CASO AGOSTINO / I BOSS MADONIA E SCOTTO VERSO IL RINVIO

“Trentuno anni fa ho promesso che avrei tagliato la barba quando sarebbero stati scoperti gli assassini di mio figlio Nino e di mia nuora Ida. Non è ancora arrivato quel momento anche se in questi ultimi giorni stanno accadendo cose importanti”.

Sole le parole di Vincenzo Agostino, barba bianca lunghissima, padre dell’agente Nino Agostino, ammazzato con la neo sposa Ida Castelluccio, incinta di due mesi.

Eterne le indagini degli investigatori e della procura di Palermo: ma oggi si è finalmente ad un punto di svolta. Dopo la conclusione delle ultime indagini, infatti, la procura generale di Palermo sta per chiedere il rinvio a giudizio per i boss Gaetano Scotto e Giuseppe Madonia.

“Un punto di partenza”, sottolinea Vincenzo. “L’assassino di mio figlio – prosegue – è dentro lo Stato. Ci sono persone che sanno, ma non parlano. Non lo dico io, lo spiegano chiaramente le indagini, che hanno messo in evidenza un’azione intensa di depistaggio, iniziata poche ore dopo l’omicidio di Nino, quando furono trafugati alcuni appunti da un armadio della sua casa di Altofonte. Furono rubati nel corso di una perquisizione, evidentemente da agenti della polizia o comunque da rappresentanti delle istituzioni. Gente senza scrupoli, che operava agli ordini di qualcuno”.

Uno dei “sospetti”, l’ex poliziotto Guido Paolilli, è stato scagionato dalle accuse, e la sua posizione archiviata. Ma il gip ha espresso, sul suo conto, pesanti valutazioni. Oggi dice Vincenzo Agostino: “Sapevo che era un amico di Nino. Per questo mi fidavo di lui. Un giorno mi disse: ‘in quelle carte ci sono cose che non ti faranno piacere’. Ma io volevo vederle quelle carte. Poi, da un’intercettazione della Dia, abbiamo saputo che le aveva distrutte”.

Sottolinea ancora il padre del poliziotto ammazzato: “Qualche uomo delle istituzioni dovrebbe passarsi una mano sulla coscienza, magari perché è arrivato al termine della sua vita. E pensare che ci sono figli e nipoti che hanno il diritto di sapere. Abbiamo avuto tanti pentiti di Cosa nostra ma ancora nessun pentito di certi palazzi. Non ci possono essere segreti su questa vicenda così drammatica, che non riguarda solo due genitori, solo una famiglia, ma l’intero Paese”.

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