JULIEN ASSANGE / AL PROCESSO NON SVELA LA FONTE

Colpo di scena al processo che si sta svolgendo a Londra per l’estradizione negli Usa di Julian Assange.

Nel corso della settima udienza uno dei legali del fondatore di Wikileaks, Jennifer Robinson, ha rivelato che dalla presidenza degli Stati Uniti è arrivata una proposta: il “perdono completo” di Assange in cambio della rivelazione dell’identità della fonte che è alla base del mistero della montagna di mail “segrete” del Democratic National Committee (DNC). Mail che avrebbero contribuito alla vittoria di Donald Trump, screditando la sua avversaria nella corsa alla Casa Bianca, Hillary Clinton. I democratici, poi, hanno accusato anche la Russia di far parte del “complotto”.

I messaggeri della proposta recapitata ai legali di Assange sono l’ex rappresentante Usa Dana Rohrabacher e un ex collaboratore della campagna elettorale di Trump, Charles Johnson.

Assange ha rifiutato la proposta: non ha cioè intenzione di svelare l’identità della fonte.

Seth Rich. In apertura Julian Assange

In precedenti interrogatori, comunque, il fondatore di Wikileaks da anni detenuto illegalmente, ora a Londra, ha sempre negato che la Russia c’entrasse qualcosa nella story, e che non vi fossero coinvolti hacker di quel paese, come invece denunciato dai media occidentali.

Mistero tra i misteri, in questi giorni sta tornando alla ribalta il giallo della morte di Seth Rich, il ventisettenne impiegato del DCN, il famigerato comitato democratico (sic), ammazzato con uno sparo alla schiena il 10 luglio del 2016. “Doveva morire”, il giovane Seth, perché “sapeva troppo” sugli intrighi all’interno del DCN. Sulla sua uccisione non è stata ancora fatta alcuna luce, proprio perché il caso è bollente e rischia di far deflagrare gli equilibri in seno al partito di Joe Biden.

 

Verranno prima o poi a galla killer e soprattutto mandanti di quel tragico e strategico omicidio?

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