L’Italia in maschera

Nel 1987 il Napoli di Maradona giocò contro il Real in trasferta a Madrid, nel mitico stadio Bernabeu, a porte chiuse. Situazione allucinante per l’unico sonoro, perfettamente udibile di giocatori, allenatori, dell’arbitro e il commento dei giocatori: “Sembrava una partita finta”. Opinione diffusa è che quella situazione avvantaggi la squadra che gioca in trasferta, perché in assenza del tifo della squadra di casa. Ieri sera la telecronaca di basket su Sky di Milano-Real Madrid e identico surreale straniamento per  l’assenza di spettatori. La decisione di cancellare ogni avvenimento che prevede l’assembramento di persone a stretto contatto tra loro è stata presa dal governo, dopo aver ascoltato il meditato parere del comitato scientifico, consultato per orientare i comportamenti  tesi a rallentare il contagio del Covid-19. L’alternativa, per gli eventi sportivi, era di disputarli a porte chiuse, ma il mondo del calcio l’ha rifiutata e ha preferito rinviare le prossime partite a date che si spera abbiano messo alle spalle il pericolo di esasperare le conseguenze della pandemia. A monte della  contrastata scelta c’è il rifiuto di rinunciare a lauti incassi, ad esempio per Juventus-Milan o Napoli-Inter, semifinale di Coppa Italia. Il caso appena citato è significativo per valutare la ricaduta del coronavirus sull’economia mondiale e del nostro Paese. Se fosse dimostrato che ce ne saremo liberati in estate, ritenuta dagli esperti la stagione decisiva per fermare la diffusione dell’infezione, potremo affidare alla ragioneria di Stato il conto dei danni. Per il momento ci si deve affidare alle empiriche di economisti e operatori del complesso sistema produttivo-commerciale, sintetizzati con efficacia dal titolo che sovrasta la prima pagina del quotidiano ‘la Repubblica’. Occhiello: “Fronte del virus” e a tutta pagina:  “Italia a porte chiuse”. Sommario: “Lezioni sospese in scuole e atenei, niente pubblico in stadi ed eventi sportivi”. In evidenza il numero 3000 dei contagi, ma anche la consolazione del numero record di guariti.
Colpisce il cinismo di Renzi, che rivendica un ‘uomo al comando’ e conferma la personale ostilità al premier Conte, uno degli elementi fondanti del post-democristiano ‘Italia Viva’. Il velenoso riferimento alla necessità di un ‘capo’, che si assuma l’onere della regia antivirus, è tipico del politichese di antagonisti in via pregiudiziale degli avversari. Il meno che fa scalare all’indietro i ‘like’ a Italia Viva, rilevato dai sondaggisti, è un buon segnale di consapevolezza dell’opinione  pubblica, nel senso che  è visibile a tutti, la continuità dell’impegno di Conte nelle ventiquattro ore di ogni giorno, da settimane. Si potrebbe discutere su tempi e modi  con cui l’Italia ha operato inizialmente per capire come contenere la diffusione del virus, se è davvero impossibile in tempi brevi colmare il gap di strutture sanitarie in grado di garantire l’assistenza crescente ai casi da terapia intensiva, se è stato sottovalutato per troppo tempo il deficit di personale medico e paramedico, problema, com’è ovvio,  non risolvibile nell’immediato. È avvolto nella nebbia dei temi irrisolti anche il perché in situazioni di emergenza l’Italia non sia pronta all’impiego in edilizia delle stampanti in 3D che in Paesi come la Cina hanno dimostrato che si possono costruire  ospedali perfettamente efficienti in una settimana e in un temo analogo strutture idonee a moltiplicare i posti letto per i pazienti con gravi patologie da Covid-19, ma anche per i tanti che devono rinunciare al ricovero con altre patologie.
A latere: l’immaturità della nostra democrazia dà segni evidenti di basso profilo etico, bollata dai  critici più severi come sciacallaggio. C’è chi profitta della calamità mondiale per provare a crescere di un punto nei sondaggi,  nella fase più critica dell’epidemia, dell’emergenza che il Paese dovrebbe gestire all’unisono, accantonando la conflittualità maggioranza-opposizione, campanilismi e rivalità.
Sarà vero che le temperature più miti o, ancora meglio, il caldo estivo avrà la meglio sul coronavirus, che tempo sei mesi la ricerca avrà esaurito la sperimentazione del vaccino risolutore? Ha riscontri scientificamente attendibili che sia più di uno l’agente infettivo? Le certezze. La Cina, gigante dell’economia mondiale, può sopportare l’onere di blindare l’area dei contagi isolando sessanta milioni di persone, che dotate storicamente di  autodisciplina hanno osservato alla lettera la quarantena collettiva; e poi,  il resto del mondo, con poche eccezioni, non ha fatto tesoro di quanto accade nel nostro Paese. È inspiegabilmente fermo alle prime e necessariamente approssimative risposte della comunità scientifica italiana al diffondersi del virus. Il rischio conseguente è di una pandemia globale, protratta nel tempo, se l’infezione provocherà contagi incontrollati in mezzo mondo.

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