REGIONALI / DESTRA E 5 STELLE IN CRAC

Clamorosa, imprevedibile debacle del centrodestra alle regionali.

Monumentale figuraccia dei due ducetti, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, presi a ceffoni in Toscana e Puglia.

Urlavano già vittoria, inneggiavano al 6 a 0 e ora si ritrovano con un penoso (per loro) 3 a 3.

Gongola Nicola Zingaretti, che non ha fatto niente per meritare una vittoria dovuta unicamente agli autogol degli avversari.

Ha un’occasione storica, adesso, il PD, per mettere finalmente in piedi un reale cantiere finalizzato alla costruzione di una nuova sinistra: in grado di rendere protagonisti, una buona volta, i cittadini, le loro speranze, i loro progetti, e non farlocche questioni di poltrone & affari.

Analizziamo, a botta calda, alcuni elementi.

Due le vere poste in gioco, Toscana e Puglia, sul filo di lana fino al giorno prima.

Il PD ce la fa, nella storica roccaforte Toscana, nonostante la grigia figura del burocrate Giani, caldeggiato dall’ex ras Matteo Renzi.

Una vera batosta per Salvini, che aveva puntato tutto sullo scippo dell’avamposto e sulla candidatura della rampante europarlamentare del Carroccio. Un flop che pesa. Soprattutto se si tiene conto del successo bulgaro del rivale interno Luca Zaia, passato come un trattore nel suo Veneto.

Figura barbina anche per la Meloni, che ha fortemente voluto l’ex berlusconiano Fitto in Puglia, dove ormai tutti davano Emiliano alla frutta. Il potente ex magistrato, invece, è un rullo compressore e trita anche il povero Scalfarotto e la meteora pentastellata.

Massacrate, alla resa dei conti, le truppe grilline. Anche se il premier Giuseppe Conte è più in sella che mai.

Luigi Di Maio. In apertura Salvini e Di Maio

Nel corso di una paradossale intervista, Giggino Di Maio fa festa e parla di giornata storica. Non si capisce in quale veste discetti: non è segretario del partito, incombenza lasciata al povero Crimi; non è il guru-giullare. Parla in veste di ministro degli Esteri? A quale titolo mai? Mentre l’Europa ride davanti ad un’Italia che, senza tuffarsi in un folle e dispendioso referendum-farsa, avrebbe potuto risolvere il problema in un quarto d’ora: tagliando gli stipendi dei parlamentari, vale a dire allineandoli alla media Ue.

Semplice come bere un bicchier d’acqua.

Torniamo a bomba. Vista l’ecatombe politica pentastellata e la tenuta del PD, sarà in grado il partito che venne governato da Enrico Berlinguer (poi in modo scellerato ‘ammazzato’, quel PCI), di ritrovare la bussola sociale da tempo perduta?

Di battersi finalmente per la giustizia sociale, quella autentica?

Per un’eguaglianza non a parole ma nei fatti?

Per ultimi, penultimi e terzultimi e non per le elite economiche e finanziarie?

Staremo a vedere. Speriamo presto.

 

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