Alla ricerca di un copia e incolla

In piena coscienza, totale imparzialità e in conseguenza di una forma di depressione ideologica, molto più diffusa di quanto si immagini, i reduci del comunismo perfetto, esente cioè da eccessi formali e sostanziali che hanno ispirato l’ignobile spot elettorale Dc “I comunisti mangiano i bambini”, si chiedono smarriti in quale tunnel senza uscita si è infilato il sistema politico italiano.
Con evidenti e però sostanziali disparità, non c’è un partito che alla voce ‘segni particolari’ della carta d’identità possa rispondere ‘onestà’. Il commento è figlio di estremismo giustizialista? Neanche per sogno: indagati e condannati ce n’è in ogni compagine rappresentata in Parlamento, nelle istituzioni locali, nei ruoli di vertice di enti e grandi imprese. Per alcuni soggetti, rispondere ‘presente’ all’appello è quasi consueto, per altri è sporadico, ma sul ‘registro di classe’ non manca nessuno. Di qui la domanda sul tarlo che corrode l’integrità del sistema: cosa impedisce di mendare il cosiddetto arco costituzionale del peccato originale che carica di lavoro la magistratura e offre materia alla cronaca nera?  Di qui il sospetto sulle ragioni dell’attacco concentrico che il premier Conte deve fronteggiare, che assorbono energie psicofisiche e tempo prezioso alle fatiche per sottrarre il Paese alla crisi senza precedenti del post Covid-19. La fotografia a 360 gradi, con fish eye, in tutta la sua dimensione non riesce a includere la sagoma di un candidato presentabile per la successione al presidente del consiglio in carica, il quale ha reso basiti alleati e avversari convinti di aver affibbiato l’oneroso incarico a un ‘burattino’ da manovrare a proprio piacimento. Sconfessati dai fatti, soci di governo e oppositori hanno tratto dai numeri dei sondaggi la convinzione di dover bloccare i ‘like’ di Conte, prima che diventino un plebiscito e azzerino ogni possibilità di ‘dimetterlo’ per incoronare uno di loro. Ma chi?
Che l’Italia si guardi dal cercare tra i soliti noti. Pescherebbe nel mucchio di facce dei politici obsoleti, ‘onorevoli’ di non specchiata virtù, di giovani rampanti senz’arte né parte, eredi traviati da predecessori con la fedina penale macchiata, ovvero da incompetenti, mestieranti, corrotti e corruttori o in via subordinata da dilettanti allo sbaraglio.  Qualunquismo? Pessimismo al quadrato? Eh no, Senza far nomi: nelle mani di quale saggio, onesto, incorruttibile political man affidereste il complicatissimo futuro del Paese? Per saperlo bisognerebbe introdursi di soppiatto nelle segrete stanze del potere, dove negli scaffali della libreria c’è, ignorato, anche il saggio “Come purificare un aspirante al ruolo di presidente” o con l’aiuto di un ipnotista carpire dal cervello di un capo partito la confidenza su un nome spendibile per un copia-incolla di predecessori ‘comodi’, acquiescenti, complici.
Nel camminare a tentoni, nel buio dell’inesistente, è d’obbligo mettere le mani avanti per non urtare. Il senso del tatto compensa l’handicap della vista impedita da un’impenetrabile benda. Sono riconoscibili il copia-incolla del commissario Montalbano, ovvero il gioviale Zingaretti, la mascella quadra del verde valpadano, barba e capelli riccioluti del Grillo parlante. Con il senso dell’udito sarebbe familiare il dialetto borgataro della Meloni, la variante Arcore del meneghino ‘meno male che Silvio c’è’. Il test riesce alla perfezione: nessuna risposta alla richiesta di indicare il “per me X, Y può succedere a Conte”. Esteso ai rispettivi partiti, l’esito del sondaggio non sarebbe diverso.
Allora perché sparare a zero sul premier? Una quinta colonna, addentro alle segrete cose, rivela che il disegno di liberarsi del premier attuale è un intento collettivo, con l’obiettivo di tornare ai vecchi tempi dei governi-governabili a piacimento dei partiti, sostenuti da signorsì di chi occupa lo scanno più alto del Parlamento, un ‘burattino’ appunto, ininfluente, sottomesso, possibilmente compromesso al pari di quanti danno lavoro ad avvocati e giudici.

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