CONSOB-BANKITALIA: ACCORDO O AMMISSIONE DI COLPA?

Banca d’Italia e Consob – con sospetto tempismo – avviano una collaborazione più stretta dopo i rilievi mossi dalla Commissione d’inchiesta sulle banche ad inizio anno, sotto forma dell’accordo quadro, “per la collaborazione e il coordinamento nell’esercizio delle funzioni di vigilanza e di risoluzione, con l’obiettivo di assicurare il miglior perseguimento delle rispettive finalità istituzionali, risultato del confronto che negli ultimi anni, si è sviluppato con crescente intensità”.

Parlare di strano tempismo è il minimo sindacale, vista la concomitanza dell’accordo in argomento con l’insediamento del nuovo Governo. Persino una commissione bicamerale di inchiesta (visti i tempi strettissimi in cui ha potuto operare, edulcorata peraltro nelle indagini e nelle risultanze da un Presidente dalla dubbia neutralità) ha riconosciuto le debolezze delle Authority di vigilanza e soprattutto le carenze sinergiche e di dialogo tra le stesse, la tecnica dello scaricabarile tra autorità, salvo poi riconoscere l’esistenza quantomeno di “protocolli perfettibili” tra le stesse (copyright Carmelo Barbagallo).

  Dal comunicato stampa e dalle poche pagine dell’accordo sottoscritto oggi, si può evincere che sin dal 2007-2008-2009, non solo vi erano protocolli contemplanti il dialogo da porre in essere tra Authority, ma addirittura era sancita l’esistenza dei Comitati  Strategico e Tecnico, mai citati nelle varie audizioni in Commissione di inchiesta.

La sede della Banca d’Italia a Via Nazionale

Non è infatti tollerabile che un disastro epocale come quello causato dai vari crac bancari degli ultimi anni (che hanno bruciato decine di miliardi di risparmio privato, peraltro garantito dalla Costituzione),  reso possibile o quantomeno non impedito anche da una “vigilanza inefficace” (questa in sostanza la sentenza della relazione della maggioranza della commissione banche), venga accantonato senza che emergano con tutta evidenza le varie responsabilità, sia a livello di manager bancari infedeli e/o scorretti, ma anche e di controlli centrali indubbiamente non presidianti, distratti, sonnolenti e forse conniventi.

Troppo facile oggi – dopo i disastri provocati –  annunciare con squilli di trombe un accordo tra Authority volto al “miglior perseguimento delle finalità di salvaguardia i) delle fiducia nel sistema finanziario, ii) tutela degli investitori, iii) contenimento del rischio sistemico e buon funzionamento del sistema finanziario, iv) competitività del sistema finanziario”. Spesso si è data la colpa anche ai provvedimenti voluti dall’Europa; ma a ben vedere, dai richiami nelle premesse dell’accordo sottoscritto, gli stessi risalgono al 2013 e 2014. Come mai allora si arriva a questo accordo quadro solo adesso, a giugno del 2018, a due giorni dalla fiducia del nuovo Governo ?

 I risparmiatori traditi, le 500.000 vittime di questo sistema funzionante a corrente alternata, chiedono al governo di accertare in primis le colpe dei distratte vigilanti, le porte girevoli dei massimi dirigenti della Banca d’Italia assoldati dalle banche, i doverosi risarcimenti da imputare certamente ai bancarottieri, ma in egual misura ai massimi dirigenti di Bankitalia e Consob, che confessano le loro pesanti responsabilità con la tardiva sottoscrizione di un accordo il quale, se stipulato in tempo, avrebbe attenuato o impedito tragedie annunciate di risparmio tradito.

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