Dalla Nuova Zelanda all’Alaska, l’apertura di King Cobra

Il free climbing o arrampicata libera è uno degli sport estremi più conosciuti. A differenza dell’alpinismo, nell’arrampicata la scalata dell’ostacolo avviene a corpo libero: le uniche concessioni sono costituite da scarpe specifiche che aiutano la presa, e nulla di più. Naturalmente è previsto l’impiego di sistemi di sicurezza come corde, moschettoni e particolari pioli; tuttavia, questi sistemi sono tutti diretti appunto alla sicurezza, senza determinare alcun vantaggio per la scalata in sé considerata, la quale è invece portata avanti dall’atleta contando unicamente sulle sue forze.

Tanto premesso, è decisamente un periodo di grande forma per l’arrampicata. Il 20 giugno, infatti, un gruppo di quattro scalatori neozelandesi ha affrontato la parete Est del monte Barrill o Barrille, un massiccio granitico alto ben 2330 metri in Alaska. Dopo essere partito dalla via nota come Cobra Pillar, il team, accompagnato da un fotografo e alpinista, ha deviato dalla stessa aprendo una nuova via che ha denominato King Cobra: si tratta di una variante di circa 350 metri che parte dalla via preesistente per poi ricongiungersi alla stessa, appunto Cobra Pillar.

 

 

Poco più di una settimana prima invece, in California, uno degli sportivi più conosciuti e rispettati del settore ha compiuto un’altra delle sue famose scalate. Lo scorso 10 giugno Alex Honnold ha di nuovo scalato in free solo, insieme al collega Brad Gobright, la via nota come El Niño, uno dei percorsi per la cima di El Capitan, vale a dire uno dei siti più conosciuti e apprezzati dagli appassionati di free climbing. Si tratta infatti di un monolite granitico alto oltre 2300 metri che si trova nel parco naturale di Yosemite, appunto in California, ed il suo aspetto più caratteristico è rapresentato da una parete verticale di roccia granitica dall’impressionante altezza di più di novecento metri: questa ospita numerose vie di arrampicata, costituendo in tal modo una delle scalate naturali più allettanti, nonché una delle sfide più impegnative, per gli sportivi del settore.

El Capitan può essere considerato a buon diritto, oltre che una delle mete più famose per gli arrampicatori, un vero e proprio parco giochi per Honnold. È stato infatti il set di Free Solo, il film vincitore del Premio Oscar 2019 come miglior documentario e che vede protagonista, per l’appunto, Alex Honnold. Il film prende il nome dalla particolare tipologia di arrampicata, che non prevede la presenza di alcuno strumento di sicurezza, della quale lo sportivo è specialista e utilizzando la quale ha affrontato con successo la scalata della parete rocciosa di El Capitan il 3 giugno del 2017, vicenda immortalata nella pellicola. Un’impresa che, come ampiamente sottolineato al cinema e ancor più dimostrato ripetutamente nella vita reale, non può prescindere da concentrazione e self control, doti necessarie tanto nel free climbing quanto in altri sport. Né sono queste le uniche doti richieste, in quanto a essere fondamentali sono anche una preparazione atletica fuori dal comune e lo studio attento del percorso, degli appigli e delle sequenze di movimenti.

 

 

 

Per quanto accomunate dalla tipologia della prova, comunque, le due recenti imprese sono differenziate dallo stile di arrampicata; ma le differenze fra free climbing e free solo non devono indurre alla tentazione di ridimensionare in qualche modo l’impresa dei neozelandesi. Infatti, come detto, l’apparente maggiore difficoltà della specialità free solo rispetto al free climbing è costituita in realtà dalla sua maggiore pericolosità, derivante dal non prevedere l’utilizzo di quegli strumenti di sicurezza finalizzati a prevenire o interrompere una caduta (imbracature, corde, moschettoni) che invece il free climbing “concede”. Per il resto, lo sforzo fisico è esattamente il medesimo: in entrambe le specialità la scalata avviene contando unicamente sugli appigli naturali offerti dalla superficie affrontata e sulle forze fisiche dell’atleta. Parimenti, sono assolutamente identiche tutte le attività di contorno e preparazione alla scalata: lo studio, la concentrazione, le simulazioni, l’analisi delle superfici. Sull’onda del successo del film e della risonanza delle imprese citate, sicuramente l’arrampicata continuerà a guadagnare nuovi appassionati.

 

 

 

 

 

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