ECUMENISMO / CI TRATTARONO CON STRAORDINARIA UMANITA’

Solidarietà, umanità, spirito di accoglienza. Sono queste le parole che corrono fra tutte le confessioni cristiane in vista di una settimana cruciale, quella tra il 18 e il 25 gennaio 2020, dedicata alla preghiera ecumenica per l’unità dei cristiani.

Vediamo, più in dettaglio, di cosa si tratta.

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è un’iniziativa ecumenica di preghiera attraverso cui tutte le confessioni cristiane pregano insieme per il raggiungimento della piena unità che è il volere di Gesù.

L’iniziativa nasce in ambito protestante nel 1908. Dal 1968 il tema e i testi per la preghiera sono elaborati congiuntamente dalla commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese, per protestanti e ortodossi, e dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, per i cattolici.

La data tradizionale, nell’emisfero nord, va dal 18 al 25 gennaio, data proposta da padre Paul Wattson, perché compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo: assume quindi un significato altamente simbolico. Nell’emisfero sud, in cui gennaio è un periodo di vacanza, la chiese celebrano la Settimana di preghiera in altre date, per esempio nel tempo di Pentecoste, periodo altrettanto simbolico per l’unità della Chiesa.

In realtà, la prima ipotesi di una preghiera per l’unità delle Chiese, antenata dell’odierna Settimana di preghiera, nasce in ambito protestante alla fine del diciottesimo secolo; e nella seconda metà dell’Ottocento comincia a diffondersi un’Unione di preghiera per l’unità sostenuta sia dall’Assemblea dei vescovi anglicani a Lambeth (1867) sia da papa Leone XIII (1894) che invita ad inserirla nel contesto della festa della Pentecoste.

John Henry Newman. In apertura lo stemma dell’Ordine cavalleresco Order St David of Wales St Alban and Crescentino

Agli inizi del Novecento, poi, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Joachim III scrive l’enciclica patriarcale e sinodale ‘Lettera irenica’ (1902), in cui invita a pregare per l’unione dei credenti in Cristo. Sarà infatti il reverendo Paul Wattson a proporre definitivamente la celebrazione dell’Ottavario che viene celebrato per la prima volta a Graymoor (New York) dal 18 al 25 gennaio, auspicando che divenga pratica comune.

Una settimana sentita in modo particolare dell’Ordine ecumenico di St.David of Wales, St.Alban and St.Crescentino, fondato da Geoffrey Rowell e poi progredito seguendo le orme di John Henry Newman, appena proclamato santo da papa Francesco. E’ infatti proprio l’unità tra tutti i cristiani l’obiettivo base perseguito dall’Ordine, la cui storia è stata altre volte dettagliata dalla Voce (vedi link in basso).

Ma torniamo alla Settimana di preghiera, che ruoterà su un tema di enorme attualità, quella dell’accoglienza, della solidarietà, dedicata a tutti i migranti e a tutti coloro che li accolgono come fratelli.

Ecco il titolo, “Ci trattarono con straordinaria umanità”, e trae spunto dall’episodio raccontato dal capitolo finale degli Atti degli apostoli.

Dopo una terribile tempesta, San Paolo e gli uomini che sono insieme a lui sulla nave, riescono a salvarsi e vengono generosamente soccorsi dell’isola di Malta.

Quella stessa Malta oggi alla ribalta delle cronache per gli sbarchi dei migranti.

“Ai nostri giorni – viene sottolineato – sono numerose le persone che affrontano sullo stesso mare gli stessi terrori affrontati da Paolo e dai suoi compagni. Perfino i luoghi citati nella lettura (Atti, 27, 1; 28, 1) sono gli stessi che compaiono nelle storie dei migranti di oggi. Da varie regioni del mondo, molti uomini e donne intraprendono dei viaggi ugualmente pericolosi per terra e per mare, per fuggire da catastrofi naturali, da guerre e povertà. Anche la loro vita è alla mercè di forze immense e dalla fredda indifferenza, di avversità non solo naturali, ma anche politiche, economiche ed umane. L’indifferenza assume diversi aspetti: è l’indifferenza di chi vende a caro prezzo dei posti su imbarcazioni di fortuna a persone disperate; l’indifferenza di chi decide di non inviare dei battelli in loro soccorso; l’indifferenza di chi respinge le navi con i migranti. Sono solo alcuni esempi”.

Ed ecco la domanda che interpella con forza le coscienze di tutti noi: “Come cristiani che affrontano insieme le crisi migratorie, sentiamo dentro di noi questa fredda indifferenza o testimoniamo una ‘straordinaria umanità’ diventando la tempo stesso gli strumenti della provvidenza di Dio che ama tutti?”.

Sono parole che sembrano riecheggiare i messaggi agli abitanti di Malta pronunciati da Giovanni Paolo II, che visitò il Paese due volte, nel 1990 e nel 2001) e poi da Benedetto XVI, che fu a Malta il 18 aprile 2010.

 

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