BANKITALIA / I VERI PADRONI DEL VAPORE: AUTONOMI & INTOCCABILI

Prima lo scudo di Sergio Mattarella, poi lo scudo di Ignazio Visco. Hanno deciso di scendere sul campo di battaglia sia il Capo dello Stato che il numero uno di Bankitalia per difendere il Potere degli istituti di credito, fregandosene dei diritti di cittadini e risparmiatori.

Allucinanti le ultime parole pronunciate dal vertice di palazzo Koch, pronto a difendere con le unghie e con i denti lo sterminato e incontrollato potere della Super Banca.

“In base ai trattati sottoscritti dall’Italia e dagli altri Stati membri dell’Unione Europea, i componenti dei suoi organi non possono sollecitare o accettare istruzioni né da organismi pubblici, nazionali o europei, né da soggetti privati”, è il Verbo del Guardiano dei conti di via Nazionale.

Che senza battere un ciglio prosegue: “L’Istituto esercita le sue funzioni in autonomia e indipendenza, dando conto del proprio operato secondo il principio di trasparenza”.

Il capo dello Stato Sergio Mattarella. In apertura Ignazio Visco

E sottolinea: “Desidero ricordare che la legge di riforma, nel confermare la struttura di tipo privatistico, non ha cambiato la natura della Banca d’Italia, un istituto di diritto pubblico che svolge le funzioni di interesse generale attribuitegli dall’ordinamento italiano ed europeo”.

Leggendo le parole del Governatore un normale cittadino finisce per avere le idee ancora più confuse.

Perché l’interrogativo base è uno e uno solo: la Banca d’Italia è un soggetto pubblico o privato? Nelle parole sia di Mattarella che di Visco viene ribadita la totale autonomia, indipendenza e inattaccabilità del fortino di Bankitalia. Una sorta di Moloch intoccabile, al di fuori ogni controllo, al di sopra di ogni regola. Un’entità quasi Metafisica, forse anche Divina. In grado di emanare una sua Luce per garantire ogni Trasparenza.

Quindi, in sostanza, un organismo pubblico, certo non privato.

 

IL GRANDE INGANNO

E invece così non è. Qui sta il grande Bluff, il Mega Inganno, il colossale Conflitto d’Interessi, il più gigantesco da anni e anni mai visto in Italia. Senza che nessuno abbia alzato un dito. Tutti zitti, muti & complici, facendo finta di niente come negli ambienti più omertosi, correndo invece dietro ai singoli conflitti di questo o quel mini Berlusconi di turno.

Ma sanno gli italiani che Bankitalia non è altro che la congrega societaria che riunisce moltissime banche italiane e parecchie banche & assicurazioni straniere? Tutto privato, privatissimo, tranne quelle quote in mano allo Stato, come nel caso del Monte dei Paschi di Siena, seminazionalizzato solo per evitare il crac e la galera per i suoi predoni, ed ossigenato con il danaro di tutti gli italiani.

Quindi Bankitalia è un soggetto privato, privatissimo, che fa gli interessi dei suoi azionisti privati.

Perché mai un tale soggetto deve essere intoccabile, autonomo, indipendente, al di fuori di ogni legge, norma e regola?

Elio Lannutti

Eccoci all’altro mega interrogativo: chi controlla i comportamenti e le azioni delle singole banche? Dice, la Vigilanza, il super organismo di Bankitalia, il team di 007 sguinzagliati appena c’è puzza di bruciato. Pia illusione. Quale tipo di controllo mai possono esercitare sulle banche azioniste gli ispettori della casa madre e da lei stipendiati? Folle. Il tipico caso del controllore che controlla se stesso.

Immaginate il proprietario di un grande albergo. Ingaggia una security, una Vigilanza: ma di chi fa gli interessi quel team? Dell’albergatore o dei cittadini?

Proprio per questo ogni anno siamo alle solite. Monte dei Paschi affonda, Etruria segue a ruota, le banche consorelle anche, le Venete fanno lo stesso. E gli ispettori della celebre Vigilanza arrivano sempre tardi, un anno, due anni, tre e più anni dopo, quando i buoi sono abbondantemente usciti da stalle e recinti e i risparmiatori sono stati saccheggiati, depredati e dopo anni sono ancora ad elemosinare la restituzione di una piccola fetta del maltolto.

Lo stesso discorso vale anche per la Consob e le svariate pseudoautorità di controllo sul mondo delle assicurazioni, per fare un altro caso emblematico. Dove il “Cartello” detta regole, tariffe in perfetta autonomia, alla faccia di cittadini e automobilisti costretti a sottostare ai ricatti delle stesse compagnie.

Nove 9 anni, giugno 2010, è uscito “Bankster – Molto peggio di Al Capone i vampiri di Wall Street e piazza Affari”, scritto a 6 mani da Elio Lannutti, lo storico presidente di Adusfeb, l’associazione che da decenni si batte per i diritti dei risparmiatori, con Andrea Cinquegrani e Rita Pennarola.

Guardo caso, proprio in quelle settimane si parlava della costituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche. Proprio come succede in questi giorni.

 

QUELLA COMMISSIONE DIECI ANNI FA

Esisteva infatti un disegno di legge di cui primo firmatario era lo stesso Lannutti, “finalizzato a dar vita ad una Commissione sull’operato della Banca d’Italia e della Consob, col compito di accertare anche eventuali responsabilità politiche in merito a scandali finanziari e crac industriali avvenuti nel nostro Paese, compresa la distribuzione ai risparmiatori di titoli spazzatura”.

