Su tutto le nuove vittime del mare

Il calvario dei curdi, iIl no della Cassazione all’antimafia nega la libertà provvisoria al mostro ‘scannacristiani’ Brusca, il parlamento vota il proprio ridimensionamento, le trame oscure di Trump per sconfiggere i democratici, le promesse al vento dei potenti che minacciano il pianeta Terra di estinzione per non rinunciare ai profitti di energie inquinanti, il pasticciaccio brutto della Brexit, la procedura di impeachment del tycoon che occupa la Casa Bianca, eccetera. Tutto questo e altro ci sarebbe da raccontare in questo 8 ottobre di turbolenze politiche  e sociali, ma fa difetto la voglia di farlo.
Hanno il sopravvento commozione e rabbia per le tredici donne vittime del mare, gli otto bambini di cui non si sa nulla, scomparsi nel Mare Nostrum, la quattordicesima donna  in coma, il bambino salvato di otto mesi, orfano del mare. È straziante l’immagine delle bare allineate, in assenza del pianto disperato dei familiari, ognuna pubblico ministero virtuale di un’accusa che dovrebbe scuotere le coscienze di chi ha responsabilità della nuova, disumana tragedia. Messo alle corde dall’idiozia politica della crisi concepita al mare, nella vacanza su cui indaga la magistratura per le scorribande del figlio sulla moto d’acqua della polizia, il truce Salvini osa addebitare al governo demostellato le vittime dell’ultimo naufragio. A distanza di pochi giorni, si rende noto che l’accordo di Malta vacilla per la reticenza  dell’Europa ad accogliere i migranti secondo criteri concordati. È un ostacolo inaccettabile al rispetto delle leggi del mare e della solidarietà, tanto più grave se è attendibile la previsione di migrazioni bibliche dall’Africa per le conseguenze delle mutazioni climatiche. L’Italia deve fare la voce grossa e costringere i partner europei a condividere il dovere di accogliere quote di profughi e nell’immediato deve operare per  il dissequestro della navi Ong, per rsdei volontari che rispondono agli appelli disperati dei migranti in pericolo di vita, su gommoni e piccole imbarcazioni. Non è certo, ma probabile, che con la ‘Sea Watch’ e altre Ong in navigazione le vittime dell’ultimo naufragio si sarebbero salvate.
Carola Rackete, la capitana di decine di salvataggi, invitata dai commissari europei, ha puntato il dito sui decreti di sequestro delle navi salva vite imposti da Salvini. Le donne e i bambini uccisi dal mancato soccorso, ultime di migliaia di vittime, sono la condanna senza attenuanti di quei provvedimenti, il carico pesante di responsabilità sulla coscienza dell’ex ministro dell’Interno: l’immaginario collettivo dovrebbe condannarla e azzerare il consenso che gli riservano i sondaggi sulle intenzioni di voto.
La procura di Agrigento indaga per accertare le responsabilità dirette dell’omicidio plurimo colposo, provocato dal rischio di attraversare il Mediterraneo in tempesta su barchino con 50 migranti privi di salvagente (il vice procuratore:“Sarebbe bastato indossarli per salvarsi”).  Lo scafista è tra le vittime e ha pagato con la vita, ma ci si chiede se la Procura di Agrigento è idonea a individuare e colpire responsabilità di ben altro livello, se ha la facoltà di dissequestrare le navi Ogn, di sollecitare  il governo perché imponga il rispetto dell’accordo di Malta, di azzerare il trattato di Dublino e  redistribuire l’onere dell’accoglienza ai venti Paesi della Comunità, di coinvolgere con tutta la sua  autorevolezza i membri sovranisti. Totò Martello, sindaco di Lampedusa:“Non si può continuare a morire così a poche miglia dall’isola. È necessario un dispositivo di soccorso”. L’eurodeputato del Pd Pietro Bartolo: “Il nostro governo intervenga subito per cancellare quei decreti scellerati (sicurezza  e sicurezza bis di Salvini), finché restano leggi del nostro Stato temo che nessuno possa andare a letto con la coscienza in pace. Quella che leggiamo in queste ore da Lampedusa è la cronaca di una tragedia annunciata. L’Europa inizia dal Mediterraneo e la prima terra europea di attracco è Lampedusa. Questa non è un’opinione politica, è geografia. È impensabile che il Mediterraneo resti ancora privo di una missione di ricerca e soccorso in mare, mentre l’Europa sta a guardare”. La ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, Pd: “La perdita di vite umane in mare è una tragedia immane e una realtà inaccettabile”.
Tutto giusto, ma cosa aspetta il governo giallorosso per cancellare l’ignominia dei decreti sicurezza?

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