L’amica geniale

Costretto da vincolo affettivo, ho condiviso, fin quando ce l’ho fatta, il tele ascolto dell’ultimo step del cineromanzo ‘L’amica geniale’, molto poco liberamente ispirato al serial editoriale della Ferrante, autrice (autore ?) che non si dovrebbe sapere chi è, perché il successo dei suoi scritti lo deve in gran parte al gioco pubblicitario di arzigogolare sull’identità. In verità sono stato anche indotto  al “vediamo di che si tratta” dal clamore molto enfatico proposto a più non posso dalla Rai, che ha esaltato la fiction  come ‘capolavoro’ a dimensione mondiale. Non mi dilungo nel dettaglio sulla qualità del prodotto, non ne vale la pena. Mi contento di  segnalare che la recitazione è tanto approssimativa da invidiare la qualità delle filodrammatiche da oratorio, che la lentezza esasperante del racconto induce a effettui soporiferi molto più risolutivi del ‘Lexotan’, che gli innesti nel dialogo degli interpreti di inserti rubati pari, pari al libro denunciano l’incapacità di fra progredire in maniera fluida il racconto e che sono macroscopici i difetti di ambientazione, parzialmente compensati dalle qualità naturali di luoghi come Ischia. Ho interrotto la visione appena conclusa la scena di una ‘scopata’, filmata con sequenze sgradevoli e molto poco compatibili con il racconto, cioè con immagini gratuite, da poter sostituire senza danni cinematografici con il racconto della giovane  attrice che ne è protagonista ed evitare la motivazione non convincente della ‘violenza subìta’. In totale, per una dignitosa trasposizione del romanzo in filmato era forse il caso di far  frequentare al cast un corso accelerato o all’Actor Studio. Sarà che in questi giorni la televisione, nel celebrare il mito di Sophia Loren, ha riproposto frammenti stellari di cinema (la scena della disperazione per lo stupro subito dalla figlia) e il confronto con i momenti drammatici di ‘L’amica geniale’ è tanto impari da legittimare un sei meno, meno  alla fiction citata. Consola la verifica di ‘Televideo, se registra alla voce alto gradimento dell’italiano medio solo quanto proposto nelle ore pomeridiane e di prima serata, dal regno del gossip, di fiction del genere ‘Gran Hotel,  spazio affollato da amanti del pettegolezzo e  di feuilleton del genere Grand Hotel, da Platinette, Parietti, Guaccero e Balivo, Cuccarini, da storie d’amori senili di ultra ottantenni, che si sbaciucchiano a più non posso, di femminicidi e aule di tribunale incredibilmente ricostruite negli studi televisivi. Ci si consola con la critica, che stronca il tamburellante battage pubblicitario teso a esibire come “successo planetario” la fiction, che traduce in video il ‘survoltato’ successo dell’ “Amica geniale”. Detto tra noi : con tanta buona letteratura a cui attingere, tante eccelse professionalità (scrittori sceneggiatori, registi, attori/attrici) e persistenti quanto inappagate  attese di buona televisione, sarebbe ora di mandare in pensione amiche geniali, carambate e fatue pagine di cronaca rosanero. Tutto a favore della televisione di qualità.

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