IL METODO TEDESCO / REPARTI PSICHIATRICI PER CHI PROTESTA

Il faro dell’Europa che punta al progresso sociale ed economico, la Germania, adesso sbatte nei reparti psichiatrici chi osa protestare contro le restrizioni imposte ai cittadini per fronteggiare il coronavirus.

E’ appena successo ad una avvocatessa, Beate Bahner, picchiata, prelevata e portata dalla polizia di Heidelberg nella locale Klinic fur Allgemeine Psychiatrie.

Una vera follia, è il caso di dire.

Beate Banner è impegnata da anni sul fronte dei diritti civili, sempre più calpestati nella tanto democratica Germania, è specializzata sul fronte di quella che da noi chiamiamo “malasanità”, denuncia abusi in campo sanitario, il mancato rispetto della legge.

Ha scritto cinque libri sulle leggi tedesche in campo sanitario e di recente ha vito tre importanti cause davanti alla Federal Constitutional Court.

Nei giorni scorsi avevamo fatto cenno ad una proposta di legge in fase di approvazione nel Lander della Sassonia: proprio sul ricorso ai reparti psichiatrici, i “manicomi”, per “curare” chi si azzarda a criticare le attuali normative restrittive, o solo metterle in discussione.

Ora tutto ciò nella città del diritto – Heidelberg – si traduce in drammatica realtà.

Ma vediamo cosa è successo.

Il 3 aprile Beate Bahner dirama un comunicato stampa in cui parla delle normative ora in vigore con il lockdown come “palesemente anticostituzionali, calpestando i fondamentali diritti dei cittadini”.

Punta l’indice contro l’Infection Prevention Act”, varato dalle autorità solo qualche giorno prima, e giudica “quelle misure non giustificate”, del tutto “illegali”, al di fuori di ogni logica e di ogni costituzionalità.

Proprio nel giorno di Pasqua l’avvocato Baher invita i cittadini ad una “protesta nazionale”, per porre subito fine alla “tirannia”.

A questo punto la polizia pensa bene di prelevarla dalla sua casa per portarla nel reparto psichiatrico della Heilberberg Klinik.

“Era da qualche giorno che mi seguivano con un’auto”, riesce a raccontare alla sorella, che a sua volta chiama un legale. “Mi hanno sbattuta a terra con forza, mi hanno trattata come una terrorista”.

E il “trattamento” è proseguito nella Klinik. Chiusa in una stanza dopo averle fatto battere con violenza il capo, senza il bagno, né la possibilità di una doccia, così per ore e ore. “Potevo solo suonare un campanello”, continua.

“Uno degli episodi più neri nella storia della Germania, si tratta di abusi gravissimi”, osserva il legale.

Beate Bahner fa parte di un gruppo di 50 intellettuali ed esperti che si sono radunati per protestare contro il lockdown e tutte le distorsioni che stanno avvenendo in Germania. Denunciano il tentativo delle autorità tedesche di demolire sotto il profilo anche sociale e professionale tutti i compenti del gruppo di protesta.

Siamo tornati ai “nipotini di Hitler”?

 

nella foto Beate Bahner

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