COSSIGA / DA MORO A USTICA, LE VERITA’ DEL PICCONATORE

Dieci anni dalla morte dell’ex capo dello Stato Francesco Cossiga.

Ritualmente l’attuale capo, Mummia Mattarella, non perde occasione per commemorare l’ovvio.

Stavolta fa molto di più. Perché racconta una colossale bugia storica, nel rammentare il ruolo svolto dal titolare del Viminale quando Aldo Moro venne rapito.

Lo incornicia come il comportamento di un grande statista, che voleva salvare l’amico e lo Stato.

Niente di più farlocco. E’ ormai acclarato, sotto il profilo storico, appunto, come la gestione del rapimento sia stata tutta finalizzata a non ottenerne la liberazione, perché Moro “Doveva Morire”, come hanno magistralmente dettagliato nel loro j’accuse, dodici anni fa, Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato. Ricostruendo per filo e per segno quei terribili giorni e tutta la macchina del depistaggio, con un Cossiga gran burattinaio non solo come ministro degli Interni ma anche come capo di quel “Comitato di crisi” formato tutto (tranne un membro) da piduisti doc.

Ciliegina sulla torta le clamorose rivelazioni dello 007 a stelle e strisce Steve Pieczenik, contenute nel libro. Arrivato dagli Usa su imput di Henry Kissinger per dirigere, insieme a Cossiga, l’orchestra del depistaggio. Come mai i media di regime hanno regolarmente oscurato quella ricostruzione da brividi?

E perché oggi non rammentano alcune “verità, invece, raccontate negli ultimi mesi dal Picconatore? Come quella sulla strage di Ustica.

Partirono da una portaerei francese che si trovava in quelle acque del Mediterraneo, i missili killer che ammazzarono 81 innocenti. Lo disse senza peli sulla lingua, Cossiga.

Perché nessuno gli diede retta? Perché allora nessuno gli volle credere e non partì neanche lo straccio di una rogatoria indirizzata alla Francia e per conoscenza agli Usa?

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