No, non è la Bbc

L’industria che produce televisione è tra i dispensatori di ‘manca larga’ più generosi. Nel suo bilancio di gestione, le voci specialmente onerose hanno nomi e cognomi di conduttori/conduttrici tutt’altro che soliti ignoti. Di qui la domanda: era questa la vocazione che ha dato i natali all’Eiar, antesignana della Rai? E l’altra: non era forse coerente con l’etica di ente pubblico contenere i suoi palinsesti negli ambiti dell’informazione e della diffusione della cultura? Si intuisce l’obiezione: ma la televisione è anche divertimento e spettacolo! La giusta osservazione riceve risposte esaurienti dalla tv commerciale, per questo gratificata da allettanti budget pubblicitari nella logica dell’intrapresa privata. Non è andata così e la Rai compete nel pianeta dell’intrattenimento con l’impero di Berlusconi. La riflessione trae spunto dalle osservazioni che condiscono le polemiche sui costi di alcuni totem della Rai, qual è il festival di Sanremo. Domanda: pur nella logica del copyright, di cui Viale Mazzini si fa vanto, in un contesto di emittente pubblica e del suo dovere di oculata gestione finanziaria, non era ipotizzabile una festa della canzone italiana meno sfarzosa e costosa? Considerazione a latere: quanto sarebbe ugualmente grande e gratuito  l’interesse delle star della musica, di attori / attrici, di personaggi vip a qualunque titolo di essere protagonisti degli spot pubblicitari di cui godono con la visibilità planetaria garantita dal festival? In chiaro: i Pinco Pallino lautamente retribuiti per comparire sul palco del teatro Ariston, avrebbero mai rifiutato l’invito a calcarlo senza compenso o quanto meno con un simbolico gettone di presenza? Domanda supplementare: un conduttore di programmi Rai, qual è il sempiterno  Amadeus, è legato alla Rai dal contratto di un milione di euro per ogni conduzione di show, che diventa cifra più alta in virtù dei ‘cachet’ riconosciuti per presentazioni speciali come ‘l’Anno che verrà’ e dei compensi intascati come testimonial di spot pubblicitari (a Sanremo per Tim e Nutella), o come ospite di eventi extra Rai. Perché retribuire con mezzo milione di euro l’impegno di Sanremo? Perché riconoscere cifre  iperboliche a ospiti che utilizzano la presenza al festival per il lancio propagandistico di canzoni inedite e di tappe dei loro imminenti  tour? Le due conduttrici del Tg1, al fianco di Amadeus nella seconda serata, non hanno goduto di nessun compenso, perché giornaliste pagate come tali dall’azienda di Saxa Rubra.
In coda alla voce critica, quanto solitaria, sull’opulenza in eccesso del Festival, non è improprio sottoporre a tac la dispotica ipoteca dei partiti sul pianeta dell’informazione, che trasforma il sano principio della par condicio, in placet per la subordinazione dei Tg alla politica, con la conseguenza di un clamoroso vulnus finanziario per le casse dell’azienda e di manipolazioni che mistificano la realtà nell’interesse fazioso dei partiti di riferimento. Non avverrà, dunque è un’osservazione ininfluente,  ma quale obiezione potrebbe mai sollevare l’abrogazione di Tg1, Tg2, Tg3, compensata dall’accorpamento in un unico Tg, che utilizzando le risorse umane e materiali dei tre notiziari azzerati, informi correttamente, 24 ore su 24, monitorato da ‘agenzie’ esterne  super partes?
Utopia. La vita continua imperterrita il suo viaggio codificato per ‘distrarre’ l’opinione pubblica. In fondo la produzione Rai è meno peggiore di quanto riempie al novanta per cento la programmazione delle Tv private, che in tema di partigianeria per la destra, il populismo, il sovranismo, esagera perché non deve difendere da che parte sta politicamente.
E allora: viva Sanremo, viva la riconciliazione dei Ricchi e Poveri, le smancerie alternate a ostilità di Romina  e Al Bano, cantori di “Nostalgia canaglia”, che profittano di Sanremo per pubblicizzare la carriera in progress della figlia. Viva lo spogliarello dell’iper tatuato Achille Lauro, omonimo del Comandante fondatore nel dopo guerra dell’anacronistico partito Monarchico, via l’ex ‘Pappa col pomodoro’ che a rischio di fratturare gli arti fisiologicamente provati dall’età si è agitata come una ginnasta sedicenne, via le canzoni mediocri molto votate e quelle canzoni di buon livello bocciate. È nella storica incoerenza di Sanremo,  che a suo tempo ha sottostimato clamorosamente Vasco Rossi e non solo lui. Viva i di direttori d’orchestra resi inutili, lo racconta il mitico Vessicchio,  dalle tecnologie musicali avveniristiche,  che guidano le esecuzioni dei musicisti a prescindere da loro.
Costi ‘collaterali ‘ del Festival: arredi sala stampa radio e TV private: 7.076 euro, apparecchiature informatiche 5.490, apparecchiature televisive 2.806, servizio assistenza tecnica sala “Ninfea” Palafiori 3.538, fornitura linee telefoniche e fax: 3.990,39, consumi linee telefoniche e fax 1.586 euro, servizio logistica per la sala stampa: 5.734 euro, servizio facchinaggi sale stampa 5.490, occupazione autostazione RT 9.760, noleggio sala prove balletto 14.500, fornitura premi 8.205,72, noleggio transenne antipanico 18.178, ufficio accrediti presso Ariston 2.440, steward presso parking Palafiori 2.440. Poca roba, certo, ma tanto se paragonato al compenso misero di 50 euro  al giorno per i musicisti dell’orchestra sottoposta a un lavoro massacrante, ovvero 1.930 euro lordi per i circa 40 giorni di lavoro, più 180 euro di rimborso. Il giudizio sferzante della Cgil:   “Sono condizioni inaccettabili che svelano, ancora una volta, come dietro luci sfavillanti e giacche a doppiopetto, il mondo dello spettacolo in Italia non riconosce  il lavoro degli artisti anche se, proprio sulle loro capacità e competenze, mette in piedi fruttuosi business”.

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