Giovanna, icona dell’informazione

Che schifo di mondo. I social dei clic liberamente concessi a idioti, mascalzoni, vigliacchi, ricattatori, blasfemi, sovrastano la loro quota ‘sana’, molto minoritaria, strumento in linea con la società innovativa delle tecnologie al servizio della comunicazione. Per chi ne abusa con intenzioni barbare è il peggiore esempio di modernità.
Credete, non suscita una parola di commento dissacrante la constatazione del concorso parallelo a Miss Italia, che da alcuni anni a questa parte ha esasperato l’orientamento del Tv system mondiale nel selezionare belle e giovani ragazze  arruolate per ruoli di quotidiana visibilità: telegiornali, format di vario genere e, caso limite, ‘lettrici’ di meteo, viabilità, annunci autopromozionali, che  hanno aspetto gradevole, sorriso accattivante, buona dizione e in verità anche capacità professionali. Apice di questo narcisismo da piccolo schermo è una brava giornalista sportiva lanciata da Sky, approdata a Dazn, ripresa con adeguate angolazioni per evidenziare curve generose da copertina di Playboy. Linea editoriale condivisibile? Detto tra noi, la scelta descritta testimonia il prevalere dell’apparire sull’essere, la nuova filosofia del vendere, ma è opinione no condivisa universalmente. Un classico è l’investimento delle case produttrici di auto. Acquistano due pagine contigue di periodici patinati: in una descrivono le caratteristichetecniche della macchina, in quella accanto affiancano all’immagine dell’auto la statuaria bellezza di una ragazza da copertina.
Succede che l’incontrollata satira del noto programma “Striscia la notizia” abbia ironizzato malamente sull’aspetto di una grande giornalista che ha costruito la sua straordinaria professionalità su competenza, passione, coraggio, molteplicità di prestazioni sempre ineccepibili. Certo, Giovanna Botteri  (Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana, tredici prestigiosi premi di giornalismo), non carica spese aggiuntive per trattamenti a giorni alterni del parrucchiere o per cosmetici, interventi estetici, che in passato hanno costituito l’onere primario di una sua collega corrispondente da New York. Ed è un titolo di merito supplementare per una collega che non caso è impegnata mattina, mezzogiorno e sera da Tg e giornali radio delle reti Rai.
Nocciolo della sbandata del programma di Canale 5 sono la pettinatura di Giovanna Botteri, uguale a se stessa e l’abbigliamento estraneo all’alta moda, adottato per gli innumerevoli e competenti collegamenti da Pechino durante il lungo calvario del coronavirus. All’irriverente, gratuito, ingiustificato rilievo di “Striscia la notizia” si sono agganciati gli imbecilli che riducono a spazzatura la circolazione sociale di idee e riflessioni. Il mondo del giornalismo si è giustamente indignato e ha espresso alla giornalista piena solidarietà contro la stolta derisione e le offese. Il commento esemplare di Giovanna è che l’episodio possa sollecitare un ragionamento di alto profilo sul rapporto con l’immagine delle giornaliste, soprattutto quelle televisive. Giovanna cita la Bbc inglese, ritenuta una delle migliori del mondo. Le giornaliste di quell’emittente, ricorda la Botteri, sono belle, brutte, giovani, anziane e nessuno si è mai permesso di commentare il loro aspetto. Conta solo quello che dicono e come lo dicono
Il peggio del peggio, nessuna sorpresa, lo esemplifica quel fogliaccio de “Giornale” che pubblica deridendola la fotografia della Botteri con l’abituale pettinatura. Ancora più in basso, inconcepibile e senza scuse, è l’articolo di un consigliere di amministrazione della Rai, che la mette alla berlina: “Faziosa, ballista, bugiarda”.  Non basta per mandarlo a casa?
Il chi è di Giovanna Botteri: collabora con Il Piccolo e l’Alto Adige, poi con la Rai di Trieste (radio e televisione), con Samarcanda di Santoro. In seguito è nella redazione esteri del Tg3. Inviata speciale (crollo dell’Unione Sovietica, guerra d’Indipendenza in Croazia, guerra in Bosnja, assedio a Sarajevo. Algeria, Sudafrica, Iran, Albania), di nuovo con Santoro. Segue il G8 di Genova, è inviata in Afghanistan, in Iraq. Conduce l’edizione delle 19 del Tg3, è corrispondente dagli Stati Uniti e ora dalla Cina. Questo, per difetto, il curriculum che ne fa un’icona del giornalismo.
Non c’è da cambiare neppure una virgola alla dichiarazione di stima per le colleghe di Giovanna di bell’aspetto, per la loro professionalità. Sono forse leciti un paio di riferimenti alle colleghe che vanno dove le porta il direttore di turno, vittime, ma anche colpevoli di faziosità, come testimoniano i telegiornali Rai nati con il governo giallo-verde. Un secondo cenno lo chiede la scelta fuori luogo di un paio di conduttrici di Tg Rai nazionali, che esibiscono il crocifisso in permanenza sul petto, in varie forme e materiali e così contraddicono l’articolo della Costituzione che attribuisce eguale dignità a ogni religione, inclusa l’islamica di chi la professa essendo italiano di nascita o di adozione. Come reagirebbero gli italiani se una giornalista buddista comparisse in video con il simbolo della sua fede?

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