O soldi, o tutti a casa. “Magari!”

E’ irrisolvibile il rebus che occupa la prima pagina del diario politico di Lega-5Stelle. Le impraticabili promesse dei due compari, reddito di cittadinanza e flat tax, costano una barca di miliardi e nelle casse dello Stato proprio non ci sono. L’Incompiuto Di Maio, vicino a travasi di bile, è in piana crisi di nervi e minaccia un suo ministro, al secolo Tria: “Pretendo che trovi i soldi”, come se si rivolgesse a un cercatore d’oro negligente, o a un dipendente pigro. Poi retromarcia quotidiana e recita del solito ritornello bufala per gonzi: “Governo compatto”.

Quale lieta sorpresa: il grilletto aggiunge che o il suo esecutivo trova le risorse o tutti a casa (trovare le risorse, e come? Scavando qua e là per trovare montagne di monete d’oro, rinnovando il miracolo della moltiplicazione di pesci e pani, in questo caso di miliardi?)

Facciamo un tifo da ultra per l’ipotesi del tutti a casa. Vuoi vedere che San Gennaro ci accontenta?

Ponte di Genova: il Governo e per suo conto il “balneare” Toninelli litigano, rinviano, pasticciano e la città è abbandonata a se stessa. L’emergenza è un titolo negato della tragedia, non c’è traccia di un atto concreto per mettere mano in tempi rapidi alla ricostruzione, è rabbia degli sfollati, naviga in alto mare il decreto per sostenere Genova, sono incalcolabili i danni per l’economia della città e dell’intero nord ovest del Paese, resta nel buio fitto la nomina del commissario straordinario che dovrebbe vigilare sui tempi rapidi della ricostruzione, permane il caos totale sull’affidamento della realizzazione del nuovo ponte.

Di Maio è in trasferta cinese, Salvini twitta messaggi d’amore per la Isoardi e occupa tre quarti delle 24 ore giornaliere per concedersi a selfie e interviste. Si potrebbero compensare le assenze operative con il premier, ma Conte, esauriti per il momento gli impegni formali (partecipazione a funerali e conforto ai terremotati), si dedica per più giorni alle celebrazioni di padre Pio, di cui è devotissimo, disinformato qual è degli stessi dubbi della Chiesa sulla mercificazione della sua immagine e sui presunti miracoli

Casa Pd, di quel che resta. Nessuno sa se il partito democratico sopravviverà allo tsunami che l’ha investito con il government Renzi, l’assalto concentrico al santuario del Nazareno, alle velleitarie quanto disgreganti scissioni di Civati, Fassina e compagni (?), all’estraneità dell’intera sinistra al rapporto diretto con i cittadini, al rispetto dei canoni i dell’onestà, agli ideali, alla mancata formazione politica di nuovi quadri, all’assenza di un leader con il carisma all’altezza di coagulare un sistema di forte antagonismo, all’irrompere di qualunquisti, sovranisti, nazionalisti, razzisti. A fronte di un compito così arduo e la soluzione non è neppure al suo incipit, la modestia del gruppo dirigente ai vertici del Pd propone assurdità parapolitiche e per esempio gli inviti a cena dell’ala moderata Pd, peraltro finita in un classico flop e da ultimo l’occupazione delle aule di camera e senato della commissione per “milleproroghe”, copiando il rituale, del tutto inutile di chi stava all’opposizione.

Avesse ragione chi ritiene che a questo punto di incompatibilità matrimoniale, le due anime della ex sinistra democratica sia meglio che chiedano il divorzio, magari con brevi intervalli di riappacificazione elettorale?

Pace fiscale (5Stelle) o condono (Lega): la sinistra cosa propone? / Genova, osceno ping-pong Lega-Stelle: Autostrade o Fincantieri? Il Pd è per la prima, la seconda proposta, o per altre, ignote? / Flat tax e reddito di cittadinanza, due no dael Pd, ma le sue strategie? / Respingimenti (Lega) o limitazione dei migranti? (5Stelle). Pd nel bel mezzo// Europa (5Stelle nì) o confederazione delle destre (Lega, sì)? Europa, ma cum iudicio? (Pd) / Olimpiadi invernali. no (5Stelle), sì (Lega), par condicio Pd, ovvero sì all’asse Milano (Sala) – Coni (Malagò) – Cortina (Lega) / Sforare il deficit dell’Italia. 5Stelle si può, Lega Nord ni, Pd pollice verso, ma l’alternativa?

Dem in assetto di guerra fratricida e l’Italia consegnata al peggio della politica.

Onestà, onestà, trasparenza: non costano nulla i proclami. Caro è il prezzo per tenervi fede. Il padre del vacanziere pentastellato Di Battista gode di una benevola inerzia del ministro di giustizia Bonafede, altrettanto pentastellato, che indugia da molti mesi per emanare, come impone il codice penale, la disposizione alla Procura ad autorizzare l’inchiesta dei pubblici ministeri romani sulla minaccia di Di Battista senior, via facebook, rivolta al Presidente della Repubblica dal Di Battista senior: “Forza, mister allegria, fai il tuo dovere e non avrai seccature”. L’imputazione è di offesa alla libertà del Presidente della Repubblica, accusa pesantissima”, che prevede fino a 15 anni di carcere.

Si conferma l’inciucio da manuale Cencelli che ripropone Foa, già bocciato dalla commissione di vigilanza della Rai, alla presidenza dell’azienda. I berlusconiani ritirano il precedente “no” e consentono l’elezione, la Lega l’ha vinta per il proprio candidato e ricambia con posti di comando di Reti e Tg da elargire a Forza Italia, con l’assicurazione che il governo non toccherà le aziende dell’ex cavaliere. Come pima, peggio di prima.

E’ rivolta dei debitori in difficoltà nei confronti dello Stato. Rivendicano il diritto a estinguere il contenzioso con Equitalia in anni 76, quanti ne sono stati concessi alla Lega per restituire i 49 milioni truffati con “rate” di seicentomila euro all’anno. Nel 2005, La Lega, con Salvini in testa, scese in piazza per protestare contro il favore fatto a “Roma Ladrona” rateizzando il debito della Lazio calcio, pregresso rispetto a Lotito, il quale salvò la società sportiva dal fallimento accollandosi l’onere del deficit accumulato dai suoi predecessori.

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