OLIVIERO BEHA / QUEL TANDEM D’ATTACCO CLASSE & PASSIONE

 Un anno senza Oliviero Beha. Senza la passione civile dei suoi articoli. Senza quel talento naturale della sua scrittura. Senza l’intelligenza delle sue analisi. 

Sarebbero state preziose come l’ossigeno, oggi, per capire il vuoto presente, la politica del nulla, per descrivere la sceneggiata che si trascina da mesi e – dopo il voto di marzo – ha assunto contorni da pantomima. 

Le sue diagnosi pasoliniane capaci di cogliere tutti i fotogrammi della attuale decomposizione sociopolitica, e anche antropoligica, dei nostri contesti, avrebbero potuto rappresentare una delle rare bussole per orientarci nel caos, trovare ancora dei punti di riferimento nei mari della confusione quotidiana.

Alcune settimane fa, sui quotidiani, ha fatto capolino la vera storia di Gino Bartali, il mitico rivale di Fausto Coppi. Lo Schindler di casa nostra – scoprono oggi i media – per aver salvato centinaia e centinaia di vite senza far rumore, ebrei braccati dai nazifascisti. Beha ne aveva scritto, tre anni fa, nel suo “Un cuore in fuga”.

“C’è un solo uomo ‘al comando di se stesso’ che pedala lungo la via di Assisi. Non è un pellegrino, benchè abbia fede. Non è un semplice ciclista. Per il suo ‘naso triste come una salita’ è stato per anni l’incarnazione stessa del ciclismo. Ma questa volta Gino Bartali non corre per nessuna coppa, per nessun titolo. Siamo nell’inverno del 1943 e combatte la sua guerra. Corre per salvare vite umane. Dopo i fasti del Giro e del Tour, conquistati contro il Regime, è iniziata tutta un’altra storia anche per lui. Una storia di coraggio e orrore, di eroismo e follia”.  

Poco più di un anno fa pubblicammo il testo del suo ultimo messaggio – pareva davvero racchiuso in una bottiglia – scritto in occasione di un forum su “Legalità e cultura dell’Etica” promosso a Roma dalla Guardia di Finanza. Non vi aveva potuto prendere parte di persona, per motivi di salute. E inviò una sorta di testamento laico. 

Eccone l’ultimo scorcio: “Solo una forte operazione rieducativa che metta al bando il concetto di corruzione ‘normale’ ricominciando a potenziare il criterio della ‘reputazione’, cioè dei motivi per cui si gode della stima degli altri che oggi appaiono totalmente rovesciati, in una con campagne continue per la legalità, possono dare una svolta ad una situazione molto compromessa. In cui alla fine, anche se non se ne rendono conto corruttori e corrotti, ci perdono anche loro. Non vivono sulla luna, ma ne hanno perso la consapevolezza”. 

Di seguito trovate il link con il messaggio nella sua interezza.  

    

    

“Corrompete, corrompete, qualcosa resterà”

 di Oliviero Beha

GINO BARTALI / IL NOSTRO SCHINDLER, PER LA PENNA DI OLIVIERO BEHA

10 settembre 2016      

OLIVIERO BEHA E ILARIA ALPI / ECCO CHI LI HA UCCISI

 di Andrea Cinquegrani

 

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