APPALTI / LA LEGA VUOLE AFFIDAMENTI DISCREZIONALI FINO A 200 MILIONI

Braccio di ferro tra Lega e 5 Stelle sul fronte degli appalti. A quanto pare, infatti, nella notte di domenica 16 dicembre è stato messo a punto un testo da brividi, che fa piazza pulita di regole e norme. Trapelata la notizia si muovono i grillini che non ci stanno e chiedono modifiche. Chi vincerà la singolar tenzone tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio? Staremo a vedere nelle prossime ore.

Ma cerchiamo di capire cosa propone la bozza finale al centro delle querelle. Il nodo-base è in una cifra, che passa da 40 a 200 milioni di euro. I leghisti vogliono che, per accelerare le procedure e tagliare i tempi, i Comuni possano decidere in modo del tutto discrezionale l’assegnazione di appalti per un importo fino a 200 milioni di euro, mentre oggi il tetto è fissato a 40 milioni.
Per la serie: commesse di notevolissimo importo potranno essere affidate senza gare, senza regole, senza uno straccio di trasparenza: quando sanno anche i bambini delle elementari che è questa una delle vie principali, già oggi, perchè mafiosi e faccendieri possano mettere mano alla torta dei lavori pubblici, tramite i rituali frazionamenti messi in atto da comuni, enti locali e amministrazioni pubbliche compiacenti (in particolare le Asl). Ora tutto è più semplice.

Fatti due calcoli, significa che i tre quarti delle commesse potranno essere deliberate in questo modo fai da te, in completo Far west, una deregulation senza confini. Il bottino, poi, non è da poco: si tratta di lavori per circa 7 miliardi di euro l’anno. Perchè mafia, camorra e ‘ndrangheta possano ricevere un ben regalo natalizio e stappare lo champagne.

Non basta, c’è una ciliegina sulla torta: non c’è alcun bisogno più di presentare il certificato antimafia (già insufficiente di per sé) per i lavori fino a 150 milioni. Un altro lasciapassare per la criminalità organizzata.

E chissenefrega se la Corte dei Conti mette in guardia sui “rischi della semplificazione e velocizzazione in un sistema privo di controlli”.

Forti dubbi avanza il numero uno dell’Anac, Raffaele Cantone. “Si tratta di un meccanismo oggettivamente pericolosissimo – osserva – non solo sotto il profilo dei rischi corruttivi, ma anche per le potenziali infiltrazioni mafiose. Poi, si crea un danno alla concorrenza, perchè la maggior parte dei lavori verrebbero assegnati in base ad una totale discrezionalità. Insomma un enorme vulnus alla prevenzione, alla trasparenza e alla tutela della legalità”.

Sarà capace la Lega di convincere i 5 Stelle? E avrebbero la faccia, insieme, di portare in parlamento una normativa palesemente pro mafie?

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