ANIMALISMO / SE UNA STORIA ACCADEMICA OSCURA I VERI PROGONISTI

Ecco, di seguito, la recensione di un fresco di stampa, “Primo non maltrattare – Storia della protezione degli animali in Italia”, autore Giulia Guazzaloca, docente di Storia contemporanea all’Università di Bologna. Autore della recensione è Bruno Fedi, già docente di Medicina e Chirurgia alla Sapienza di Roma e co-fondatore del Movimento antispecista. 

Bruno Fedi

Ci sono due premesse da fare. In primo luogo, all’animalismo viene ostacolata gravemente la visibilità. Vengono pubblicati assai frequentemente articolo ostili. Rispondiamo  civilmente, con ottime ragioni, ma non veniamo pubblicati. Si tengono  convegni, salottini TV, tavole rotonde in cui si parla contro di noi, ma noi non siamo ammessi etc etc. Abbiamo estremo bisogno di spiegare il nostro punto e, sopratutto, di far vedere che esistiamo. Abbiamo bisogno di unirci tutti, in un movimento unico. Un libro sul protezionismo è prezioso, ma questo non spiega il nostro punto di vista e non favorisce  l’unione. Trascura le persone che hanno fatto l’animalismo attuale e soprattutto l’ pporto di idee originali, spesso precorritrici di quelle degli autori americani. Questo non  fa piacere, perchè il quadro non è realistico.

Devo anche premettere di essere un caso particolare, avendo partecipato ai fatti dal 1975. Dunque li ho visti  “dall’interno.” Un attivista animalista  mi fermò per strada, nel 1975, cercando di convincermi (A.M. De Paolis ). Risposi: “Avete ragione, ma non per le ragioni che dite. Le ragioni reali, sono genetiche” . Fui invitato come relatore ad un convego a Torino, dove incontrai Ruesch e Croce. Da allora ho partecipato a tutte le rivendicazioni, marce, dibattiti ecc ecc. Per questo vedo le cose in modo personale. Ma non così personale da non notare l’assenza, nel libro, di persone che hanno fatto l’animalismo negli ultimi 45 anni. Semplicemente non sono nominate nel libro di “Storia del protezionismo”.  Forse è giusto che non siano nominate. Noi non siamo protezionisti, ma qualcosa di più.

Le persone non nominate sono tante. Cito a memoria: Pietro Croce, Massimo Tettamanti, Maurizio Corsini, Massimo Terrile, Fragano, Ghezzo,Marina Kodros, Rita Ciatti, la giornalista Badaloni, Candida Nastrucci, Stefano Fuccelli, Carmen Dell’Aversano, Roberto Marchesini, Paola Re ecc ecc Altri sono citati, ma sono insignificanti. Per esempio Lilia Casali, Teresa Ravaioli, io stesso. Ovviamente manca il loro pensiero ed anche quello che fecero, o tentarono di fare. Alcuni, in nessun caso possono essere ignorati, perchè ignorandoli, si ignorano o si sminuiscono i fatti, mentre altri fatti  vengono ingigantiti. Per esempio: Mussolini è citato 9 volte, ma il contributo fascista alla protezione degli animali fu… inesistente. Ne sono stato testimone oculare. Trovare un periodo storico in cui ci sia stato maggior disprezzo per l’etica, noncuranza per le sofferenze e la vita altrui (figurarsi quella degli animali!), è difficile. Bisogna andare molto lontano nel tempo. Oltre Mussolini, così è accaduto anche per altri personaggi citati molte volte, anche se dettero contributi modesti. Io non posso lamentarmi: sono citato. Non ignorato, o citato a sproposito, ma citato correttamente: ”Medico animalista”.  Anche Lilia Casali ha avuto lo stesso trattamento; Roberto Marchesini. Massimo Tettamanti, la Ravaioli invece, non esistono affatto, per l’autrice e così accade anche a Fabrizia Pratesi, Carlo Consiglio, Mamone Capria…

L’autrice ha voluto fare una narrazione obiettiva. Cura poco la parte storica per partire dall’Inghilterra moderna, ma senza approfondire. Forse questo è  voluto, perchè esistono già approfondimenti filosofici, ma non scientifici. Il fatto è comprensibile; fino a Vircov le conoscenze biologiche, mediche, tutto l’aspetto scientifico del comportamento e del rapporto fra uomo ed altri  animali era modesto. Ma non si possono  riferire alcuni  fatti ed ignorarne altri, perchè si altera completamente  proprio la verità storica che  si vorrebbe raccontare obiettivamente.

