Libero e uguale, ma a chi?

Magistrato deriva da magister? Cioè da maestro, maestro di vita, di sani principi, portavalori di moralità, rispetto del dovere, eccetera, eccetera. Pietro Grasso è un noto, eccelso magistrato, impegnato in eccezionali processi antimafia, anti corruzione, anti crimine. Abbandonata la magistratura, entra in politica e il Pd lo elegge al Parlamento. In corso di governo del centro sinistra ricopre la prestigiosa seconda carica dello Stato, presidente del Senato. Poi, è uno degli scissionisti dem e diventa leader di Liberi e Uguali. Gli ex compagni gli ricordano che è in debito con il Pd per 82mila euro, ovvero per non aver versato le quote che i parlamentari di quel partito si erano impegnati a pagare mensilmente. Grasso prova a giustificare l’inadempienza, ma il tribunale di Roma, a conclusione di un’azione giudiziaria, emette il decreto ingiuntivo che lo obbliga a pagare gli 82 mila euro. Il tesoriere del Pd Bonifazi commenta: “Le regole vanno rispettate”. Le quote da versare erano destinate ai lavoratori in cassa integrazione e purtroppo l’esigibilità del decreto non è prevista in tempi brevi. La risposta di Grasso: “Devo soldi al Pd? Prole infamanti, è una ritorsione”. Ad un ex magistrato che prova a sconfessare il tribunale che dire: “Ahi, ah, iahai”

E’ un napoletano tosto Roberto Fico. Immune da inciuci che navigano sull’opportunistica rotta Di Maio-Salvini e a mascherano litigi prossimi alla rissa con ipocriti “volemose bene”, il presidente della Camera non arretra di un millimetro sulla pedana che lo vede contrapposto a spade incrociate con il “ce l’ho duro” leghista. Al cinismo del valpadano, che mostra ripetutamente indifferenza se uomini, donne e bambini muoiono nel Mare Nostrum, oppone l’assalto al bersaglio utile con dichiarazioni di esplicita solidarietà nei confronti dei migranti, pur addebitando il dovere dell’accoglienza all’intera Comunità europea: “Salvare vite in mare sempre e comunque. Non è un’azione amministrativa, nel soccorso non c’è passaporto che tenga, o colore della pelle, lingua, cultura, religione. Come terza carica dello Stato non posso non stare dove c’è sofferenza e ci sarò sempre. Il concetto di collaborazione, di comprensione e di dialogo per la pace io li ribadirò sempre”. Cosa c’è in comune con il ministro dell’Interno che la pensa così: “Nessuna minaccia potrà fermare la difesa dei confini e i rimpatri dei clandestini, la musica è cambiata. Qualche scienziato, tra virgolette, vorrebbe farvi inalare una sostanza, l’ossitocina, per accogliere meglio gli immigrati clandestini e fare donazioni. Quando la realtà supera la fantasia… Roba da matti! P.s. Ma pensano che gli italiani siano scemi?”.

Fa piacere assistere a questo esempio di totale incompatibilità e chissà che non abbia doti da Sibilla chi da tempo pronostica lo scontro finale tra Cinquestelle e Lega, che giorno dopo girono litigano come coppie di separati in casa.

Finalmente l’Europa prende coscienza di aver accettato nella Comunità Paesi come l’Ungheria guidati da razzisti come il presidente Orbàn. La commissione europea ha deferito il Paese magiaro per le sue leggi sull’asilo e il rimpatrio dei migranti perché irrispettosi della legislazione Ue. Il provvedimento stigmatizza la nuova legge ungherese che definisce criminali le attività a favore delle richieste di asilo e residenza.

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