L’ultimo exploit del serial “salvineide”

Questa mancava alla collezione di zozze volgarità di un vice ministro dell’Interno, che meriterebbe al massimo di frequentare un corso serale di riabilitazione civile. Si è rivolto a Di Battista, che ha detto “Passi per la stolta goliardata del rampollo a bordo di una moto d’acqua della polizia, ma è inaccettabile mancare di rispetto a un cronista che nell’esercizio della sua professione gli ha posto domande appropriate ed è stato impedito a filmare il ministro in vacanza a Milano Marittima”. Figurarsi se Salvini si asteneva da rispondere a tambur battente. Lo ha fatto così: “Al comizio di stasera (incontro finale dal luogo delle vacanze) potrei mandarlo a cagare”.
La sconcia tracotanza del ministro del Carroccio non è l’unico casus belli di questi giorni e vi racconto chi ne è vittima. Ho conosciuto Giampaolo Pansa all’esordio della mia carriera. Lui era già inviato ed editorialista di Repubblica e mi è rimasta scolpita nella memoria la pagina intera che Eugenio Scalfari gli riservò per uno straordinario articolo in cui rifletteva nei panni di un operario sulla condizione dei lavoratori. Ho seguito Pansa con sincera ammirazione per anni, fino alla svolta della sua carriera che l’ha portato su una sponda politica di tutt’altro segno. Ne ho perciò perse le tracce fino a ritrovarlo corsivista di Panorama, con Belpietro editore e direttore. Tutto bene, si fa per dire, fino alla scelta professionale di assumere il ruolo di fustigatore del ministro dell’Interno, con una serie di articoli, tracciati con la sua “penna” caustica. Apriti cielo. Il Salvini dictator ha chiamato a rapporto Belpietro e gli ha ordinato di licenziare Pansa, autore appunto della rubrica “Bestiario”. Il primo titolo: “Vietato scrivere su Salvini”, poi una serie di articoli di critica al ministro. L’acuto giornalista ha commentato il veto a occuparsene e il licenziamento con una domanda al vetriolo: “Mi ha licenziato Belpietro o Salvini?” E si è risposto: “Non è arduo capire chi lo ha fatto”.
L’episodio mi ha indotto a riflettere. Senza osare accostare il  valore delle mie note al “Bestiario”, mi limito a ricordare di averne redatte in un numero di gran lunga superiore. Senza esagerare più di cento. L’interessante differenza tra noi è presto chiara: nessuno mi può impedire di continuare a scriverne e tanto meno mi può licenziare. Allora, la condizione di privilegio mi impegna a intensificare, se possibile, la frequenza del mio “salvineide”, a cominciare da questo che mi accingo a concludere, ricordando che il vicepremier leghista può ancora godere del qualunquismo italico, ma che in campo internazionale, specialmente europeo, si riduce a dimensione irrisoria. Nello specifico alla sua tracotanza nei confronti dei media  hanno risposto le più importanti testate internazionali e le associazioni di categoria.
Ancora in sospeso è l’esito della querela di Carola Rackete, insultata con termini da trivio e l’indagine del Procura sull’incredibile episodio del figlio a bordo di una moto d’acqua della polizia, che dovrebbe essere disponibile per ogni emergenza anziché trastullare il figlio del ministro e ancora l’iter della giustizia per il reato ipotizzato di sequestro di persona nei confronti dei migranti e del personale delle navi che li ha salvati dalla morte.
Nell’attesa, solidarietà a Pansa, pur non condividendo la sterzata a destra che lo ha portato a scrivere per Belpietro.

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