Come esempio, cito il medico bolognese Ciaburri. Gli vengono dedicate alcune pagine. Giusto, anche se le argomentazioni scientifiche di Ciaburri erano deboli. Decenni  dopo, l’aspetto biologico viene discusso da un altro medico, professore di Urologia, Primario anatomo-patologo, ma  quest’ultimo viene solo citato in nota. Questo nonostante i concetti  del nuovo arrivato rovescino le posizioni, rendendo vincenti gli animalisti.

Sembra, leggendo il libro, che dopo la fine  della guerra le organizzazioni protezioniste abbiano agito efficacemente. Si riceve una impressione positiva. Chiunque sia stato testimone oculare sa che la sensibilità postbellica era semplice “insensibilità” (l’Enpa era molto lontana da una azione appenaincisiva sul problema (la nascita spontanea dei gruppi animalisti di A. Pontilllo, di Macoschi, di K. Buti ecc, ne è la prova inoppugnabile). In un momento di sincerità uno dei tanti presidenti ENPA mi disse: ”Ti rendi conto che tutti i presidenti prima di me sono stati denunciati per cattiva gestione delle risorse?”. Non c’era alcun reale controllo nell’intero settore.degli animali. Nelle università si agiva in regime di puro e semplice arbitrio: ne sono testimone occulare non smentibile. Per sapere cosa avveniva nei mattatoi, leggere  cosa scrive Marchesini.

Tutto cambia quando Ruesch solleva il velo sul metodo schizofrenico della ricerca, quando Croce ne illustra l’aspetto medico e un’altro anatomopatologo chiarisce la motivazioni genetiche, evoluzionistiche della fallacia del metodo vivisettorio e l’importanza della globalità del rapporto U/A . Cioè trasforma un movimento pietistico in un altro su basi scientifiche e sociali. Fornisce una vera e propria ideologia globale, che viene alla luce nel “Movimento Antispecista” di cui è uno dei fondatori; nel Manifesto di cui è coestensore e viene anche trasferita nei “Verdi”, di cui è cofondatore. Dopo di lui molti  hanno seguito la stessa strada, come ovvio.  Ma l’aspetto genetico ed evoluzionistico non erano così ovvi prima che venissero esposti, proprio in convegni dell’Lav, la Lwega anti vivisezionista. Dopo la morte di Croce, la stessa persona è rimasta sola a difendere il punto di vista animalista per anni, finchè sono comparsi altri efficaci divulgatori (Cagno e Tettamanti). Quest’ultimo nobn è neppure nominato, nel libro della Guazzaloca.

Tutto questo è taciuto e lo stesso accade per Il cambiamento abissale avvenuto nei dibattiti  pubblici. Prima del 1975, gli animalisti erano sempre sconfitti nei dibattiti e spesso ridicolizzati. Dopo il 1975 sono sconfitti i Vivisettori, come avvenne nell’audizione parlamentare di Strasburgo (ottenuta e presieduta da Fiandrotti, in cui Fedi e Rocca Rossetti rappresentarono le associazioni italiane) e nelle trasmissioni TV di Piero Badaloni e Maurizio Costanzo. Di questo rovesciamento di posizioni non si parla, nel libro di storia. Si parla invece diffusamente della Lav e dell’ Enpa,i gnorando  tutti gli  altri. Sembra, sempre leggendo il volume, che la scrittrice si sia informata solo su documenti Enpa e Lav. Certo non ha sentito opinioni diverse e non ha capito  che in Italia le idee simili a quelle di Singer e di Regan erano abbastanzaa comuni ben prima di  “Liberazione Animale”. Questo perchè attribuisce agli americani  la svolta avvenuta. Senza nulla togliere a libri di successo, posso dire di aver sentito S.Castignone, L.Battaglia esprimere idee simili, anni prima dei filosofi americani. Non è il solo fatto misconosciuto: quasi non si parla del movimento verde, del suo modesto successo nel proteggere gli AA, e della fine ingloriosa, dopo il disastro della sconfitta in un referendum che appariva vinto in partenza.

