disinvoltura, a partire da quello griffato Santorini.

Il cda della banca ha messo le mani in avanti, parlando della necessità di immettere ad horas 410 milioni di euro nel capitale sociale. Bruscolini rispetto alla montagna di soldi che serve per fronteggiare lo tsunami in vista.

La cifra per patrimonializzare e mettere almeno per ora al sicuro i conti non è inferiore agli 8-9 miliardi di euro, una mezza manovra finanziaria.

Nei sei mesi precedenti il rosso ha superato 1 miliardo di euro.

Dove trovare i fondi che ora servono?

Il barile, a quanto pare, è stato raschiato. La ‘monnezza’ finanziaria, i cosiddetti non performing loans, sono stati venduti ad Amco, l’ex collegata del Banco di Napoli specializzata nel cavar acqua dai sassi. Il totale ceduto supera gli 8 miliardi di euro.

L’unica soluzione che si intravede all’orizzonte è l’acquisto della patata bollente da parte di Unicredit, che così si troverebbe ad essere un istituto di maggiori dimensioni ma fortemente indebolito dal salasso previsto, appesantito da cotanto carico “ad orologeria”.

Ma trattandosi di una bomba realmente ad orologeria, lo Stato – caso mai attraverso la sempre disponibile Cassa Depositi e Prestiti – potrebbe intervenire per lanciare la sua ciambella di salvataggio e favorire l’operazione.

Da tener presente che MPS ha in carico oltre 21 mila dipendenti, tra cui 6 mila esuberi di cui occorre farsi carico. La lista della spesa è lunga e la strada del risanamento è una mission praticamente impossible.

Farà l’ennesimo sforzo lo Stato pagatore, per coprire non solo sofferenze ma anche i troppi ingombranti segreti custoditi nelle casse di MPS ?

 

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