Non solo ‘sardine’. A Napoli alici

“Fischia il vento…infuria la bufera…” Per noi ‘sardine’ pur si deve andar. Magari con ombrelli multicolori, a favore dell’immagine suggestiva, incoraggiante,  che immortala settemila antagonisti di razzismo, xenofobia e sovranismo secessionista di Salvini, stretti in un abbraccio che ridicolizza l’adunata conviviale dei valpadani, convenuti per ingozzarsi nel ristorante di Luca Toni, ex calciatore di talento contagiato dal virus leghista, che le ‘sardine’ si guarderanno bene dal frequentare, se il suo locale non sarà adeguatamente desalvinizzato. Per esser chiari: lo sfrontato ‘capitano’ del Carroccio, spavaldo esternatore di  proclami auto estimativi,  di supposto endorsement dell’ Emilia ha dovuto innestare bruscamente la retromarcia e si è rifugiato in luoghi per pochi intimi, impressionato dal coinvolgente spontaneismo delle  ‘sardine’. Non è in uno step geopolitico  di cui possa inebriarsi. Al contrario incombono sulla sua testa quadrata un paio di tegole, ovvero la querela di Ilaria Cuccchi  per le allusioni dell’ex ministro alla responsabilità della droga nel massacro subito dal fratello (“la droga non c’entra”, citarla è un modo indegno di coprire gli autori dell’omicidio “Il signor Matteo Salvini non può giocare sul corpo di Stefano Cucchi. Non posso consentirglielo. Lo devo a mio fratello. Lo devo a mia madre che, pur estremamente sofferente, ha trascorso tutta la giornata del 14 novembre scorso in attesa di una sentenza che ci rendesse giustizia. Lo devo a mio padre la cui fiducia nello Stato ha fatto sì che compisse il sacrificio più pesante che si potesse chiedergli: denunciare il proprio figlio, da morto e dopo averlo visto in queste terribili condizioni, per la sostanza stupefacente trovata a casa sua”.  La replica, on linea con il disprezzo e ol me ne frego di Salvini: “Non sono le parole di Ilaria Cucchi o Carola Rackete a farmi paura”. Vedremo.
C’è poi la decisione della procura di Agrigento di indagare su Salvini per  ipotesi di reato di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio. Il truce ministro dell’Interno costrinse 164 migranti a restare in mare sulla nave Ong Open Arms per 20 giorni, in condizioni di emergenza, di estremo disagio. In pieno governo gialloverde, con la complicità dei grillini, il Parlamento negò l’autorizzazione a procedere. Ora la magistratura ci riprova e stavolta il governo è giallorosso, non dovrebbe riservare soprese.   Prima del caso Open Arms la procura indagò Salvini per la vicenda simile della ‘Diciotti’.  Anche in quell’occasione, il leader leghista fu salvato dal parlamento, che negò l’autorizzazione a procedere. Governava il Carroccio con 5 stelle, che si schierò con Salvini: “Annuncio con orgoglio” dichiarò,  in aula il senatore pentastellato Giarrusso e senza vergognarsene “che il Movimento 5 stelle voterà convintamente affinché il governo non debba rispondere di un’azione compiuta nell’interesse dello Stato e dei cittadini”.
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Sabato  30 novembre, alle 19, in coincidenza con la tappa a Firenze del tour elettorale di Salvini, nella piazza del Gesù Napoli propone di rispondergli, seppure a distanza, con almeno seimila “alici”, perché il movimento nato spontaneamente in Emilia contagi l’Italia dalle Alpi alla Sicilia. Più saremo, più Salvini avrà di che temere, anche  da Napoli e dal Sud. 
Manifesto: ragazzi, uomini  e donne, democratici di ogni orientamento politico, studenti, lavoratori, siamo eredi degli eroici napoletani delle 4 Giornate, siamo figli del Sud, di un’Italia  che il razzismo di Salvini  a suo tempo ingiuriò con un lercio “napoletani di m …a”, che Zanda,  governatore del  Veneto, incolto in mala fede, ha offeso definendo  gli scavi di Pompei, sito archeologico  più visitato al mondo “Quattro sassi”, pur di  legittimare la dichiarazione “è una vergogna che riceva finanziamenti per 250 milioni”. Siamo le braccia che hanno consentito al Paese di diventare leader internazionale  della produzione industriale, siamo intelligenze, energie, cultura, storia che contribuisce all’immagine prestigiosa dell’Italia nel mondo, vantiamo un credito illimitato che compensi le politiche discriminanti subite da chi ha governato dall’Unità d’Italia in poi. Il nostro mare è ricco di ‘pesce azzurro’,  di alici, specie marina di  pari dignità rispetto alle sardine, metafora emiliana per significare ‘siamo piccoli, ma stretti gli uni agli altri, appunto come sardine, siamo “massa”, energia dirompente, futuro’. I dodicimila di Bologna, i settemila di Modena dicono che “si può”, che podemos  armare la delusione, la  rabbia per l’Italia delle ingiustizie, delle discriminazioni, dell’indulgenza per pericolose derive antidemocratiche, da Nord a Sud

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