CONCESSIONI / ORA I MAGISTRATI SCOPRONO CHE SONO TOP SECRET

Meglio tardi che mai. Soltanto adesso la magistratura si sveglia dal lunghissimo letargo e chiede al ministero dei Trasporti e al concessionario Autostrade Italiane il contratto che hanno firmato per il ponte Morandi di Genova. 

E solo adesso, a quanto pare, si rendono conto che sono coperti da “Segreto di Stato”, o almeno in molte parti evidentemente “delicate”.

Così scrive con pacatezza Repubblica: “La procura di Genova ha incaricato la guardia di finanza di sequestrare presso la sede romana di Società Autostrade l’atto con concessione del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Gli inquirenti sanno che alcune parti del contratto sono coperte da segreto di Stato, ma in caso arrivassero pagine con degli omissis sono pronti a ricorrere davanti alla Consulta”. 

Già nel caso che abbiamo più volte descritto sui dossieraggi effettuati dai Servizi guidati da Nicolò Pollari a carico di magistrati, giornalisti, opinionisti, associazioni di controinformazione e la stessa Voce accusati di essere una “band” anti Berlusconi, la procura di Perugia di rivolse alla Corte Costituzionale che negò l’accesso a quegli atti, considerandoli coperti da “Segreto di Stato”. Incredibile ma vero. Come se si trattasse di una contratto stipulato tra Putin e Trump.

Se il buongiorno si vede dal mattino è possibile un niet da parte della Consulta.

A quanto pare, comunque, uno dei punti caldi riguarda, l’“assenza di penale” anche in caso di “gravissime violazioni contrattuali”. Roba da Tribunale di Norimberga. 

Come corollari minori, sembra che i pm genovesi intendano verificare quale linea di demarcazione esisteva tra Ministero, Autostrade per l’Italia e la controllata Spea Engineerings spa, alle quale veniva regolarmente conferito l’appalto per tutta una serie di manutenzioni: per la serie. 

Dalle prime indiscrezioni, sembra che la gran parte dei controlli fossero affidati comunque alla stessa Autostrade, mentre alla Direzione per la Vigilanza sulle concessioni autostradali del ministero spettava il monitoraggio su alcuni fronti, come “illuminazione, segnaletica, catadiottri, barriere di sicurezza, manutenzione del verde, aree di servizio e sosta”, come risulta dal rapporto redatto dallo stesso ministero nel 2016. 

Raffaele Cantone. In apertura i fratelli Benetton e, al centro, Giuliana

Era stato del resto proprio il ministro Maurizio Lupi, nel 2014, a segnalare tra i punti in oggetto “lo sfalcio di erba, la pulizia dei piani viabili, l’efficienza della segnaletica e degli impiati di illuminazione”. Pinzellacchere, e roba che non può certo produrre il crollo di un ponte. 

A questo punto sembra che allo stesso ministero non si sappia con precisione a chi è stato ed è affidato il controllo e la verifica sui veri punti bollenti, ossia le strutture strategiche come – parole che sono tragicamente diventate di gergo comune in questi giorni – le “pile”, gli “strali”, “i tiranti di cemento con l’anima di acciaio”. 

Un altro punto caldo. Il Politecnico di Milano in un dettagliato studio di pochi mesi fa, novembre 2017, segnala una serie di “anomalie e criticità” negli strali della pila 9, proprio quella crollata nella tragedia. 

D’altro canto c’è da segnalare una forte critica del numero uno dell’Anac, Raffaele Cantone, a proposito del blitz organizzato dal governo per prolungare di vent’anni le concessioni senza un palese motivo: vi sono “forti profili di criticità”, sottolinea. Ma nessuno se ne è fregato, né il ministro Lupi, né il governo, né – a quanto pare – l’opposizione: un granitico maxi partito trasversale (tranne i grillini) del cemento e delle maxi infrastrutture.

Intanto i generosi Benetton offrono l’elemosina agli italiani: 500 milioni di risarcimento danni alle famiglie delle vittime e agli sfollati, e la realizzazione del ponte in acciaio in otto mesi”. 

La prima cifra fa accapponare la pelle e, trattandosi non di merci ma di vite umane, si commenta da sola. 

La seconda fa ridere gli esperti di impiantistica e di ingegneria civile: mai vista una roba del genere in otto mesi, caso mai appena sufficienti per gli iter burocratici. Ma poi, ci vorrebbero anni e anni. E ancora: ti affideresti mai allo stesso ingegnere che ti ha costruito la casa crollata? Al chirurgo che ha ucciso tuo figlio? Affideresti a Dracula una sacca di sangue?

Ciliegina sulla torta. Ma chissenefrega di crolli, morti sepolti sotto travi e cemento, famiglie gettate nella più totale disperazione. Il Ferragosto va sempre onorato, senza se e senza ma. Ed è così che Giuliana Benetton ha riunito la famiglia e una trentina di amici per festeggiare a botte di champagne nella sua faraonica villa a Cortina d’Ampezzo. Circolata la notizia, i Benetton hanno cercato di gettare acqua (pardon, champagne) sul fuoco, spiegando che si trattava di una ”riunione di famiglia per commemorare il fratello Carlo morto lo scorso anno”. 

Solo che il fratello Carlo era passato a miglior vita il 10 luglio.  

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