Chi si rivede. Trump e le armi

Stufi di raccontare la sventura degli Stati Uniti che hanno eletto a loro presidente il terrificante Trump, lo abbiamo ignorato a lungo. Deroghiamo dal convinto ostracismo, spinti da un evento ai limiti della tolleranza di cui è protagonista. In un mondo normale, in un regime democratico, in un Paese con il cervello posto, all’ultima ca…ta di Trump l’impeachment sarebbe finalmente cosa fatta. Indianapolis, il tycoon, costretto a presenziare alla convenction della Nra, potentissima lobby americana delle armi, che ha sostenuto la candidatura alla presidenza, ha così esternato la sua nefasta contiguità con fabbricanti e spacciatori: “La mia amministrazione non ratificherà mai il trattato dell’Onu sul commercio delle armi. Ritireremo la firma, non rinunceremo alla sovranità americana. I radicali di estrema sinistra del Congresso vogliono portarvi via la vostra voce, il vostro lavoro, i vostri diritti e in particolare vogliono portarvi via le vostre pistole. Farete meglio a votare.” E’ attinente a queste farneticazioni dell’osceno capo di un polo mondiale dominante, l’ideologia dell’ “armatevi e sparate” di Salvini che il presidente della Repubblica ha tarato fisando paletti insormontabili del decreto sicurezza. ‘Meno male che Mattarella c’è’.

La cronaca. Un’altra vita negata, un altro migrante vittima di un incendio che per ipocrita prudenza si imputa alle fiamme del fuoco acceso dai migranti per affrontare il freddo della notte, in uno dei ghetti dove vive di stenti, in condizioni da quarto mondo, chi lavora in stato di schiavitù, anche per dodici ore al giorno e misere paghe in nero. Moussa BA, senegalese, 29 anni è la vittima di un nuovo incendio nella baraccopoli di San Ferdinando.Viveva in una piccola roulotte all’interno del campo. Le fiamme sono divampate in una baracca ad una quindicina dimetri di distanza e si sono rapidamente propagate aggredendo il materiale usato per costruire le baracche, legno, plastica e cartoni. Le cause: ma è davvero colpa del fuoco acceso dai migranti o è un tragico modo di distruggere con le fiamme il campo profughi? Mousa è la terza vittima in un anno nella baraccopoli di San Ferdinando. Prima di lui erano morti tra le fiamme Becky Moses, nigeriano, 26 anni, e il diciottenne Surwa Jaith del Gambia. Altri incendi, per fortuna non hanno fatto vittime.

Sentenzia la Cassazione che spetta ai magistrati provare l’assenza di pericolo nei Paesi d’origine dei migranti che chiedono l’asilo politico. Ai giudici di merito non è consentito rifiutarlo sulla base di generiche fonti internazionali, se attestano senza prove l’assenza di conflitti nei Paesi di provenienza dei migranti, che chiedono di restare in Italia perché in patria rischiano la vita. C’è un primo riscontro alla direttiva della Cassazione. La Suprema Corte ha giudicato fondato il ricorso di un pakistano al tribunale di Lecce, che aveva respinto la richiesta di protezione internazionale per rimanere in Italia, senza aver svolto un’indagine appropriata, motivata da generiche informazioni sulla situazione del Pakistan. Il giudice, lo stabilisce la Cassazione, deve accertare se nel Paese di origine dello straniero si registrano fenomeni di violenza in situazioni di conflitto armato interno o internazionale, che espongano i civili a minaccia grave e individuale della vita.

Zingaretti chiede chiarimenti a Salvini sui suoi rapporti con la mafia rom di Latina che farebbe per lui campagna elettorale : “Sarebbe un fatto molto grave. Sono sicuro che le Procure indagheranno. Le dichiarazioni dei pentiti che raccontano queste cose non possono passare sotto silenzio”. Mirabelli, capogruppo del Pd nella commissione antimafia: “Fosse vero sarebbe gravissimo. Il ministro dell’Interno, da giorni pontifica contro le mafie e la Lega sarebbe scesa a patti con un pericoloso clan. Si parla di una forza politica cresciuta alimentando odio e intolleranza contro i rom, ma che si sarebbe servita, in campagna elettorale, dell’appoggio della pericolosa associazione di stampo mafioso dei Di Silvio”.

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