Il direttore e la carta igienica

E’ richiesta una statura ben oltre la professionalità di un semplice cronista a chi dirige un giornale, soprattutto se dichiaratamente partigiano di un forza politica, e il “Fatto Quotidiano” lo è del Movimento 5Stelle. La premessa introduce il fermo fotogramma di un’’immagine tratta dal programma televisivo Tagadà (La 7). Dietro la faccia di Travaglio, direttore del “Fatto” è ben visibile un rotolo di carta igienica su cui compare, un segmento dopo l’altro, il volto di Matteo Renzi. Che l’ex presidente del consiglio sia un costante bersaglio di Travaglio è noto da tempo e sulle motivazioni di questa forma di astio giornalistico non è il caso di entrare. Anna Ascani, deputata del Pd: “Davvero Travaglio si è fatto riprendere con un rotolo di carta igienica con sopra le foto dell’ex presidente del consiglio? Conosciamo la sua ossessione, ma ora esagera. Si scusi immediatamente con Matteo Renzi e stracci il tesserino da giornalista. Per il bene della categoria”.

Qualcuno lo ricorderà: molti anni fa una sanguinosa faida tra bande di criminalità camorristica del napoletano registrò un evento mai accaduto prima. A vendicare la morte di un boss fu delegato uno dei figli. Aveva tredici anni, perciò non punibile. Il ragazzino tese un agguato all’assassino del padre in pieno tribunale e l’uccise a colpi di pistola. Con un salto epocale al dopo guerra tornano alla mente due episodi di segno opposto. Per iniziativa del partito comunista decine di bambini napoletani, esclusi dalla normalità di esigenze elementari come l’alimentazione e la scuola, furono accolti come figli al Nord, specialmente in Emilia, da famiglie del luogo. A Napoli, don Mario Borrelli, si fece scugnizzo tra gli scugnizzi per sottrarre alla strada decine di bambini e ragazzi orfani, o comunque a rischio di micro criminalità. Il confronto tra episodi antitetici è sollecitato dall’iniziativa leghista di includere nella punibilità i bambini di dodici anni, di due anni inferiori ai quattordici, finora età minima per essere processati. Si conferma il piglio repressivo, atteggiamento univoco del ministro in divisa di poliziotto. E’ questa la strategia di un Paese evoluto per affrontare la grave questione della crescente aggressività delle cosiddette baby gang? Chi ha governato l’Italia può assolversi dalla responsabilità di aver abbandonato sacche urbane in ghetti di degrado sociale, dove l’induzione a delinquere è quasi l’unica prospettiva di futuro? Il problema, sia chiaro, non è circoscritto al perimetro della periferia napoletana, oggetto di letteratura a senso unico dei media e dell’universo televisivo, del cinema di genere. Il fenomeno è globale e include le grandi metropoli del mondo. In Italia l’hinterland di quartieri ghetto a Roma, Milano, Bari, Palermo. L’intento repressivo della quota leghista di governo scoraggerebbe in misura irrilevante la violenza minorile, il diffondersi del bullismo, l’esercito di sbandati che alimentano il traffico e lo spaccio delle droghe? Utopia. Esiste un progetto che con strumenti idonei e risorse adeguate affronti le diseguaglianze sociali, responsabili in larga misura di l’illegalità diffusa, dell’arruolamento di giovanissimi nell’esercito della malavita, in assenza di alternative? Non c’è e non ci può essere se il mondo subisce passivamente il potere delle ingiustizie sociali, del razzismo, di ricchi senza merito e poveri senza colpa. Domanda: Di Maio firmerà la proposta di legge leghista con l’obiettivo dichiarato di voler governare comunque per cinque anni?

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