La copertina di Bankster

Continua Lannutti: “Chi doveva vigilare – e non lo ha fatto – sulle truffe che venivano messe in atto da banche e operatori finanziari a danno dei cittadini? Vogliamo che emergano, uno dopo l’altro, nomi e cognomi degli artefici del disastro, per dar seguito a tutte le azioni consequenziali, anche al fine di costringere i responsabili, in fasi successive, a restituire il maltolto. E per impedire il ripetersi di queste gravi situazioni. La Commissione accerterà se la Banca d’Italia ha esercitato correttamente e compiutamente i suoi poteri di vigilanza sulla trasparenza del sistema creditizio, esaminando tutti i profili di eventuale responsabilità in merito al mancato rispetto delle leggi da parte delle banche vigilate, le stesse che peraltro sono azioniste di maggioranza dell’istituto di Palazzo Koch. Non meno accurata dovrà essere la modalità di accertamento su eventuali omissioni di Bankitalia e Consob in relazione ai dissesti finanziari di Comuni, Province, Regioni letteralmente appestati da prodotti derivati avariati”.

Come al solito quella proposta si arenò, non se ne fece nulla e bisogna arrivare alla famigerata Commissione presieduta un anno e mezzo fa da Pierferdinando Casini sui clamorosi crac di Mps, Etruria e Venete per partorire un letterale topolino. Una commissione che ha solo fatto finta – tanto per cambiare – di indagare, non avendo tra l’altro alcun potere.

 

I VERI PADRONI DI BANKITALIA

Passiamo ad altri punti nodali. Sulla folle delega di tali poteri al Moloch bancario, denuncia Lannutti: “La gestione di funzioni strategiche è stata offerta, per giunta con deleghe in bianco, a banchieri, a pseudo autorità ammantate sotto il velo di una fittizia indipendenza, ad oligarchie finanziarie irresponsabili. Si tratta di interi pezzi delle funzioni attinenti la sovranità degli Stati. Se i governi non ritireranno quelle deleghe, riappropriandosi dei loro ruoli indispensabili, arriverà il tempo delle barricate e della ribellione sociale”.

Pier Ferdinando Casini

Circa i “veri soci” di Bankitalia. “In base agli articoli 3 e 49 dello statuto, le quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia possono appartenere a casse di risparmio, istituto di credito di diritto pubblico e banche di interesse nazionale, particolari società per azioni esercenti attività creditizia, istituzioni di previdenza, compagnie di assicurazione o fondazioni bancarie. Le quote in cui è suddiviso il capitale sono complessivamente 300 mila, di cui la maggioranza è detenuta dalle banche del gruppo Intesa-Sanpaolo e dal gruppo Unicredit. Fra i soci ci sono oggi, oltre alla maggior parte delle banche italiane, anche la francese BNP, la tedesca Allianz, i colossi assicurativi Fondiaria-Sai e Generali. Attraverso Unicredit partecipa persino la Banca di stato libica. In sostanza, lo stato italiano è solo un socio non ufficiale, privilegiato nella ripartizione degli utili ma senza quote patrimoniali”.

Eccoci ad una importante puntualizzazione. “Una legge sulla tutela del risparmio, emanata il 28 dicembre del 2005, disponeva però che entro la fine del 2008 le banche private avrebbero dovuto cedere le proprie partecipazioni ed il capitale dell’istituto di vigilanza sarebbe dovuto tornare in mano pubblica. A tutt’oggi quella scadenza non è stata mai rispettata e resta così insoluto l’antico conflitto d’interessi per cui i controllati (le banche) detengono ancora il capitale del loro controllore (la Banca d’Italia), conflitto che può gettare ombre sull’attività di Bankitalia e sulla sua trasparenza”.

Ovviamente a quasi 10 anni dall’uscita di Bankster non è successo poco o niente e di quella saggia proposta s’è persa ogni traccia. Quando i partiti continuano ad essere i maggiordomi del potere finanziario.

 

LA KASTA DA’ I NUMERI

Mario Draghi

Sui numeri della “casta delle caste”, così documentava Lannutti: “L’esercito è composto da 5009 uomini e 2514 donne. Ecco la composizione del personale: 653 dirigenti, 1450 funzionari, 1273 coadiutori e 4147 unità sotto la voce ‘altro personale’. Eclatanti le cifre sul costo del personale: nel 2009 ben 798 milioni di euro e passa, con un costo medio di 104.311 euro a testa. La lievitazione di questa spesa, rispetto all’anno precedente, è stata di ben 18 milioni di euro, a fronte di una riduzione del personale di 232 unità. Un dato sconcertante soprattutto nella fase di gravissima crisi economica la cui responsabilità è indubbiamente attribuibile ai bankster ed alla ‘cricca’ dei loro compari che non hanno vigilato”.

Bankitalia, coloriva Lannutti, “di fatto agisce come una Spa, perché controllata da banche azioniste”.

Una Spa ovviamente ben protetta dal suo capo azienda, Visco (ai tempi di Bankster da rammentare che il Governatore era Mario Draghi, ndr) e – incredibile ma vero – dal capo dello Stato, che in questo caso non difende il suo Paese, i suoi cittadini e la sua Costituzione, ma solo interessi privati arcimiliardari.

 

 

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