Violenze e dintorni in caserma

La caserma degli orrori. È ormai dossier di una certa consistenza il lato oscuro della ‘benemerita’. La cronologia di uomini dell’arma che per arruolare i giovani attuavano un protocollo selettivo, fino a risalire all’acclarata rettitudine degli antenati, si è macchiata di comportamenti di cui si occupa la magistratura. La lista dei reati commessi dai carabinieri include il depistaggio, la complicità con la malavita organizzata, abusi negli atti di repressione, tortura, peculato. Nessuno osa condannare l’Arma in toto per la responsabilità delle ‘pecore nere’ e i vertici del Corpo, ad ogni episodio esecrabile si affrettano, in conferenze stampa ad alta tensione, a ricordare le innumerevoli benemerenze di quanti interpretano il ruolo al servizio della sicurezza degli italiani. Non le dimentichiamo, ma non cancelliamo neppure dalla memoria i pestaggi esasperati fino ad uccidere e tantomeno l’incredibile scoperta di una caserma luogo di spaccio, estorsioni, torture. Vittime dei carabinieri di una stazione di Piacenza, messa sotto sequestro dalla magistratura, immigrati dediti ad attività illecite, ma anche cittadini italiani innocenti. Sei i carabinieri arrestati. I reati di cui sono accusati hanno avuto inizio almeno dal 2017. Un’altra contestazione imputa a uno dei militari di aver concesso a spacciatori con certificazioni false di muoversi in regime di lockdown per rifornirsi di droga a Milano. Oltre ai carabinieri arrestate altre dodici persone: appropriazione di droga, falsificazione di prove per giustificare l’arresto di un cittadino innocente. L’inchiesta si deve a un ufficiale dei carabinieri che ha lavorato nella caserma incriminata. Questo l’incredibile retroscena che omologa una stazione dell’Arma a covi di cosche della malavita.
L’equazione X Y, in tema di Covid, che si risolve con la formula della consequenzialità ‘più ricchi, più poveri’, ottiene un corollario aggiuntivo con il devastante incedere della crisi da pandemia. Un effetto collaterale si propone ora con la conclusiva sperimentazione dei vaccini anti virus (in particolare quello messo a punto a Oxord in collaborazione con il centro ricerche di Pomezia) che dovrebbero azzerare il pericolo di futuri rigurgiti della pandemia. Ed ecco in che  termini l’egoismo mondiale potrebbe escludere i Paesi poveri dall’immunità ottenuta con l’antidoto quasi in dirittura d’arrivo. La discriminazione è conseguenza degli accordi stipulati dalla multinazionale farmaceutica AztraZeneca con l’università inglese. Le organizzazioni di volontari pretendono a  giusta ragione che siano note le clausole dell’accordo per la distribuzione del vaccino, che comporterebbe enormi profitti per l’industria in questione, anziché ottimizzare gli ingenti  finanziamenti pubblici ed essere aperto a tutti, oltre che gratuito. Questa è anche la preoccupazione del ministro britannico per la scienza e la ricerca Chi Onwurah e dell’associazione Global Justice Now. L’accordo con l’AstraZeneca non prevedeva fini di lucro della multinazionale anche perché l’università di Oxord ha ricevuto enormi finanziamenti pubblici. La buona notizia è che la sperimentazione ha confermato l’efficacia del vaccino ed è quasi conclusa. Il problema è che la distribuzione senza lucro, in base alla trattativa tra Università inglese e colosso farmaceutico, sarebbe limitata alla fase di emergenza della pandemia e non successivamente, di modo che per ottenere l’immunità del dopo Covid il vaccino sarebbe a pagamento, tagliando fuori i Paesi poveri del mondo dove le condizioni sanitarie sono disastrose e l’accesso ai vaccini è sempre stato problematico, già prima del coronavirus. Di qui la richiesta all’Università di Oxford e all’AstraZeneca di condividere la ricerca del vaccino con l’OMS e l’impegno a non esercitare il monopolio sulla scoperta, che potrebbe portare a un rialzo dei prezzi, a forniture selezionate dopo l’emergenza.
Global Justice Now: “Abbiamo visto più volte grandi aziende approfittare della ricerca finanziata con fondi pubblici. Non deve succedere questa volta. Il Coronavirus ha scatenato una crisi che richiede cooperazione globale per sviluppare e distribuire medicinali salvavita a coloro che ne hanno bisogno e il più rapidamente possibile. Con così tanto in gioco, compresi gli ingenti finanziamenti pubblici, AstraZeneca e l’Università di Oxford devono rendere pubblico il loro accordo”.
L’università inglese e la casa farmaceutica hanno confermato, in risposta che sarà distribuito sena lucro in fase di emergenza pandemica. Non una parola sul dopo quando l’epidemia sarà sconfitta. Sul post pandemia, i due partner hanno affermato che è ancora troppo presto per parlare di prezzi e distribuzione del vaccino dopo che l’emergenza sarà finita.

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