CORSERA E REPUBBLICA / IN GINOCCHIO DAVANTI A BANNON & SOROS

I grandi (sic) media di casa nostra genuflessi davanti a Steve Bannon e George Soros.

Il ciarlatano per molti mesi alla corte di Donald Trump trova ampia ospitalità sulle colonne del Corriere del Sera. Ecco il vaticinio: “All’orizzonte si addensano nubi di guerra. L’Europa deve capire che siamo di nuovo nel 1938”.

Il neo storico Bannon spiega la decisione di aprire la sua “scuola di gladiatori del populismo e nazionalismo” nella Certosa di Trisulti, in provincia di Frosinone. Dopo un breve contenzioso legale, ora ha ricevuto l’ok dal Tar di Latina. Quindi porte aperte dell’Italia al buffone a stelle e strisce. Che racconta al quotidiano di via Solferino: “Potremo accogliere persone di ogni gruppo etnico e di ogni religione, forse già nella primavera 2012. Non vogliamo convertirlo alla fede giudaico-cristiana, ma diffonderne i capisaldi. L’ho predicato per due anni girando l’Europa e ora è più pressante che mai nella settimana in cui il Partito comunista cinese reprime le libertà di Hong Kong”.

E’ un fiume in piena, Bannon, molto interessato alla politica di casa nostra. “Ora avete Di Maio e i 5 Stelle che hanno ceduto al Partito comunista cinse, a una dittatura totalitaria, per i soldi e con imbarazzante ingenuità: questa è una delle ragioni per cui rifiuto di abbandonare l’Italia e il monastero”.

George Soros. In apertura Steve Bannon

E per noi profetizza un fosco destino: “L’Italia si troverà ad affrontare una situazione ben peggiore della pandemia, avrete un inferno economico causato da una classe politica corrotta e incompetente”.

Trova il tempo di sputare anche sul Vaticano, il guitto della Casa Bianca: “Nella vostra chiesa c’è corruzione, incompetenza e dissolutezza, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno all’Accademia è essere coinvolti con quei mostri”.

Ma perché qualcuno non lo caccia a pedate, mister Bannon, con tutto il suo Dignitas Humanae Institute al seguito?

Dalla scabbia alla rogna il passo è breve. Ed eccoci al sermoncino servito sul piatto d’argento di Repubblica dal “grande finanziere e filantropo” – come lo dipinge l’inviato-maggiordomo Enrico Franceschini – ossia George Soros.

Il cui chiodo fisso – così come per Bannon – è ormai la Cina. “E’ ovvio che la Cina costituisce una minaccia. Xi Jinping è un dittatore, che ha consolidato un regime basato su principi totalmente opposti a quelli dell’Unione europea. Ma questo non è ancora ben chiaro ai Paesi della Ue, né agli ambienti industriali, specialmente in Germania, che vedono la Cina come un partner economico, senza rendersi conto che fare dipendere le nostre infrastrutture dalla tecnologia cinese ci espone a ricatti e condizionamenti”.

Le “nostre” infrastrutture? “Ci” espone? Parla come il Padrone del Vapore, il Magnate-Mangiapaesi, che andrebbe rispedito al mittente con un ottimo e abbondante calcio in culo, proprio come Bannon.

E continua ad impartire la lezione, l’animatore della Open Society Foundation, il super squalo nei mari della “democrazia” e della “solidarietà”.

“Il rapporto tra gli Stati Uniti e la Cina è estremamente complesso. Da un lato dovrebbero lavorare insieme su cambiamento climatico e ricerca di un vaccino anti Covid-19. Dall’altro è evidente che non si può fare se c’è concorrenza su chi svilupperà e utilizzerà il vaccino. Il fatto che siano due sistemi diversi, una democrazia e un’autocrazia, rende le cose più difficili. Molti ritengono che si debba comunque collaborare molto strettamente con la Cina. Io non sono d’accordo”.

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