Tema: “La macchina dei desideri”. Svolgimento: “Come cacciare Salvini?”

Sorry, l’attributo di “Incompiuto” coniato per i percorsi politico-universitari del vice premier Di Maio, non regge al suo dispotico dinamismo. Basta un esempio a capire la compiutezza del grullin-grillino. Nell’intento di spalmare sugli italiani il costo del suo capriccioso reddito di cittadinanza, minaccia il povero Tria, collega di governo con i piedi ben piantati in terra. “Pretendo che trovi i soldi”. Soddisfatto della bravata guappesca? Per niente e allora in combutta con il Ce l’ho duro Salvini precisa “Se Tria non ci sta lo cambiamo”, salvo a dare un colpo alla botte dopo quello al cerchio. “Non lo dimetto”. Lo dice come se padreterno in terra spettasse a lui espellere un ministro dall’esecutivo.

Ceccarelli (la Repubblica) battezza a sua volta Di Maio con l’aggettivo “languido”, in ricordo della lacrimuccia spuntata sul suo volto nel momento del giuramento al Quirinale. Allora, “Incompiuto”, se si esclude il tirannico ammonimento a Tria e da ora in poi “languido.

Il ferale binomio Salvini-Di Maio esterna con eleganza e garbo il disprezzo per la logica dei conti in ordine: “Chi se ne frega del deficit” è l’elevata opinione del pentastellato, “se sforare è il mezzo per abolire la povertà?” E allora su lo spread, il deficit, dallo zero virgola qualcosa, al 2,4 percento. Povertà assicurata per gli italiani a cui spetterà di pagare il debito. Di virgole parla Salvini l’impennata del deficit: quisquilie e poi, sfora anche la Francia. Il Ce l’ho duro valpadano trascura di dire che mentre la Francia sfora dello 0,2 per cento, il suo governo intende sforare di circa il 2 percento. Dei due si occupa anche la Fornero: “Confrontarsi con Salvini? Deve ancora passare molta acqua sotto i ponti. Vorrei che prima studiasse un po’. Sia Salvini sia Di Maio parlano per slogan e sono poco preparati ad affrontare i problemi del Paese. In loro c’è personalismo non appropriato a un governo democratico”.

La commissione di vigilanza Rai, che lo aveva bocciato, si ricrede e nomina Foa presidente con i voti di Lega, 5Stelle, Fratelli d’Italia e Forza Italia. “Sarò garante del pluralismo”, proclama Foa e finge di ignorare la corsa di gran parte dell’azienda a ingraziarsi i nuovi padroni. Forza Italia mente spudoratamente. “Ci ha rassicurato, lo votiamo”. Ad rassicurarla non è Foa, ma Salvini, che pur di mettere piede nel vertice della Rai promette a Berlusconi di non toccare i privilegi di Mediaset e di “sistemare” suoi uomini in ruoli di comando nelle reti e nei Tg. Il Pd: “Foa Non le competenze e suo figlio lavora con il vicepremier Salvini, gli gestisce i social”.

Il meglio del meglio è pentastellato. L’ultima gag tragicomica si deve al deputato M5S Massimo Baroni, psicoterapeuta, membro della commissione affari sociali della Camera. Per elogiare i benefici del reddito di cittadinanza si affida a un tweet colorito: “Siccome non si fanno più figli in Italia, dicono di compensare con gli immigrati. Metti il reddito di cittadinanza in Italia e vedi come gli italiani iniziano a trombare tutti come ricci. Con il reddito di cittadinanza possiamo uscire a mangiare una pizza e quando torniamo a casa si fa un incontro amoroso. Altrimenti ci troviamo a parlare solo dii immigrati, che secondo molti economisti finanziano il pagamento delle pensioni. Il reddito per tutti, non fa solo bene al portafogli, ma anche all’umore e all’amore”. Sic dixit un elevato esponente dei 5 Stelle. Roba da Nobel dell’imbecillità. Un consiglio: si affidi lui, psicoterapeuta, a uno psicoterapeuta.

Tema: “La macchina dei desideri”, svolgimento affidato agli alunni della scuola media emiliana di Castel Del Rio. Tra le aspirazioni di un ragazzo, che riflettono il pensiero di milioni di italiani, anche un rigo dedicato al vice premier leghista: “Come facciamo a cacciare Salvini?” Apriti cielo. Insorge un consigliere regionale della Lega, la sottosegretaria della valpadana Borgonzoni, il ministro dell’istruzione Bussetti dispone una visita ispettiva.

Perché no, espelliamo l’alunno da tutte le scuole d’Italia, picchiamolo, che una paio di scapaccioni non guastano. E se invece lo premiassimo come aspirante giornalista d’inchiesta?

Gli sfollati del ponte Morandi sono fuori di sé. Non potendo manifestare la giusta rabbia per l’inerzia del governo sotto casa di Toninelli, Di Maio e Salvini, prendono di mira la dimora di Grillo, che ha generato una mini stirpe di incapaci, altro che dalla parte dei cittadini.

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