Giù la testa: ghigliottina a senso unico

La ghigliottina, per chi segue i quiz televisivi Rai che precedono il Tg1, è l’infelice conclusione del gioco, che fa calare la lama tagliente sulle possibili vincite del concorrente. Ghigliottina, evoca il tempo che fu, quando fu utilizzata per tagliare teste di regnanti e celebrità: i reali di Francia Luigi XVI e Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, il padre della chimica moderna Lavoisier. 15.000 e più i decapitati nel periodo rivoluzionario francese. In Italia si chiamò “mannaia” ed è stata in vigore fino al 1870.

Ghigliottina, ma loro preferiscono il termine meno cruento “tagli”, è una delle armi sbandierate dal comico genovese e di suoi pentastellati in fase di pubblicità pre elettorale. Che, poiché perseguono la filosofia di ‘tutti i nodi vengono al pettine’, annunciano la strage di deputati e senatori, da mandare a casa per decreto legge, la scure sulle pensioni al di sopra di 4.500 euro, la svendita dell’aereo di Stato e l’azzeramento dei vitalizi. che bravi, avanti così, ma che spieghino l’eccezione del compenso al portavoce di Conte, a quello che gli scrive cosa e come deve dire, al soggetto che arrivato a Palazzo Chigi, ha chiesto una stanza più bella e meglio arredata, a quello che durante i funerali delle vittime del ponte crollato a Genova inviava sms ai giornalisti perché prendessero nota degli applausi a Di Maio-Salvini e dei fischi ai Pd. Mister Casalino, uomo di Casaleggio e soci grillini intasca 169mila euro l’anno, circa sessantamila più del predecessore renziano. Molti, pochi? Parecchi di più del presidente del consiglio, che guadagna 124mila euro. In fondo si potrebbe accettare l’anomalia, perché Conte è solo la voce narrane di quanto gli scrive il suo portavoce, ma il riferimento alla ghigliottina, ampiamente azionata dal grillismo, fa esplode la contraddizione. Tagli erga omnes, escluso il suggeritore di Conte e poi, guadagna più Casalino perché 5Stelle doc e meno il premier perché messo lì a eseguire gli ordini dei due vice?

E sfigato o sprovveduto, disattento, disinformato? Al balneare Toninelli, ministro delle infrastrutture al mare nei giorni cruciali del dopo crollo del ponte Morandi, non ne va bene una. Al mattino si sveglia, sorbisce un corroborante caffè e dispone per una nomina, per affrontare l’emergenza Genova o, ultimo caso, per fornire le Fal, Ferrovie lucane, di un consigliere di amministrazione. Nessun dubbio, Toninelli designa l’avvocato Francesco Cavallo. La Repubblica scopre che il tipo in questione è imputato per truffa ai danni dello Stato. Dietrofront, altra consuetudine grillina, e l’avvocato rinuncia all’incarico.

Povero Danilo, mormorano gli amici di Toninelli, è proprio sfortunato. E hanno ragione. Il ministro è vittima delle dimissioni di personaggi da lui indicati per ruoli di primo piano, perché indagati, imputati o condannati. Il ministro nomina i sei componenti della commissione d’inchiesta sul crollo del ponte e tre di loro devono rinunciare perché in conflitto di interessi: Brenich, il provveditore Ferrazza, l’ingegnere Santoro, in passato consulente retribuito da Autostrade. Tutto qui? C’è altro. Toninelli indica 14 esperti per governare le infrastrutture. Tra loro c’è Gaetano Intrieri, pluricondannato per bancarotta fraudolenta. Dimissioni.

Visto l’andazzo, le prossime potrebbero essere quelle di Danilo Toninelli e nessuno se ne dorrebbe.

La pazzia è una delle patologie più difficili da diagnosticare e curare. La gamma dei sintomi è varia, le cause sono spesso difficili da individuare. Marine le Pen, capo della destra estrema francese, condannata a restituire trecentomila euro alla Comunità europea e indagata per avere diffuso immagini violente, scioccanti di esecuzioni dell’Isis, è oggetto di un’ordinanza della magistratura del suo Paese, che si materializza nella richiesta di sottoporla a perizia psichiatrica nel più breve tempo possibile. L’interessata dice che si sottrarrà alla perizia, ma può farlo se a deciderlo è il tribunale? I magistrati replicano: “E’ una procedura rituale, dovuta per questi reati”. Solidarietà alla Le Pen da Salvini e dalla Meloni e una domanda: quante ordinanze simili meriterebbe la quota di sconsiderati della politica italiana?

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