Umani agli antipodi: il caso “Gabriele”

Sull’altalena dell’umanità dondolano specie diverse di uno  stesso ceppo biologico. Secondo un ramo non secondario  dell’etnologia discendono le une e le altre dalla scimmia. È la loro evoluzione a sorprendere con  difformità eclatanti che  la cronaca ci aiuta a catalogare. Esemplari di una genia meno rara di quanto si creda sono uomini e donne che scelgono la strada, ponti, stazioni ferroviarie, scheletri di palazzi sventrati per vivere da clochard, che preferiscono cartoni e vecchie coperte ai letti dei dormitori pubblici, la compagnia di cani a quella dei loro simili. In stridente contrasto con  questa estrema filosofia della vita, votata  a solitudine e povertà, è  la frenesia arrembante di chi  antepone cinismo ed egoismo aggressivo all’etica per stare a galla in una società di cannibali. S’intromette nei due percorsi antitetici un terzo protagonista della caleidoscopica commedia della vita. Prima di dargli voce, è adeguato fermarsi al racconto dell’incompatibilità di uomini della legge calabresi, che hanno barattato a più riprese la deontologia professionale con prestazioni sessuali, denaro, gioielli. Otto gli indagati, con l’accusa di corruzione in atti giudiziari, sette in carcere. In manette il magistrato Marco Petrini e un avvocato del tribunale di Catanzaro, agli arresti domiciliari un legale del tribunale di Locri. L’accusa è di sistematica attività corruttiva nei confronti di Petrini, presidente di sezione della Corte di Appello di Catanzaro e della Commissione Provinciale Tributaria del capoluogo di regione calabrese. Sedute sessuali, soldi, preziosi, promessi e a più riprese per gli indagati.  L’accusa è di averli consegnati al magistrato,  in cambio di interventi per ottenere sentenze o provvedimenti favorevoli, per esempio assoluzioni o consistenti riduzioni di pena. Complice del magistrato un medico in pensione,  ex dirigente dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, che  oltre a  remunerare ogni mese il magistrato avrebbe procacciato occasioni di corruzione, avrebbe fatto riottenere il vitalizio a un ex politico calabrese condannato  a sei anni di reclusione e agevolato alcuni candidati per  superare il concorso di abilitazione alla professione di avvocato. Messo a confronto, il “caso Gabriele” riconcilia con la dignità dell’uomo chi ne è venuto a conoscenza.  Lui è un ex fabbro, separato dalla moglie, senza lavoro, finito a ragione sotto i riflettori dei media. Il suo rifugio è una vecchia casa disabitata, priva delle normali utenze di acqua, luce e gas, per antica cessazione dei contratti. La sua faccia solcata di rughe  da provazioni,  rivela  una condizione di serena compatibilità con la scelta di vivere con pochi euro al giorno, due, tre , a volte cinque o dieci, guadagnati con piccoli lavori precari. Gabriele vive in una sola stanza e tutto l’occorrente è opera della sua manualità. La fonte della luce è una lampada led  ad energia solare, il gas lo forniscono due piccole bombole da campeggio  ricevute in regalo, il fabbisogno di acqua è coperto con secchi riempiti da fontane pubbliche. Nella vita di Gabriele quel che manca è il superfluo e le bollette del supermercato riportano in calce cifre irrisorie di uno, due, massino tre euro. Chi lo intervista prova a provocarlo: “Nostalgia della vita ‘normale?” “Neanche un po’”. “Dov’è il bello di questa spartanità?” “Nel piacere di svegliarmi senza pensieri negativi o preoccupazioni, nella meraviglia di assistere all’alba senza limiti di tempo, senza lo stress del lavoro frenetico che impegna chi intende  procurarsi cose superflue, inutili” “Reddito di cittadinanza?” “Non l’ho chiesto, vivo bene così. Con tutti quei soldi incomincerei a fumare e a bere”. Tipo speciale Gabriele, l’antitesi del consumismo e dei mezzi leciti o illegittimi per obbedire alla sue regole, un caso di solitudine consapevole, di distanza cercata dalle modernità tecnologiche, dagli affanni, che per soddisfare la dipendenza dal di più degenera e diventa aggressiva, spregiudicata, cinica. Sorride Gabriele se gli raccontano degli  smartphone dipendenti, insonni per presidiare dalle tre di notte i negozi forniti dell’ultimo prototipo di cellulare da mille euro e più. È il sorriso della saggezza, incomprensibile per discendenti dalle scimmie in fibrillazione nell’attesa di andare al lavoro con l’elicottero personale e di fare l’amore con un robot che simula l’orgasmo.

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