Viruslandia

Il giustizialismo non c’entra e neppure l’indignazione per l’ignobile attacco al governo della Lega ordito per colpire Conte, pubblico ministero in Parlamento con l’arringa contro Salvini, ‘imputato alla sbarra’. Il crogiuolo dove ribolle il peggio della democrazia incompiuta dell’Italia, induce a sgomento per la crescente conflittualità dei partiti che avvelenano le normali contrapposizioni politiche in questa stagione del mondo aggredito da un virus senza antidoti. La vis polemica da campagna elettorale della Lega, o peggio, dell’intero magma della destra, mette in quarantena il fondamentale presupposto per tornare alla normalità con la sconfitta del Covid-19: anche il più incolto e sprovveduto degli italiani sa che in frangenti come l’epidemia in corso è determinante unire energie, intelligenze, operatività, identità progettuale e azzerare le conflittualità. Nella prima fase del focolaio dei contagi scoperto in Lombardia, Fontana, governatore leghista si era posto in chiave propositiva nei confronti delle disposizioni adottate dal governo: dopo non molto il coinvolgimento collaborativo ha subito un brusco ribaltamento, imposto, si può scommettere, dai vertici della Lega (leggi Salvini). Analogo il cambio di dialettica nei rapporti regioni-governo di Zaia, governatore del Veneto, sì, quello dell’ingiuria ai cinesi “puniti dal coronavirus perché mangiano topi vivi”.
Per correttezza professionale lasciamo in stand by la verifica di una  notizia esplosiva diffusa dal potente network americano CNN. Dichiara di aver ricevuto in anticipo rispetto ai tempi di esecutività, un comunicato della Lega sulle disposizioni decise dal consiglio dei ministri per bloccare la Lombardia in entrata e uscita. Fontana nega di aver diffuso la notizia del provvedimento, ripresa da quotidiani e agenzie di stampa, dai social e diventata un passa parola contagioso. Sarà impossibile risalire al divulgatore ‘zero’ e forse poco importa individuarlo: l’esito dell’anticipazione è la fuga dalla Lombardia, nella notte dell’8 marzo, di molte migliaia di meridionali tornati al Sud con ogni mezzo, prima che si potessero organizzare  gli strumenti di capillare  controllo sanitario su chi rientrava, per scongiurare il pericolo di diffusione del contagio in aree sostanzialmente risparmiate dall’epidemia.
Drammatico l’interrogativo sulle conseguenze dell’ondata di ritorno nelle regioni meridionali: il livello del sistema sanitario nel Sud del Paese, è in grado di  sostenere l’impatto con numeri da epidemia del coronavirus? Secondo quesito: è lecito il dubbio che chiunque sia il responsabile della diffusione  incontrollata del decreto lo abbia fatto per allontanare dalle regioni del Nord l’immagine esclusiva di territorio appestato? Offrono argomenti a questa non verificata ipotesi le immagini di giovani protagonisti della movida  (a Roma, ma non solo) che a contatto di gomito, asserragliati in spazi minimi all’esterno di bar da happy alcol, rifiutano con spregiudicato cinismo il dovere civile di contenere il contagio del corona virus.
Chi l’avrebbe mai supposto? In anomala antitesi con l’impegno a contrastare i danni da riscaldamento del pianeta, ci si augura di ricevere da forte calore del sole primaverile-estivo l’antagonista che uccida il Covid-19 e dia tempo alla ricerca di concludere la sperimentazione del vaccino salva vite.

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