Spetta a Greta il Nobel per l’ambiente

È noto soprattutto a chi teme per il futuro della Terra, messo in forse dai mutamenti climatici, dall’inquinamento: esiste il premio Nobel per l’ambiente e non dovrebbero esserci dubbi sulla prossima assegnazione alla rivoluzione che la sedicenne Greta ha innescato, fino a coinvolgere milioni di giovani e decine di governi scossi dalla campagna ambientalista che imputa al cinismo della società del petrolio, della plastica, dello smog, il rischio estinzione per il nostro pianeta. Greta non ha rivali per il prestigioso riconoscimento.
Nomine est Vincenzo Bianconi, habemus candidatum quia Umbria. Marcia spedita l’inteasa Zingaretti-Di Maio e può partire la campagna elettorale per il governo dell’Umbria, che segna l’inedito di proposte estranee a uomini e donne di  partito. Presidente della Federalberghi regionale, Bianconi è l’esempio invocato da ogni parte politica dell’impegno produttivo per la ricostruzione delle zone terremotate. Di Maio: “E’ un simbolo dell’Umbria intera, di una comunità che è stata tragicamente e ripetutamente ferita dai terremoti del 2016 ma che non si è lasciata prendere dallo sconforto e si è rimboccata subito le mani”. Zingaretti: “Elezioni regionali Emilia Romagna, le vedo molto bene”, ma non si sbilancia sull’ipotesi di esportare l’esperienza ad altre regioni. Tradotto vuol dire che in Umbria, dove il Pd ha toppato con lo scandalo dei favoritismi per le assunzioni della Asl, ok, va bene l’alleanza con il Movimento di Grillo. Altrove “si vedrà”. Il Salvini del quotidiano comizio su Facebook,  non perde l’occasione per il consueto linguaggio da trivio. Commenta così  l’accordo tra M5s e Pd su Bianconi: “E’ proprio una schifezza, non ci sono né dignità né buon gusto e prenderanno una mazzata”. Gli fa eco la Meloni, socia ad honorem dell’Accademia italiana della Crusca per la sua forbita affabulazione: “Il governo “non durerà, nonostante il mastice, servono visione, onore, valori, e questa gente non ha nulla di tutto questo. Il mio pronostico è che presto crolleranno sotto il peso della loro miseria”.
Di inedito a inedito: Alle Giornate del Lavoro Conte diventa protagonista in perfetta sintonia con Landini, segretario della Cgil, che tra il sorpreso e il compiaciuto, condivide una serie di intenzioni del premier e in particolare sul carcere per le gravi evasioni fiscali e il cuneo fiscale che si propone di ridurre le tasse sul reddito.
Ma Di Maio s’infuria con  Conte e i due ministri 5Stelle dell’istruzione e dell’ambiente, che per disporre delle risorse necessarie a interventi per la scuola e i mutamenti climatici vorrebbero ricorre ad aumenti delle tasse su bibite e voli (asili nido, cari a Conte 200/300 milioni, 3 miliardi per scuola, università e ricerca, 2 miliardi per l’amento dello stipendio agli insegnanti). Bloccato anche il decreto ambiente di Costa. La paura che Salvini ne possa fare argomento vincente dell’opposizione impone lo “stop” alle due proposte: “Fermi tutti, decido io” è il monito di Di Maio.
Il portavoce di Grillo, al secolo Di Maio, appunto, si spende con ardore per il taglio dei parlamentari, che a suo dire farebbe risparmiare alle casse dello Stato 100 milioni all’anno. Ma è una vera fissazione, una monomania che funziona solo dal punto di vista propagandistico per l’Italia dell’antipolitica. Nei fatti è un falso mito. Lo è  per il noto economista Cottarelli che contesta l’entità del risparmio. L’Osservatorio sui conti pubblici, che guida, riferisce stime molto più modeste: eliminare 230 deputati e 115 senatori farebbe risparmiare 57 milioni annui, ovvero lo 0,007 % della spesa pubblica. Cioè, ‘tanto rumore per nulla’.

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