Noi reclusi

Noi reclusi. La spesa on line? Mission impossible: ore di attesa per accedere al sito, altre per riempire il carrello, alte percentuali di prodotti mancanti, rinvii senza tempo per fissare giorno e ora della consegna. Anche i più tenaci e pazienti alla fine si arrendono e devono accettare il rischio d’impresa della spesa in esterno, le code chilometriche per entrare nei supermercati e ‘arraffare’ quello che rimane negli scaffali presi d’assalto da chi ti ha preceduto. Maschere antivirus? Presidi introvabili, come i disinfettanti, le bombole d’ossigeno.
Noi reclusi. Telefono fisso e cellulare  bollenti, in trasmissione e ricevimento di dialoghi a tema unico, con  amici e parenti, vicini e lontani.“Come stai. Come passi il tempo. Per la spesa come te la cavi. Hai mascherine. Che leggi. Giochi a burraco. Cosa guardi in tv. Non uscire di casa. Speriamo che finisca presto. Hai saputo di…ucciso dal coronavirus”.
Invenzioni. Il WatsApp collegiale. Chiami X e quando si collega, con un clic in alto a destra chiedi a un altro contatto di connettersi. Diventa una chiacchiera da salotto (virtuale). Salvatore sfida il computer a dama, scacchi, sudoku, videogame di ogni genere. Pasquale esplora in You tube music, video, film. Antonio inaugura un torneo matrimoniale di burraco, con incontri di un’ora alle dieci del mattino, alle 16 del pomeriggio e alle 21 della sera, se in tv non c’è niente di attraente, Federico, disegna e dipinge, Rosanna divora libri della Link, Vittoria si dedica alle grandi pulizie primaverili, Umberto ripara una sedia malandata e cambia l’interruttore capriccioso di una lampada da tavolo, Alessandra libera gli armadi di abiti e altri capi di vestiario fuori moda, li ammucchia per donarli alla Caritas. Elena lustra gli argenti con il ‘sidol’ e mette ordine nel cassetto dei trucchi, Orlando sfoltisce il computer di tanta inutilità e travasa quanto va preservato nell’hard disc esterno. Ginevra avvia gli innumerevoli video ricevuti sulla smarthphone, poetici,  commoventi, ironici, incoraggianti, liberatori. Eugenio e Clara, all’ora ics, affacciati al balcone trasmettono l’inno di Mameli messo in onda dalla radio portatile. Per l’attenti e mano sul cuore, nel palazzo di fronte don Peppino mette in pausa l’estrazione dei numeri della tombola, comunicati a voce altissima alle inquiline del condominio che partecipano al gioco. Non è della partita la signora del terzo piano, donna Iolanda, come intenta, come si faceva nel dopoguerra, a tirare su il paniere di vimini riempito dal garzone della salumeria con la spesa ordinata al telefono. Giacomo e Andrea, dai loro balconi confinanti commentano il miracolo di Whuan, dove il virus è sparito, la ritrovata normalità di Pechino, il traffico automobilistico tornato al caos ante epidemia, l’incoscienza spocchiosa di Trump e Boris Johnson che hanno causato il micidiale diffondersi del Covid-19 in mancanza di misure restrittive, la solidarietà all’Italia della Cina, di Cuba, della Russia, l’eroismo di medici, infermieri e volontari, l’insipienza della Rai.
Giacomo: “Ieri sera black out anche dell’ ‘Eredità”, ma per modo di dire.  La Rai ha messo in onda una vecchia puntata e si ha l’impressione che la cosa si ripeterà, per riempire in qualche modo la fascia oraria che precede i programmi con inizio alle 21. Ma sono matti? Con una videoteca ricca di film, documentari, spettacoli teatrali e musicali, dobbiamo sorbirci le repliche di un programma che già  in diretta ha fatto il suo tempo e tra l’altro ci propinano puntate  trasmesse di recente, che gli affezionati evidentemente ricordano? Quando i responsabili della fiction ‘Un posto al sole” avranno esaurito le puntate registrate prima dell’epidemia si comporteranno così?. Nel frattempo hanno dovuto rinunciare all’interessante contemporaneità della trama con i ‘fatti’ della vita reale: in questi giorni il coronavirus, per ovvie ragioni,  non è entrato nella sceneggiatura filmata in tempi lontani dall’epidemia.”
Andrea: “Le teche del sistema televisivo mondiale sono stracolme di programmi interessanti e per noi inediti e a quel settore si può accedere per sostituire quanto viene a mancare onde evitare il contagio del Covid-19. Un ultima riflessione merita il sovraffollamento radiotelevisivo di notizie, approfondimenti, speciali, interviste, collegamenti, grafici e racconti filmati sull’epidemia in corso. Di questo passo la medicina dovrà affrontare un virus impalpabile a rapida diffusione, quello che può mandare in tilt la stabilità emotiva di quanti subiscono le conseguenze dell’ansia, della paura indotta dall’eccesso di informazioni sulla pandemia”.
Noi reclusi tifiamo per un’intelligente tregua, rivolti ai dispensatori di notizie no stop su contagiati, intubati, morti e risanati. La sardina pubblicata oggi su Facebook si accompagna al detto in lingua napoletana “Ma chillu tiempo comme priesto è passato. Darrià lo sango per farelo turnà. Tanno ero alliero…” (Quel tempo com’è passato presto. Darei il sangue per farlo tornare. Allora era allegro…)

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