Ma Toti, è indispensabile?

Le macabre riflessioni dei razzisti dell’‘anagrafe’ non le ha introdotte Toti con l’oscena dichiarazione sugli anziani ‘non indispensabili’ (esternazione così ribadita: “Forma maldestra, ma confermo tutto”). Analoga, primitiva abiezione, prima che all’ex di Forza Italia, sterzato a destra, collaterale ai neofascisti della Meloni e ai razzisti di Salvini, si deve alla sanità lombarda, che ha liberato posti letto della terapia intensiva condannando a morte decine di anziani contagiati, dirottati in centri di assistenza destinati a diventare rapidamente focolai letali del Covid.  Posto che la Liguria ha una popolazione di un milione e mezzo di abitanti e che in Italia la percentuale media degli anziani è del 22%, nella regione dove governa Toti gli over… sono più o meno trecentomila. Alla prossima elezione regionale ricorderanno come li ha ‘liquidati’ il presidente ora in carica?

 

 

Il criminale appello di Trump alle ‘milizie’ di suprematisti e sette di violenti: “Se non vinco, state pronti con le armi…” e non è solo la sbruffonata di uno sbruffone. In aree urbane di grandi città, per esempio a Manhattan, negozi di grandi marche o più modesti, come accade in previsione di uragani, si preparano a proteggere vetrine e ingressi. Temono disordini e atti di vandalismo in caso di vittoria di Biden.
Fatidico il 3 novembre degli States: in competizione Biden, senatore per quattro decenni, vicepresidente per otto e il non politico Trump, che in quattro anni ‘non ha fatto nulla per diventarlo’.
Stop ai sondaggi, lo prescrive la legge elettorale. Le previsioni di voto sono ferme alla forbice del 12/5 percento di vantaggio per Biden, il quale, per puntare alla vittoria, ha speso solo in propaganda Facebook e Instagram circa novanta milioni di dollari, sette nell’ultima settimana, un milione al giorno, per messaggi social.  E Trump? Di più, 105 milioni, il maggiore investimento pubblicitario in Florida (42 milioni), in California (41 milioni), Pennsylvania (30 milioni). 140 milioni i seguaci internauti di Trump, solo 20 milioni per Biden.   Proporzioni inverse per Instagram che premia Biden (+12%) e punisce Trump (+1%). In totale Biden avrebbe convinto 2.687.676 nuovi potenziali elettori (+17%), Trump 2.458.853 di Trump (+3%).
In competizione Biden, senatore per quattro decenni, vicepresidente per otto e Trump che in quattro anni non ha fatto nulla per diventarlo.
Si poteva scegliere di meglio. Biden, 78 anni è considerato non a torto, candidato dem ‘fragile, di cagionevole salute mentale, scelto dai democratici perché simbolo di unità, mediatore tra il ‘socialismo’ Sandres-Harris e l’elettorato moderato. Trump, tra i possibili candidati repubblicani era il meno qualificato e dotato di appeal. Come business man non è un granché, le sue imprese sono fallite più volte, ha grane con il fisco, ma si presenta come uomo forte’. Il Wall Street Journal: “Se Trump è un personaggio divisivo ed erratico, Biden ha un solo slogan: eleggetemi perché non sono Trump”.
Dalle nostre parti valutiamo efficacemente la ricaduta del voro americano sull’Europa, ma la Cina, in permanente sfida alla potenza Usa?  Donald Trump o Joe Biden? Pechino dichiara di non avere alcun interesse a interferire nelle elezioni americane, ma non è certo indifferente all’esito del voto per l’influenza che avrà sulle relazioni bilaterali. La vittoria dell’ex vice presidente democratico potrebbe portare a un abbassamento dei toni, ma non a una vera tregua. Lo sostiene Xi Jinping. Nei quattro anni del tycoon, Cina e Stati Uniti si sono divisi su tutto: commercio, tecnologia, diritti umani, pandemia, Hong Kong e Taiwan. Se Trump dovesse essere rieletto, sarà molto duro con la Cina. Questo il commento degli analisti. Con Biden la Cina sa come trattare, perché abbandonerebbe la retorica ostile, sconsiderata, razzista, demagogica di Trump.

 

 

Ex vittima televisiva di Emilio Fede (ridotto a schiavetto dal conduttore), ex giornalista del Tg4, fulminato dal mito della Madonna di Medjugorje, perciò assurto a organizzatore del turismo religioso milionario alimentato dalle presunte apparizioni a cinque ‘poveri cristi’: Paolo Brosio è stato cooptato dai talent scout del Grande Fratello e si è introdotto nello strano mix di abitanti del programma. Il brusco cambio di frequentazioni gli ha giocato presto un brutto scherzo. Dalla sua ‘santa bocca’ è venuta fuori la bestemmia ‘Dio boia’, che non è proprio in sintonia con la crisi mistica dichiarata a suo tempo. Brosio rischia squalifica ed espulsione dalla casa del Grande Fratello.

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