NON IN MIO NOME / INNOCENTE SOTTO INCHIESTA PER 16 ANNI

Arrivò dalla Brianza In Campania con un pedigree da far invidia agli scienziati di mezzo mondo, docente di fisica stimatissimo non solo negli ambienti accademici ma anche in quelli – sempre rigorosi – degli ambientalisti di fine secolo scorso.

E per lui, allora, cominciò l’Inferno.

Quello che aveva descritto in modo perfetto Giorgio Bocca dieci anni prima e poi replicherà nel suo profetico “Napoli Siano Noi” del 2005, ben prima della Gomorra griffata Saviano.

Giulio Facchi venne chiamato dalla giunta regionale guidata da Antonio Bassolino per prendere in mano una patata super bollente, e cercare di risolvere l’eterna emergenza rifiuti che attanagliava la Campania. Si rimboccò le maniche, fece del suo meglio, venne minacciato dai clan, come del resto accadde al suo successore, l’emiliano Walter Ganapini, addirittura gambizzato e poi fuggito da Napoli.

Ma ovviamente la magistratura vide in lui, Facchi, il colpevole, il diavolo. Ben prima di individuare i veri colletti bianchi che avevano tessuto trame organiche con il clan dei Casalesi, come per fare un esempio emblematico l’avvocato-faccendiere Cipriano Chianese, solo dopo condannato in via penale e a confische miliardarie.

Giulio Facchi

Ma lui, Facchi, venne marchiato a fuoco. Oggi, dopo anni e anni da incubo, arriva l’assoluzione. “Sono stati 16 anni d’infermo – commenta a botta calda – e ora chi mi restituisce la vita?”.

Ecco il succo della sentenza dopo anni di estenuante attesa, come è ormai consuetudine per le aule di giustizia (sic) di casa nostra.

Facchi deve essere assolto “perché il fatto non costituisce reato”. E l’accusa era una di quella da far venire i brividi ai polsi: disastro ambientale.

E la generosa Corte d’Appello aggiunge: “a carico di Facchi non sono emerse condotte corruttive”.

Non è stato corrotto. Non ha massacrato ma anzi ha cercato in tutti i modi di proteggere e salvaguardare quell’ambiente infestato da politici, faccendieri e camorristi. Però ha passato un inferno di 16 anni.

Sorge spontanea la ormai solita domanda: ma perché non pagano niente i giudici che, sotto qualsiasi veste (pm, gip, gup, procuratori e sotto procuratori, capi e capetti) ne combinano di tutti i colori senza mai pagare un euro, senza mai essere sollevati dalle loro poltrone e presi a calci?

 

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