BOMBA STADIO / LA “TRATTATIVA” FRA IL GRUPPO PARNASI, IL CAMPIDOGLIO & C.  

Scoppia la bomba dello stadio giallorosso a Tor di Valle, arresti eccellenti di mattonari e politici, a partire dal numero uno del gruppo Parnasi. Una volta tanto la procura di Roma si sveglia dal letargo e vede quel che in realtà era sotto gli occhi di tutti da almeno un anno e mezzo, pressochè ignorato dai media. 

Virginia Raggi

Da non poco i capi di imputazione, a cominciare dall’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di condotte corruttive e di svariati reati contro la pubblica amministrazione in merito alla realizzazione del nuovo stadio della Roma calcio, di cui si parla da anni ma arrivato alla stretta finale con la giunta Marino prima e poi al rush con quella griffata Virginia Raggi. 

La Voce ha scritto non poche inchieste sul giallo e sui protagonisti scesi in campo. A partire da un anno e mezzo fa, il 4 gennaio 2017. 

 

RACCONTAVA OLIVIERO

Per una volta, “ci raccontiamo”. O meglio vogliamo raccontarvi di un’ennesima prova del formidabile fiuto giornalistico di una delle penne che ora mancano al nostro Paese, quella di Oliviero Beha. 

Incontriamo Oliviero a Roma nel periodo prenatalizio di dicembre 2016. Loden rosso sulle spalle, un forte raffreddore, l’aria sciupata: ma la solita voglia di raccontare e intuire con largo anticipo quel che bolle in pentola. In particolare parliamo di due vicende a cavallo tra sport, affari e politica. Si tratta delle manovre intorno allo stadio giallorosso e del caso del campione di marcia Alex Schwazer.

Osserva Oliviero sull’impianto a Tor di Valle: “Sento forte puzza di bruciato. Bolle in pentola qualcosa di poco trasparente. Ci sono vicende opache, e nonostante le rassicurazioni della giunta mi sembra un copione già visto, con i soliti mattonari che alla fine dirigono l’orchestra. Vedi tu se riesci a capirci qualcosa, non ho più le forze di un tempo”.

Il messaggio in una bottiglia con le piste Tor di Valle e Schwazer, squalificato per una vicenda di provette taroccate. Due piste che da allora rappresentano per noi un vero e proprio impegno civile. Non si contano, da gennaio 2017 a giugno 2018, gli articoli dedicati ai due gialli. 

Luca Parnasi

Cominciamo perciò dal primo, che abbiamo tentato di ricostruire nell’inchiesta del 4 gennaio, dedicata alle manovre intrecciate proprio fra i tric tra di Capodanno. Scavando, infatti, abbiamo saputo (e scritto) di un agreement raggiunto tra le ovattate stanze del Campidoglio: intorno al tavolo il sindaco Virginia Raggi; Luca Parnasi, titolare del gruppo di famiglia e di Eurnova che conduce l’operazione stadio; un rappresentante di Unicredit, ossia la banca che vanta una montagna di crediti dai Parnasi (800 milioni di euro circa) ed è quindi super interessata all’affare; il direttore sportivo della Roma Calcio, Mauro Baldissoni; e anche un top manager riferibile ad un Fondo che si interesserà all’operazione (rimbalzano i nomi di Feidos e Prelios, entrambi riconducibili al reuccio del settore, Massimo Caputi, ex grand commis del parastato).

UN RESTYLING TAROCCATO

Il team mette nero su bianco i termini di un accordo che verrà perfezionato nei due-tre mesi successivi. Obiettivo: mettere a tacere le polemiche che cominciano a serpeggiare, operare un rapido restyling del progetto, dare una limatina alle cubature tanto per contentare gli ambientalisti,  chiudere il cerchio entro l’anno con l’ultima Conferenza dei Servizi che dovrà ratificare poi il tutto. 

Detto fatto, scatta la fase cruciale dell’Operazione Stadio. Il progetto viene limato, ma si tratta solo di fumo negli occhi. E’ vero, vengono ridotte le cubature totali, cioè le superfici commerciali nella mega area intorno al nuovo stadio; sono cancellate le due orrende torri che c’entravano come il cavolo a merenda. Ma al tempo stesso si riducono in misura ancor maggiore le infrastrutture di servizio già previste, soprattutto quelle di trasporto per raggiungere lo stadio. 

Paolo Berdini

In soldoni, per i mattonari l’affare in percentuale aumenta: ossia crescono i margini di utile, tutto a scapito della pubblica fruizione. Senza contare l’impatto ambientale, considerato da tutte le associazioni ambientaliste devastante.

