IL ‘BOIARDO’ VITO GAMBERALE / ECCO IL SUO MULTIFORME IMPERO E LE MAXI LIQUIDAZIONI

Non gli dà fastidio se viene definito “boiardo”. Forse neanche ras delle privatizzazioni, e nemmeno il grand commis che ha portato tanti fiori all’occhiello dello Stato in condizioni pietose.

Ma lui, Vito Gamberale, non ci sta e replica con piglio: “Fu la stampa a dare un’accezione distorta di quel termine (boiardo, ndr). Io sono fiero di aver lavorato nel migliore ambito pubblico del Paese, con l’Imi, la Gepi, l’Eni, l‘Iri. Ho vissuto la privatizzazione di aziende che tuttora sono tra le migliori del Paese, come Maserati e Lanerossi”. E tutte le altre? Boh.

L’inno alla gloria viene intonato stavolta dal supplemento Economia del Corriere della Sera, con il “Personaggio” dedicato a Vito Gamberale, il ‘boiardo’ che ha speso ogni stilla del suo sudore per lo Stato, ogni goccia del suo sangue per la Nazione. Un vero Eroe dei due Mondi, pubblico e privato, un uomo che ha traversato le tempeste di Tangentopoli rischiando di esserne travolto ma miracolosamente ne è uscito indenne, come una viola mammola.

 

COSA C’E’ DENTRO LO SCRIGNO MALTESE ?

La prima volta fu nel dopo Mani pulite, ma la story si svolse alla procura di Napoli, dove fu messo sotto inchiesta da due dei pm di punta di allora, Nicola Quatrano e Rosario Cantelmo (oggi procuratore capo ad Avellino). La vicenda aveva a che vedere con gli affari Sip, di cui era il capo, e passò brutti giorni all’ombra del Vesuvio. Una questione intricata, complessa, nella quale faceva capolino anche la figura di Silvio Berlusconi.

Rosario Cantelmo. In apertura Vito Gamberale

Poi tutto finisce a tarallucci e vino, come inneggia Alessandra Puato nella paginata di Economia del Corsera: “Dalle vicende giudiziarie è uscito assolto con formula piena e risarcito per l’errore giudiziario (Sip), ‘prosciolto perchè il fatto non sussiste (Sea / F2i)’”. Nel suo furore giovanile, con ogni probabilità la giornalista del Corsera mescola le due storie, che hanno due percorsi ben diversi e articolati e sui quali sarebbe stato il caso spendere qualche parola chiarificatrice in più. Ma come si dice a Napoli, ‘scordammoce ‘o passato. Non torna più.

C’è il presente che preme. Un presente a tutta finanza rinnovabile, nel senso di dar vita ad un mega Fondo che sia in grado di finanziare i progetti d’impresa che abbiano a che vedere con il mondo delle energie rinnovabili: va di moda. La società che ha fondato con altri partner inglesi e di cui è presidente si chiama “Quercus Assets Selection”.

Misterioso il suo profilo e pedigree aziendale: se aprite le pagine del suo sito saprete solo che la società è acquartierata in Lussemburgo. Non solo: ma che dopo ben 3 anni di attività, visto che è stata costituita nel 2015, non presenta  alcun progetto, alcuna idea imprenditoriale, alcuna iniziativa di qualche significato. Il vuoto assoluto riempito dalle solite voci ‘About’, ‘Fondi’, ‘Vito Gamberale, ‘News’ e dalle sottovoci ‘Termes o website’, ‘Information about us’, Privacy’, ‘ Regulatory’. ‘Limitation on liability’, ‘Applicable low’, Intellectual property’, ‘ Contact us’. Il contenuto è comunque unico e pressochè privo di ogni significato.

Sorge spontanea la domanda? A che serve questa accorsata sede operativa inglese e legale in Lussemburgo? Una sigla che mostra un encefalogramma letteralmente piatto? E’ possibile conoscere quali attività realmente svolge? O è solo una scatola vuota? O cos’altro?

Per ritrovare ampi contenuti e grossi affari bisogna risalire nel tempo e scorrere il foltissimo pedigree – che sintetizzeremo ovviamente – del nostro boiardo.

Il decollo ad inizio anni ’90, tutto nell’ambito della telefonia e delle telecomunicazioni, in crescita esponenziale allora. In un breve arco di anni il rampantissimo Gamberale ha man mano una poltrona di prestigio in tutte le sigle della galassia che conta, Stet, Sip e Telecom Italia Mobile.
Da notare, all’epoca, il ruolo strategico di Stet, scrigno di tanti segreti, all’epoca presieduta da Michele Principe, piduista e con grossi interessi, allora, a Malta, ai tempi di don Mintoff ai vertici del potere politico maltese. Storica terra di tanti segreti & affari, fin da quegli anni, la piccola ma dinamicissima isola mediterranea, in cui sono acquartierati – e i grandi media lo scoprono solo oggi – tesori da novanta e localizzate maxi fiduciare.