Dunque, non vengono riferite falsità, ma  taciuta una parte (fondamentaale ) di verità. Perfino la data di nascita del termine animalismo è sbagliata: ne ho sentito parlare subito dopo il mio impegno, nel 1976, in  contrapposizione a Zoofilia. Dunque, non nel 1982: quando Ruesch , Croce ed io stesso cominciammo a parlare pubblicamente, aiutando proprio la Lav in un momento difficile, si stimava in 500.000 il numero degli animalisti e vegetariani in Italia. Oggi si pensa siano da 5 a 7 milioni. E’ merito dell’Enpa e della Lav?  Coloro che hanno contribuito e sanno i fatti pensano così?

La stessa domanda faccio sull’obiezione di coscienza. Il merito principale è di una coraggiosa tecnica di radiologia: Teresa Ravaioli. La Lav si impegnò quando fu evidente che la Ravaioli stava riuscendo. Ebbene, Teresa Ravaioli non è citata, ma senza questa donna coraggiosa ed intelligente non esisterebbe la legge sull’ obiezione. Marchesini non è citato, ma senza il suo” Oltre il muro” pochi saprebbero la verità sulle macellazioni. Il libro: “Primo Non Maltrattare” parla di macellazioni senza mostrare l’orribilità del fatto,  dicendo, per esempio, che”…… i suini erano abbattuti per scannamento”( pag.95) Purtroppo abbiamo visto ben altro! Lilia Casali è appena citata, ma senza la sua opera durata una intera vita non esisterebbe la legge sul randagismo e la nuova sensibilità al riguardo. Enrico Moriconi non è citato, Ferraro Caro non è citato. Rischio di fare un elenco dei non citati e degli aspetti dell’animalismo che ne hanno impedito il successo, a cui il libro neppure accenna.

Primo fra tutti i possibili motivi, certamente gli interessi personali di alcuni che vedevano l’animalismo come un mezzo  per una arrampicata accademica o politica. Conseguentemente consideravano i compagni come concorrenti da emarginare, oscurare, perchè visti come competitors. C’ erano certo persone disinteressate, ma anche persone che usavano l’animalismo per scopi personali, talvolta banali: un posto di lavoro pagato. Questi ultimi preferivano sempre la politica dei “Piccoli Passi,” perchè consente una trattativa continua con mille occasioni di corruzione. Non volevano e non vogliono una soluzione del problema, perchè li priverebbe del ruolo.  Volevano e vogliono, essere animalisti a vita. Dunque non cercavano un successo del gruppo, ma personale. Così, hanno agito dando l’impressione di fare, mentre invece non facevano.

Fra gli avvenimenti mancanti (in un libro di storia) c’è il tentativo compiuto da un deputato di Forza Italia di riformare la legge di ricerca. Il tentativo non fu atto sporadico, perchè durò un anno, a Monte Citorio e ne furono protagonisti costanti: Terrile, Dell’Aversano, Fedi, Cagno, Tettamanti, Pratesi e saltuariamente Felicetti e Vallauri (chiamato da Fedi). Dopo infinite discussioni il testo finale era peggiore di quello esistente. Il deputato Schmidt lascia intendere meravigliosi vantaggi personali per chi approverà. Con sorpresa Felicetti, Cagno e Tettamanti, fino ad allora sempre ostili, approvano. Gli altri votano no ed il tentativo fallisce. L’episodio è significativo; non può essere taciuto. Neppure il tentativo di Fabrizia Pratesi, coronato da grande successo (‘Stop Vivisection’ raccoglie oltre un milione di firme) è citato!

Ultimo episodio che mi viene in mente, ma non esiste nel libro, è l’istituzione di un tavolo Ministeriale di confronto sui Metodi Alternativi. Viene ottenuto da Fuccelli e gestito  prima da Tettamanti e Nastrucci, poi da Fedi, Rovida, Fuccelli ed altri. Fedi  tiene la relazione principale in un convegno nazionale indetto dal Ministero. Non si ottengono concreti risultati, se non di venire a conoscenza di fatti importanti  sulla ripartizione dei fondi.

Non voglio insistere. Dico solo che un libro di storia contemporanea non può tacere una parte dei fatti mentre i protagonisti vivono ancora e possono essere interrogati. Questo libro susciterà l’entusiasmo dell’ ENPA e della Lav che si vedono così esaltate. L’ autrice venderà molte copie. La bibliografia è ricca; c‘è un utile indice dei nomi. Non sono sufficienti a rendere realistico il quadro.

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