Val la pena di rammentare le durissime prese di posizione dell’assessore all’urbanistica del Campidoglio Paolo Berdini: “un progetto orrendo e devastante”, tagliò corto. E per questo nella primavera 2017 proprio lui è stato tagliato da Virginia Raggi, licenziato in tronco perchè aveva osato opporsi al progetto Parnasi a Tor di Valle. 

Ricordate tutto il fumo inscenato sulla vicenda? Quella registrazione galeotta di un giornalista de La Stampa in cui Berdini manifestava, un po’ ingenuamente, le sue perplessità sulla gestione delle questioni municipali e soprattutto sull’affare stadio? Adesso tutta la vicenda si può leggere in un’ottica ben diversa. E non farebbe male la procura di Roma a sentire al più presto Berdini per tutti i chiarimenti del caso. 

Chi meglio di lui può far luce su intrighi e connection germogliate e maturate rapidamente all’ombra del Campidoglio? E chiarire – per fare un solo esempio – uno dei più assillanti dubbi di tanti militanti 5 Stelle: come mai inizialmente la giunta Raggi era decisa a dire NO a quella assurda operazione di Tor di Valle e poi man mano si è ammorbidita fino ad effettuare una vera e propria inversione a U? Perchè NO alle Olimpiadi e SI a quel mostro di stadio? 

Il pm Paolo Ielo

Uno dei punti caldi ora al centro dell’inchiesta coordinata dal pm della procura di Roma Paolo Ielo sono proprio i primi mesi del 2017, quando ‘maturano’ le modifiche al progetto iniziale per ‘far finta’ di venire incontro alle esigenze ‘green’: in realtà per soddisfare i voleri di casa Parnasi. 

LANZALONE UNO E TRINO

Regista dell’operazione nell’operazione – secondo le ipotesi investigative – è Luca Lanzalone. Ora ai domiciliari, Lanzalone ha gestito, in veste di consulente dei 5 Stelle, il “dossier stadio”. Ottimo amico sia di Virginia Raggi che di Luigi Di Maio, il rampante Anzalone è stato anche premiato con la poltrona di numero uno dell’Acea, la potente municipalizzata romana. 

Ma negli ultimi mesi è diventato anche un grande amico di Luca Parnasi, la punta di diamante del gruppo e della dinasty mattonara, in passato vicina al governo veltroniano del Campidoglio, poi man mano sempre più trasversale.

Luigi Di Maio

Fra le intercettazioni telefoniche acquisite dagli inquirenti, molte riguardano i più che amichevoli e proficui colloqui tra Lanzalone e Parnasi, il controllore e il controllato. 

Fitto il libro mastro delle tangenti versate. Che vengono suddivise in tre modi dagli investigatori: in contanti, via consulenze, oppure mediante assunzioni di parenti & amici. Insomma le classiche vie che lastricano il mondo della corruzione nel settore degli appalti pubblici, e non solo. 

Secondo le ricostruzioni effettuate da Ielo & C., Lanzalone avrebbe ricevuto dai Parnasi la promessa di una consulenza da 100 mila euro. 

Il vicepresidente del consiglio regionale Adriano Paolozzi di Forza Italia, dal canto suo, 25 mila euro tramite l’emissione di fatture inesistenti; il capogruppo di Forza Italia in Campidoglio, Davide Bordoni, somme in contanti non meglio precisate; l’ex assessore regionale all’urbanistica del Pd, Michele Civita, la promessa dell’assunzione del figlio nel gruppo Parnasi; al capogruppo dei 5 Stelle sempre in Campidoglio, Paolo Ferrara, i Parnasi hanno invece offerto il restyling del municipio di Ostia (!). 

Tra gli inquisiti anche il presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma, Mauro Vaglio, candidato (e non eletto) dei 5 Stelle alle elezioni del 4 marzo per il Senato.

Luca Lanzalone

Tra le carte dell’inchiesta fa capolino anche il nome dello storico faccendiere Luigi Bisignani, l’uomo per tutte le stagioni, da mesi editorialista del Tempo. A quanto pare era stato arruolato dalla Parnasi band per ‘aggiustare’ la stampa. Ecco come ne fa cenno Luca Parnasi nel corso di una telefonata intercettata: “con Bisignani ci posso parlare in tempo reale”.

Sorge a questo punto spontanea la domanda. Come mai praticamente tutti i media hanno calato una vera cortina di silenzio sul caso Tor di Valle, dopo mesi e mesi di bombardamento sulla giunta Raggi per altre cento – spesso superflue – questioni? 

Come mai ora si parla di pecore mangiaprati e quasi per un anno il bubbone stadio è invece sparito dai radar dell’informazione? Mistero tra i misteri. Forse Ielo fa bene a ficcarci il naso. 

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