DEPISTAGGIO BORSELLINO / PALMA E PETRALIA, SI ARCHIVIA TUTTO?

Una delle più brutte pagine della nostra storia.

La strage di via D’Amelio dove persero la vita Paolo Borsellino e la sua scorta.

E poi il vergognoso depistaggio di Stato, che ha impedito – fino ad ora – di scoprire i killer e i mandanti, rimasti sempre a volto coperto.

Oggi una tappa verso la faticosissima ricerca di verità & giustizia.

Carmelo Petralia. Nella foto in basso, Anna Maria Palma

Il 18 ottobre, infatti, è stata discussa al tribunale di Messina la richiesta di archiviazione presentata dalla procura per i magistrati Annamaria Palma e Carmine Petralia, indagati per calunnia aggravata nell’ambito dell’inchiesta per depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio.

Il gip Simona Finocchiaro si è riservata la decisione sulla richiesta avanzata dalla procura di archiviare il fascicolo.

Nel corso dell’udienza, i pm Vito Di Giorgio, procuratore aggiunto, e Liliano Todaro, sostituto della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno illustrato una memoria integrativa alla richiesta di archiviazione.

Già a giugno i due pm avevano chiesto di archiviare il tutto, non essendo – a loro parere – emerso nulla di rilevante sotto il profilo penale e tale da consentire di indagare ancora sui comportamenti tenuti da Palma e Petralia.

Al centro di tutto il giallo del depistaggio c’è il teste taroccato Vincenzo Scarantino, le cui dichiarazioni hanno sviato il corso delle indagini, portando addirittura alla condanna di imputati del tutto innocenti per quella vicenda.

E solo le successive verbalizzazioni di Giuseppe Spatuzza hanno permesso di accertare che Scarantino era un pentito del tutto fasullo e le sue verbalizzazioni costruite a tavolino da cima a fondo.

Anna Maria Palma

Quali gli autori del taroccamento di Scarantino e, quindi, del depistaggio? Imputati, in un altro processo, i poliziotti che hanno fatto parte del team guidato dall’ex questore di Palermo Arnaldo La Barbera (che non può più difendersi dalle accuse perché è morto quindici anni). I quali però – di tutta evidenza – non potevano non eseguire ordini ricevuti.

Da chi? Dal solo La Barbera che a questo punto avrebbe avuto l’ardire di agire in perfetta autonomia?

La catena di comando, è ovvio, porta ai superiori, ossia ai magistrati che coordinavano all’epoca le indagini, quindi Palma e Petralia; ai quali, dopo alcuni mesi, si è aggiunto Nino Di Matteo, poi diventato un’intoccabile icona antimafia.

O chi mai altro è intervenuto dall’alto?

La figlia del giudice trucidato, Fiammetta Borsellino, ha più volte puntato l’indice contro i tre magistrati: Palma, Petralia e Di Matteo.

Si riuscirà ad arrivare ai primi bagliori di luce?

Stiamo adesso a vedere cosa decide il tribunale di Messina su quella richiesta di archiviazione.

 

 

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