CATTOLICI E COMUNISTI / IL RAPPORTO NELLE PERIFERIE NAPOLETANE ANNI ’70 

Uno spaccato autentico della Napoli in ebollizione negli anni ’70, le forti tensioni e lotte sociali, la voglia di sinistra, la certezza che con la battaglia civile quotidiana le utopie possono radicarsi anche nei contesti più difficili. La ricerca di un impegno comune con i cattolici che lavorano sul territorio.

Anche se è il territorio forse più difficile del mondo, Napoli. Dove a metà anni ’70  stava germogliando la speranza: che un altro mondo è forse possibile, almeno che un’altra amministrazione ben diversa da quelle precedenti di marca laurina o Dc fosse realizzabile.

E’ in questo humus che cresce e si sviluppa il volume scritto da chi ha vissuto in prima linea quei giorni. Ed il volume, a sua volta, descrive tutto l’impegno profuso da un collega e amico preside, che di quelle battaglie si fece animatore e promotore.

Si tratta, rispettivamente, di Giuseppe Improta, docente e giornalista, e di Ubaldo Grimaldi, autore e protagonista de  “L’Amico Preside Ubaldo” (che ora non c’è più). Significativo il sottotitolo del volume: “Dal ‘Disgelo cattolico’ e dalla Casa del Popolo di Ponticelli a dirigente del Tilgher ed assessore ad Ercolano”.

Una parabola professionale e politica, quella di Grimaldi, che Improta ricostruisce con grande calore e con evidente partecipazione.

Sottolinea nella prefazione Ciro Raia, Presidente dell’Istituto regionale per lo studio dei Comuni  e delle comunità locali: “Grimaldi era l’emblema di quel laboratorio politico e culturale che Ponticelli è sempre stato, un territorio cerniera tra i paesi vesuviani.(…) Un’officina da cui uscivano modelli di sperimentazione possibili per quanti avessero voluto seguirne le tracce. Di sicuro fu frutto del lungo ’68 che bussava alle porte e veniva da molto lontano”.

Interessanti le considerazioni  – sia di Raia che di Improta nel volume – sul nascente, e vivo, rapporto tra cattolici e comunisti, non nato da teoremi o semplici letture, ma dai bisogni quotidiani, dalle esigenze che emergevano di volta in volta.

Ricorda ancora Raia: “Alle mostre, ai confronti, alle manifestazioni organizzate dalla Casa del popolo accedevano sia i borghesi che i nuovi proletari, insieme ai loro figli, che avevano indistintamente, per dirla con Pasolini, gli stessi “contraffatti lineamenti da automi”. Insomma, erano stati creati momenti di coesione di una diversa società, tesa, com’era, al recupero di una propria e differente identità. Era una vera rivoluzione, sorta in un territorio dove, fino a qualche tempo prima, sarebbe stato difficile avere prospettive e speranze”.

Giuseppe Improta ricorda i tempi infuocati alla Voce della Campania, di cui per alcuni anni fu vicedirettore e alla quale assiduamente collaborava Grimaldi. E proprio quel percorso,  quel cammino in comune tra cattolici e comunisti è il filo rosso di tante pagine della Voce della Campania negli anni ’70. Che alla fine trovarono il loro epilogo nel primo cittadino ‘rosso’ di una metropoli del Sud, il mitico Maurizio Valenzi.

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