Hanoi. Kim batte Trump: uno a zero

Non si può, non si deve delegare la denuclearizzazione a chi stiva in arsenali atomici il potenziale in grado di devastare la Terra con un terrificante tsunami, con un sisma distruttivo di intensità mille volte oltre il più alto grado della scala Richter. Trump e Kim, noti guerrafondai, hanno sceneggiato la trama del film “Venti di pace” con reciproco vantaggio propagandistico e sbeffeggiato gli ingenui che hanno abboccato all’esca appetitosa. Strette di mano, pacche sulle spalle, sorrisi, salamelecchi, brindisi sul nulla, colloqui serrati, chissà, su belle donne, champagne giapponese spacciato per Moet Chandon, selfie al chi sorride di più. Tutto un bluff e Kim ne esce vincitore. Si è accreditato a livello internazionale come interlocutore alla pari con il numero uno del potentissimo governo Usa e lo ha sputtanato con il mancato accordo sbandierato dal tycoon per vantare abilità diplomatica mondiale. In concomitanza, Michael Cohen, ex suo legale e braccio destro, lo ha definito pubblicamente truffatore, razzista, complottista in combutta con Putin per impedire l’elezione della Clinton, negoziatore con il presidente russo per edificare una Trump Tower a Mosca, mandante dell’incarico di comprare il silenzio della porno star Stormy Daniels con cui ha intrattenuto una relazione sessuale. Che sia la volta buona per incernierare le fasi dell’impeachment è il pio desiderio dei democratici americani, ma l’idea non è poi così utopica.

E’ pura illusione immaginare che il garante dell’Agicom costringa la Rai a far rispettare la famigerata par condicio ai suoi canali informativi, che siano Tg, Gr o spazi di approfondimento. Chi prova nausea per l’occupazione bulgara, che include i tre giornali nazionale e format dell’informazione, non c’è che sottoporsi, per chi ne ha la possibilità, alla spesa per l’acquisto dei quotidiani non di regime, cliccare sul telecomando per driblare i canali con Tg in corso e cercare diversivi in National Geographic Magazine, Caccia e pesca, Sky musica classica, o nutrire memoria e intuito con gli impegnativi cruciverba della settimana enigmistica, che allena la mente.

Di là dall’indignazione per le squallide complicità che coinvolgono la “Benemerita”, senza distinguo tra base e vertice, segnaliamo il mare di silenzi in cui navigano Salvini, la Lega, Di Maio e i 5Stelle, il ministro della giustizia e su tutti il premier Conte. Tutti muti sul caso Cucchi. Il ministro dell’interno, così sussurrano i leghisti a lui più vicini, ha riposto in armadio, tra gli indumenti da indossare più in là, la divisa di carabiniere pluridecorato. Promette che l’indosserà appena passata la tempesta dello scandalo di un sistema perverso di depistaggi di cui sono responsabili i carabinieri.

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