“Decido io di cosa parlare”. Mattarella per l’incontro con Salvini

La manovra di approssimazione al regime, che ha messo in parentesi la giovane democrazia italiana, è in marcia, guidata dal tandem Di Maio-Salvini, l’uno con ritmi lenti, l’altro con il piede “a tavoletta” sull’acceleratore. Le linee guida, del progetto ispirato da perniciosa nostalgia del ventennio, avanzano, godono di scarsa e insignificante opposizione e attaccano con mezzi illeciti, o quanto meno border line, la libertà di stampa e la magistratura. Non siamo ancora all’olio di ricino, ma esempi di purghe ed epurazioni, non mancano. Tale Morrone, mastino piazzato da Salvini alle costole del ministro della Giustizia 5Stelle Bonafede, è il sottosegretario che a un pubblico di neo magistrati ha pronunciato un ennesimo insulto alla Costituzione con la frase “Via dalle toghe le correnti di sinistra”, affermazione che poteva partorire solo chi ignora la libertà garantita di associarsi. Il rozzo e disinformato sottosegretario si è attirato le ire dei magistrati, del Pd e di chiunque annusa l’aria e sente odore di bruciato, di chi assiste alle grandi manovre per dar vita a forme di neofascismo. Il ministro pentastellato nel tentativo di smorzare le contestazioni? “Il suo è un giudizio politico”. Peggio che andar di notte. L’autore dell’indebita ingerenza ha provato a scusarsi e ha fortemente aggravato la sua incauta affermazione. “Quel che ho detto si spiega perché il mio partito ha una questione aperta con i magistrati”. In pratica una ritorsione per intimidire i giudici di Genova che hanno chiesto di scovare dove sono finiti i 49 milioni di contributi truffati dalla Lega allo Stato. La guerriglia in atto 5Stelle-Lega propone un nuovo capitolo e conferma il timore dei grillini di finire schiacciati dal protagonismo tracotante di Salvini. Sulla questione torna Bonafede, ministro pentastellato della giustizia: “Gli attacchi della Lega ai magistrati sembrano rievocare la seconda repubblica, gli insulti alle toghe di Berlusconi”.

Salvini si è finalmente deciso a chiedere di essere ricevuto da Mattarella e il Quirinale ha detto sì, con molti paletti. Il principale: “non si parlerà, come avrebbe voluto Salvini, della vicenda 49 milioni e di comportamenti della Magistratura, ma di belle “cose” che il “ce l’ho duro leghista” ritiene di aver realizzato con il suo ministero. Il colloquio richiederà tutta la pazienza che si riconosce al presidente della Repubblica per sopportare l’inutile selfing auto elogiativo di un ministro, che assiste con cinica indifferenza alle centinaia di migranti morti nel Mediterraneo. Il mare solcato da barconi e gommoni stracolmi di profughi, è la tomba di un migrante su sette in fuga. Una cifra spaventosa, da sbattere sul muso di chi si nega all’accoglienza e ha vietato gli sbarchi nei porti italiani e di Malta.

Che rifletta Papa Francesco e si decida a un nuovo atto “rivoluzionario”: gli manca solo di benedire le famiglie che nascono dall’amore di due uomini o due donne e la decisone storica di consentire a preti e suore di esprimere la rispettiva sessualità, donata da Dio per chi ci crede, con la fine del voto di castità e del divieto di sposarsi.

A presidiare la piccola parrocchia in provincia di Verona un gruppo di neofascisti di Forza Nuova, carabinieri e agenti dei servizi segreti in attesa dell’arrivo dell’ex parroco che dopo tanti anni di sacerdozio ha rotto gli indugi e ha sposato il compagno: nella chiesetta, il Vescovo di Verona lo ha abbracciato e ha ricordato quanto di buono ha fatto durante il mandato di parroco della piccola chiesa. I duecento fedeli hanno assistito con lodevole compostezza all’incontro e l’ex sacerdote ha detto, commosso, che la società si è incamminata su un percorso di apertura rispetto ai tabù del passato.

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