 

IL FEELING CON CASA BENETTON

Eccoci poi al salto in casa Benetton, che intende affidare al genio di Gamberale la diversificazione dei suoi affari e gli investimenti di tante liquidità nate dai pullover. Ed è allora che nasce l’idea di partecipare con un ruolo di primo piano alla privatizzazione di Autostrade per l’Italia.

I fratelli Benetton

Nota la genuflessa Puato. “Ricorda che le autostrade sono state privatizzate nel resto d’Europa e difende i Benetton. ‘Loro cosa c’entrano – osserva Gamberale – Con me non interferirono mai. E non sono gli unici azionisti di Atlantia: ci sono anche la GIC di Singapore, il fondo Blackrock, quasi il 18 per cento è retail Italia. Anche i risparmiatori sono responsabili? Come azionista potrei fare la class action”. Se lo dice lui…

Si trova ben comodo, in Autostrade, perchè resta sulla poltrona di presidente per 6 anni, dal 2000 al 2006. Il momento dell’addio sarà provocato dalle prime trattative con Abertis, il colosso spagnolo delle autostrade. Lui non è d’accordo per alcuna fusione né partecipazione. I Benetton, invece, vogliono procedere su quella strada.

Ma l’addio non sarà lacrime e dolori: bastano 12 miliardi di euro come liquidazione e tutti amici come prima. Del resto non era stata meno gentile Telecom, che al momento dell’interruzione del rapporto gli aveva mollato qualche miliarduccio in meno, 9. Il totale supera i 20, non male per sette generazioni.

Buoni, almeno in parte, da reinvestire nel privato, ed è così che nel 2007 dà vita ad F2i sgr spa, un fondo che si occupa in particolare di entrare nei grandi business per le infrastrutture.

Una ne fa e cento ne pensa, speedy Gamberale, ed ecco che dal cilindro spunta un altro coniglio, il gruppo PSC, operante in Italia nell’impiantistica tecnologica. E comincia subito a darsi da fare in campo ospedaliero. La società presenta un progetto a novembre 2015 per la realizzazione del Policlinico di Monserrate, in provincia di Cagliari. Vince la gara, ma la seconda classificata, la Pellegrini srl, presenta ricorso al Tar, vincendolo, e bissando il successo anche al Consiglio di Stato.

E’ stata l’occasione buona, comunque, per intessere ottimi rapporti con uno dei big nazionali delle infrastrutture, la storica Fincosit Grandi Lavori, già impegnata con il Mose a Venezia.

Un secondo appalto sardo, sempre in campo sanitario-ospedialiero, vedrà gemellate proprio Fincosit e PSC: l’ubicazione prevista della struttura sanitaria è ad una quartantina di chilometri da Gavico Monreale, fa capo alla Asl numero 6 e prevede 172 posti letto.

 

DOPO TANTO PARASTATO, ECCO SUPER FINCOSIT

Ed è così che, passo dopo passo, l’ubiquo Gamberale si avvicina sempre più al colosso privato Fincosit. Che si trova impelagata tra gioie e dolori, grandi successi e inchieste giudiziarie.

Paolo Cirino Pomicino

A un certo punto Fincosit – che ha un grosso portafoglio lavori – entra nella realizzazione dell’appalto del cuore per l’allora sindaco Matteo Renzi, la linea tramviaria veloce che dall’aeroporto di Firenze Peretola porta fino al cuore cittadino. Appalto ipercontestato soprattutto per motivi ambientali e idrogeologici, perchè il suo impatto – unito a quello dei lavori per l’Alta Velocità – è secondo la gran parte dei geologi devastante per il fragile sottosuolo fiorentino (come ha dimostrato l’alluvione dell’Arno di due anni fa).

Ma il primo cittadino e poi premier è testardo e viene accontentato. Ed eccolo al taglio del nastro in prima fila con Raffaele Raiola, presidente della società Impresa spa, messa su dalla crema dei mattonari napoletani finiti in Tangentopoli (deus ex machina il faccendiere storico di ‘O Ministro Paolo Cirino Pomicino, Vincenzo Maria Greco); poi con quello di Fincosit, Alessandro Mazzi: il quale, anche lui, finirà in galera per le tangenti del Mose. Un bel casino…

Che fare? Non resta che chiamare il Salvatore della patria, alias Gamberale, che infatti per un biennio diventerà il numero uno di Fincosit Grandi Lavori: tanto per salvare due frittate arcimilionarie. A quando le prossime liquidazioni?

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