Sappiamo a chi chiedere gli undici miliardi del caro spread

Nel giorno dello spread a quota 300 e della Borsa di Milano in rosso, pericolosi predatori frugano nelle tasche degli italiani e sottraggono già con questi dati undici di miliardi di euro ed ecco quelli della retromarcia: mai visto in settanta anni della Repubblica un governo che avanza così speditamente all’indietro con il passo del gambero. “Non arretreremo di un millimetro dal 2,4 percento del deficit per il prossimo triennio” ha sparacchiato l’Incompiuto Di Maio, ma era una delle tante bugie. Per il momento il dietro front racconta che lo sforamento in quei termini vale solo per il 2019, poi si abbasserà. A seguire la solita minaccia di chi teme il fallimento. “O passa il decreto o si va a nuove elezioni”. Il monito funziona sempre con deputati e senatori terrorizzati dall’idea di non essere rieletti.

Senti chi parla: il grullino vice premier rivolto a Junker: “E’ inadatto al ruolo che ricopre. Ma di Maio possiede uno specchio?

Senti chi parla: il Ce l’ho duro Salvini osa dire a Junker che lui pala solo con le persone sobrie e dimentica i mille esempi delle sue sbandate, le contraddizioni, le assenze di lucidità, disseminate lungo il suo deleterio percorso politico. Caso specifico è l’attacco alla magistratura che ha condannato la Lega a restituire 49 milioni di euro truffati allo Stato. Alla stessa magistratura, senza fare una piega, il rozzo leghista ha implorato di rateizzare la restituzione. E parla di sobrietà?

Litigi in gialloverde mascherati da pacifismo di facciata. Molinari e Romeo (Camera e Senato della Lega): il caos dei mercati? E’ colpa del reddito di cittadinanza che ancora non si sa cosa sia. La frecciata a Di Maio è diretta e senza equivoci. Il collega leghista Borghi ne spara un’altra: “L’Italia con una propria moneta risolverebbe gran parte dei suoi problemi”. Un minuto dopo questa allegra idiozia l’euro è andato giù di mezzo punto.

Il Languido e Incompiuto Di Maio partecipa anche in prima persona alla cena conviviale del governo gialloverde che propone nel menù di mangiare, meglio di rimangiare piatti sbandierati come esempio di determinazione inedita. Il grullismo deve mandare giù anche il boccone amaro della rinuncia al cavallo di battaglia del no alla caccia: a imporre che ingoi la decisione è, ovviamente il socio leghista, appassionato di armi e non solo di doppiette dei cacciatori. Fa eccezione la Lombardia, dove i 5Stelle hanno votato sì in sintonia con il Pd (indotti da Fico, della sinistra pentastellata?)

Lo spread, che prima delle elezioni era a quota 130, con il governo gialloverde è alle stelle, circa tre volte più alto (300) e rischiamo il default con il deficit oltre il 2 percento, ma il governo degli incapaci, riunito per un vertice pieno di incognite e sovrastato da nuvole minacciose, si mette in posa per la foto di rito e tutti sorridono. Beata incoscienza.

Oltre che razzista e xenofobo il Ce l’ho duro leghista è il sostenitore delle pensioni quota 100, fantastica proposta che metterebbe a rischio la solvibilità dell’INPS. Tra gli effetti della cervellotico progetto c’è anche la conseguenza immediata di mettere in crisi la sanità italiana e in particolare gli ospedali, già in gincchio per mancanza di personale medico. Se passasse la legge di Salvini 25 mila medici lascerebbero, per godere della pensione. Venti milioni di assistiti dal servizio sanitario nazionale rimarrebbero senza medico di famiglia.

C’è un risvolto europeo della contestazione a Foa presidente Rai, eletto grazie a uno scambio di favori politici Lega-Forza Italia. Marietje Schake, europarlamentare olandese, contesta Foa perché regolare contributore della propaganda russa anche attraverso Russia Today e Sputnik, e perché spesso ha condiviso informazioni online qualificate come fake news secondo il Codice di Condotta sulla Disinformazione.

Non è di poco conto il numero e la qualità dei fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle. Il più noto è il sindaco di Parma Pizzarotti. L’ultimo esodo è dell’europarlamentare grullina (grullina non è un errore di battitura) Giulia Moi, che subisce una sanzione di Strasburgo, accusata di molestie psicologiche nei confronti dei suoi due assistenti. Le è stata cancellata l’indennità di 14 giorni, pari a 4000 euro. La Moi avrebbe sfruttato illecitamente i collaboratori e li avrebbe investiti con messaggi intimidatori, volgari, con minacce. La Moi è in conflitto permanente con il Movimento e sarebbe la diciottesima a incidere sul numero di deputati europei grullini. Erano 18 inizialmente, sono rimasti in dodici (in undici se la Moi li segue).

Lascia un commento