MARCUCCI / AIUTI DI STATO DA CASSA DEPOSITI

Terzo aiutone di Stato per la corazzata del gruppo Marcucci, Kedrion, prima azienda italiana del settore degli emoderivati e quinta a livello mondiale.

Fa il suo ingresso azionario, pari al 20 per cento delle quote, il maxi Fondo partorito dalla Cassa Depositi e Prestiti, ossia FSI Mid – Market GrothEquitiy Fund, guidato da Maurizio Tamagnini, un ex Merrill Lynch.

Da Repubblica viene segnalata la “tempistica” dell’operazione.

“Era in cantiere da quest’estate. Il closing però ha un tempismo perfetto, rispetto ai tempi della politica che ora vede al potere la maggioranza M5S-Pd”.

Kedrion,infatti, fa capo alla dinasty dei Marcucci, oggi capitanata da Paolo – alla guida di Kedrion – e composta dai fratelli Marialina, presidente del Fondazione del Carnevale di Viareggio ed ex coeditore dell’Unità, e da Andrea Marcucci, ex braccio destro di Matteo Renzi e ancora oggi capogruppo del Pd al Senato.

Cosa succede con l’odierna operazione? In prima battuta FSI (Fondo Sviluppo Italiano) acquisirà una quota intorno al 10 per cento di Kedrion, direttamente dalla famiglia Marcucci. A ciò farà seguito un aumento del capitale della stessa Kedrion, da circa 50 milioni di euro, che non verranno sottoscritti – a quanto pare – dai Marcucci, i quali intendono far cassa.

Alla fine di tutte le manovre, comunque, i Marcucci saranno sempre i soci di maggioranza, e potranno contare su una ingentissima liquidità pubblica. Il massimo della vita.

Si tratta, come detto, del terzo intervento pubblico.

Il primo venne effettuato con il governo Monti, che recapitò alla famiglia Marcucci un vero e proprio cadeau natalizio con la manovra di fine anno.

Poi è seguito il primo intervento della Cassa Depositi e Prestiti, ideata allo scopo di sostenere le medie imprese in fase di decollo e invece subito trasformata in un carrozzone che apre i cordoni delle liquidità alle aziende già ben sane e robuste, certo non bisognevoli di generosi aiuti di Stato.

Ora siamo al terzo atto, letto – negli ambienti finanziari – come una “cortesia” del governo giallorosso ad uno dei pezzi da novanta del Pd, Andrea Marcucci.

Il quale – va rammentato – esordì in politica con i calzoncini corti, sotto la protettiva ala di Sua Sanità Francesco De Lorenzo. Che lo trainò in Parlamento, presentandosi, alle politiche del 1991, nel collegio di Firenze e, in sostanza, garantendo l’elezione del giovanissimo Andrea, con la maglietta dell’allora PLI guidato da Renato Altissimo.

Erano saldissimi, all’epoca, i rapporti tra il ministro della Sanità e Guelfo Marcucci, il padre-padrone del gruppo, già proiettato sugli scenari nazionali e non solo sul fronte degli emoderivati.

I primi articoli della Voce dedicati al nascente impero di casa Marcucci risalgono addirittura al 1977, quando il sangue arrivava dall’ex Congo Belga.

Quell’impero è cresciuto a ritmi vertiginosi nel corso degli anni, che hanno visto lievitare fatturati e profitti, e stipulare grossi accordi internazionali, come ad esempio con la Russia di Putin (Stati Uniti e Israele, comunque, restano gli interlocutori privilegiati).

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