GRUPPO ROCCA / IN ARRIVO A MILANO LA RICHIESTA DI RINVIO A GIUDIZIO PER SAN FAUSTIN

Comincia a sollevarsi il coperchio sul pozzo di San Faustin, il tesoro della famiglia Rocca acquartierato in Lussemburgo. Dopo quasi tre anni di rogatorie e ricerche, i pm della procura di Milano hanno inviato ai legali delle parti coinvolte l’avviso di conclusione delle indagini, rituale anticamera della richiesta di rinvio a giudizio al giudice per le indagini preliminari.

Un ramo della maxi inchiesta sulla tangente del secolo, quella targata Petrobras, e che ha visto coinvolta – con la pesante accusa di corruzione internazionale – sempre a Milano non solo la Techint del gruppo Rocca, ma anche Eni Saipem.

Insomma una vera giungla di tangenti stramiliardarie, tanto che l’omologa inchiesta carioca “Lava Jato” è considerata la Mani pulite verdeoro, e ha decapitato tre quarti della classe politica locale, sia di maggioranza che di opposizione, ben compresi gli ormai ex capi dello Stato Lula Da Silva, Roussef e Temer.

Ma procediamo con ordine.

 

DENTRO I MISTERI DI SAN FAUSTIN

Da circa tre anni i pm della procura di Milano Donata Costa, Isidoro De Palma e Fabio De Pasquale sono al lavoro per ricostruire i percorsi delle tangenti brasiliane made in Petrobras, la compagnia pubblica carioca al centro del maxi crocevia mazzettaro internazionale.

La procura di Milano. In apertura Gianfelice Rocca

E scavando lungo gli itinerari dorati, si sono imbattuti anche in San Faustin, la storica cassaforte della famiglia Rocca per decenni con sede in Svizzera e poi traslocata in Lussemburgo. Le chiavi del “pozzo” sono affidate ai due fratelli Rocca, Gianfelice e Paolo, ed al cugino Roberto Bonatti. Fanno parte della allegra combriccola una sfilza di parenti e amici, tutti vip e nomi di gran lignaggio, ma il reale controllo è nelle mani dei fratelli Rocca, a capo di uno smisurato impero.

L’impero, controllato via San Faustin, può contare sulle star Techint e Tenaris.

La prima decolla negli anni ’80, ed a guidarla per alcuni anni è Paolo Scaroni, allora manager di primissimo pelo. E quello di Techint, per lui, fu il vero trampolino di lancio, che lo ha poi proiettato ai vertici di Eneled Eni. Oggi Scaroni è il plenipotenziario del mega fondo americano Elliott,ed è presidente del Milan Calcio.

La Voce ha più volte scritto di Techint, per via di lavori e appalti di fine anni ’80, primi ’90 in Somalia. Appalti finanziati con i soldi FAI (Fondi aiuti internazionali) e della famigerata cooperazione: proprio quelli su cui aveva puntato i suoi riflettori Ilaria Alpi nelle sue inchieste a Mogadiscio.

Oggi regina delle infrastrutture petrolifere,Techint, così come Tenaris è la regina dell’acciaio, a livello internazionale e soprattutto in Argentina. E’ ancora in corso, a Buenos Aires, un’inchiesta della magistratura locale che vede coinvolto, fra gli altri, Paolo Rocca.

Ilaria Alpi

Tra le perle italiane della dinasty, spicca il gruppo Humanitas di Rozzano, nell’hinterland milanese: si è già candidato come primo attore nel ricco panorama futuro dell’ex Expo, dove si insedierà il maxi centro medico-scientifico-universitarioTechnopole,il grande business da decine di miliardi, la futura Milano da bere.

 

DAL BRASILE ALL’URUGUAY

Ma torniamo a bomba, ossia al pozzo di San Faustin.A quanto pare, gli inquirenti milanesi, nel corso delle lunghe e minuziose indagini, hanno scoperto i percorsi di una tangente di mezzo punto percentuale, ossia lo 0,5 per cento su quasi 1 miliardo e mezzo di lavori. Il tutto per 6 milioni e mezzo di euro. Una cifra piccola sull’ammontare globale delle tangenti Petrobras; ma comunque significativa. La commessa consisteva in 22 contratti di fornitura di tubature petrolifere.

 

L’Humanitas di Rozzano

Il periodo sotto osservazione riguarda il quadriennio 2009-2013. Secondo le ricostruzioni, a pagare le tangenti è stato un dirigente sudamericano di Techint, l’uruguaiano Hector Alberto Zabaleta, che le ha versate al direttore di Petrobras Renato Duque. I soldi sono transitati attraverso un’altra sigla, sempre uruguaiana, e sempre riconducibile all’arcipelago griffato Rocca.

Tra gli indagati esteri della procura di Milano, oltre a Zabaleta, c’è anche Benjamin Soder Neto, rappresentante in Brasile di una società che fa, guarda caso, sempre capo all’onnipresente gruppo Rocca. Si tratta di Cofab, che si occupa di tubi e affini. La stessa sigla che si è aggiudicata i 22 contratti di fornitura.

Adesso a Milano i riflettori sono puntati prima sulla scontata richiesta di rinvio a giudizio, poi sulla decisione del gip. Staremo a vedere quali saranno i tempi.

 

LE TROMBE DEL CORSERA PER SAIPEM

Passiamo a casa Saipem, la società controllata al 70 per cento da Enie al 30 per cento da Cassa Depositi e Prestiti,ed anch’essa (Saipem) coinvolta nel maxi scandalo Petrobras (quindi sotto inchiesta sia a Milano che in Brasile).

Una giornata scoppiettante, quella del 25 luglio, in occasione della presentazione del bilancio.

Accolta con la fanfara dal Corriere della Sera, che il giorno seguente dedica un quarto delle sue preziose pagine economico-finanziarie all’evento. Un vero e proprio “redazionale pubblicitario”, spacciato per un articolo. Non un rigo di analisi critica, solo la striscia di dati positivi e alcune frasi del top manager Stefano Cao, di cui viene illustrato il pedigree.

Una nave Saipem

Ecco il festoso incipit: “E’ tornata in utile Saipem nel semestre per la prima volta dal 2012. Un risultato raggiunto grazie alla crescita dei contratti (+70 per cento sull’intero 2018) soprattutto nel gas e nelle rinnovabili a scapito del greggio. I primi due valgono il 66 per cento contro il 34 per petrolio, su un portafoglio ordini totale che al momento è di 19,3 miliardi, comprese le joint venture non consolidate”.

Boom verde, un quadro tutto rose e fiori, e la ciliegina sulla torta è la possibilità di distribuire un utile ai soci.

Non una parola, neanche una sillaba, sui problemi giudiziari. Mentre in un’altra parte del quotidiano fa capolino la notizia sull’inchiesta San Faustin.

Repubblica sceglie un’altra via. Oscura la new su San Faustin, riduce in una ventina di righe la fanfara, tutte cifre e percentuali, per il bilancio Saipem.

E’ la stampa, bellezze.

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