Un po’ di verità (meglio molta)

È l’ora di molte verità. Dal momento del primo caso di contagio in Italia ad oggi, lo spazio temporale era più che sufficiente a costruire uno, due, tre ospedali attrezzati per assistere chi è colpito dal coronavirus. Lo hanno dimostrato la municipalità di Wuhan e il governo cinese. Velocità e numero di contaminazioni che hanno costretto alla quarantena totale della grande metropoli asiatica, avrebbe dovuto indurre anche l’Italia a garantirsi la copertura sanitaria in emergenza per i pazienti gravi e consentire la normale assistenza a tutti gli altri ammalati, a isolare senza deroghe l’area dei contagi.
Problema mascherine. Anche questo primario strumento di contenimento del contagio doveva essere affrontato da subito con l’iperproduzione, moltiplicando per quanto possibile, le imprese in grado di produrne,  riconvertendo impianti compatibili, con opportune modifiche e con il reperimento in tutto il mondo, non ancora contagiato.
In parte comprensibile, ma comunque destabilizzante, l’evidenza di un intero Paese sottoposto all’intreccio, spesso caotico, di analisi, opinioni, consigli, divieti e permissività, del sistema mediatico. Il ventaglio di opinioni degli esperti, alcuni arruolati full time da network televisivi,  di quotidiani ed emittenti private, hanno sortito l’effetto di disorientare i fruitori dell’informazione, in troppi casi di indurre molti all’ assuefazione passiva, ad estraniarsi dalla miriade di voci amplificate da telegiornali, programmi di approfondimento, format dello spettacolo. Messaggi evidentemente controproducenti sull’incidenza mortale del Covid-19 per le persone in età avanzata e con patologie concomitanti, hanno implementato la colpevole incoscienza del popolo giovanile, che si è ritenuto esente dai danni del contagio e non ha rinunciato all’aperitivo di gruppo, alla movida, ad assembramenti all’esterno dei bar.
Mascherine. Non esiste un rilevamento statistico, ma a occhio, cioè da fruitori dell’informazione, è possibile ipotizzare un risultato pari tra scienziati pro e contro la protezione da virus. “Serve”, “non serve”. Ma serve o non serve? Se non è concorde il parere della scienza, buona notte!
Grave l’incidente di percorso istituzionale, ovvero la divulgazione del decreto di isolamento dell’intera Lombardia e di altre 14 province, prima di aver disposto la rete di controlli su quanti avrebbero risposto alla notizia,  com’è successo, con la fuga in massa in direzione Sud. Con quali conseguenze sulla prevista estensione del contagio in aree finora risparmiate dall’epidemia?
Caos impianti sportivi. Tardivo, perché contrastato dagli interessi finanziari dei club, lo stop a tutte le attività sportive. Quanti contagiati prima del provvedimento?
Distanza di sicurezza Almeno un metro è il consiglio degli infettivologi di casa nostra, ma dalla Cina, forte della tragica esperienza che vive, il suggerimento è molto più restrittivo: “Quattro metri”.
Disinfettazione. “Pulire con prodotti idonei le superfici” (quali, tutte?).   Il suggerimento lascerebbe intendere che il contagio potrebbe avvenire  anche  toccando oggetti contaminati. Anche i prodotti che arrivano alla vendita al dettaglio, che sono stati manipolati dal personale addetto alla raccolta, al trasporto, alla sistemazione in scaffali e contenitori?
Diffusione e vaccino antivirus. Fosse confermato che i ceppi di virus responsabili di epidemie e pandemie sono varianti dell’agente che ad ogni inizio di inverno colpisce milioni di soggetti con l’influenza stagionale e a cicli più diradati con infezioni più gravi, è possibile che la ricerca mondiale non abbia ancora elaborato un antidoto a totale copertura delle possibili varianti?
Tutto questo crea ansia, timori, paura, depressione, con varia intensità e differenti conseguenze psicologiche. Farsele scivolare passivamente addosso è un rischio supplementare dell’epidemia da Covid-19, da evitare. Come? Acquisendo la confortante serenità di aver rispettato senza deroghe  norme e ammonimenti della scienza, adottati dai vertici delle istituzioni;    con la razionale convinzione che il febbrile impegno della ricerca mondiale troverà l’antivirus quanto prima è possibile e la convinzione che sia giusta l’ipotesi di alcuni scienziati sull’estate nemica vincente del Covid-19.
È bene saper che si tratta di virus non omologhi, ma l’informazione omette sistematicamente di ricordare che in Italia i morti per ‘banale’ influenza stagione, nel 2019 sono stati ottomila.

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