MIBACT / BIG NASTASI ALLA CORTE DI FRANCESCHINI

Torna a dominare la scena della politica culturale un uomo di gran peso come Salvatore Nastasi, uno di più grossi burocrati di Stato capace di occupare nell’arco di un quindicennio tutte le poltrone che contano?

Pare proprio di sì, ufficializzazione a parte. In mezzo al bailamme per la caccia ai sottosegretariati, la sua figura fa ormai capolino al Ministero per la Cultura tornato a uno dei pezzi da novanta del Pd, l’immarcescibile Dario Franceschini. Il quale avrebbe appunto pensato di servirsi di un braccio destro che più potente non si può, un uomo che conosce a memoria tutte le stanze del potere culturale.

Deve lasciare un’altra fresca poltrona, quella di presidente del Maggio Fiorentino. Così scrive un sito toscano appena il 17 luglio scorso: “C’è un asse tosco-campano che funziona pure con i governi del cambiamento. E’ cambiato solo il quartier generale: s’è spostato da Napoli a Firenze. La contestata presidenza del Maggio fiorentino a Salvatore Nastasi, per tutti Salvo (nomina che sta scatenando il finimondo tra le anse dell’Arno), sancisce il ritorno del grand commis della cultura italiana. Un uomo con una carriera e una rete di relazioni che, davvero, ne hanno fatto un potente di Stato che galleggia da più di quattro lustri, trasversalmente”.

Dario Franceschini. Sopra, Salvatore Nastasi

Così è stato dipinto Nastasi dalla firma del Corsera, Sergio Rizzo, all’indomani della nomina a commissario straordinario per la bonifica di Bagnoli: “A 29 anni era vice capo dell’ufficio legislativo dei Beni culturali di Giuliano Urbani, uno dei fondatori del partito di Silvio Berlusconi. A 31, direttore generale dello stesso ministero di Rocco Buttiglione, già leader dei cattolici del centrodestra. Idem con Francesco Rutelli al posto di Buttiglione: governo di Romano Prodi. Quindi capo di gabinetto di Sandro Bondi e poi di Giancarlo Galan, di nuovo con Berlusconi; ma anche del ministro del governo Monti, Lorenzo Ornaghi. In mezzo – continua Rizzo – una gragnuola di altri incarichi pubblici. Professore a contratto all’Università di Chieti, commissario straordinario del Maggio musicale fiorentino, del Teatro di San Carlo a Napoli e della Fondazione Arena di Verona, consigliere d’amministrazione della Fondazione Teatro Petruzzelli a Bari… Né si può dire che abbia patito la partenza di Monti e l’arrivo di Enrico Letta. Ma nemmeno la fuoriuscita di Letta e il tumultuoso sbarco di Matteo Renzi”.

E con Renzi fa segnare altri, clamorosi exploit. Viene subito nominato vicesegretario generale di Palazzo Chigi. Poi la poltrona di commissario straordinario per Bagnoli. Dove però la sua stella rischia di bruciarsi. Perché la tanto attesa (da quasi 25 anni) bonifica di Bagnoli non fa neanche un passo. Anzi, se li fa sono dei retropassi. La bonifica resta al palo mentre parte il processo penale che vede coinvolti i vertici della società partecipata del Comune, BagnoliFutura: un processo ancora in corso.

Trascorre il tempo in continue scaramucce con il sindaco arancione Luigi de Magistris.

Arrivati al potere i gialloverdi, lui non batte un ciglio e continua a passare all’incasso. Una nomina dietro l’altra, come se nulla mai fosse cambiato. E’ nominato consigliere delegato di SIAE e nel consiglio di amministrazione della Treccani. Si parla di una nomina al vertice del Regio di Torino.

E adesso, per l’avventura al Mibact, si sussurra anche del possibile ingresso, nel suo potente staff, di una amica napoletana, Emanuela Spedaliere, direttrice del marketing al San Carlo dove Big Salvo è stato commissario straordinario quando Antonio Bassolino governava la Campania. Spedaliere è in ottimi rapporti con il sindaco di Firenze Dario Nardella, l’uomo che presentò Nastase a Renzi.

Ma c’è un altro campano nella story, il potente pentastellato Vincenzo Spadafora, ottimo amico del burocrate ovunque e già sponsor del ministro precedente, Alberto Bonisoli. Può tornare molto utile adesso, col governo giallorosso: un vecchio Dc-Pd, Franceschini e un grillino nel motore sono ottimi e abbondanti.

Un di più per un commis che più grand non si può.

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