The end in sordina al San Paolo. Napoli-Torino 2 a 2

Come un’ora ics scade il tempo per pensare al futuro di una squadra che ha divertito, esemplificato il bello del calcio spettacolare, esaltato questo sport ridotto a tatticismi esasperati, ad atletismo fine a se stesso, a plagio del difensivismo esasperato con cui Helenio Herrera vinse lo scudetto con l’Inter e per lo più vittorie con il minimo vantaggio di uno a zero. Il sipario è sceso sul San Paolo e una Napoli rassegnato a salire sul secondo gradino del podio dove guarda da sotto in su la Juventus. Mazzarri non ha fatto granché per portare a casa un pareggio ottenuto nella doppia circostanza di un improvviso, colpevole colpo di sonno del reparto azzurro arretrato. La verità è che il Napoli nel finale di un campionato sulle spalle di undici giocatori undici, ha pagatolo stress e la concentrazione prolungata che lo ha portato in vetta alla classifica. Non è batstao il regalo di Burdisso, cjhe al minuto 25 del primo tempo ha colpevolmente giocherellato nella sua area, invece di liberarla. Sul lento tentativo di un passaggio a ritroso, per Sirigu, si è avventato come un falco Mertens. Un gioco da ragazzi beffarlo e il belga ha finalmente cancellato lo zero nella casella di goleador che durava da due mesi. L’uno a zero è l’unica di rilievo di una prima frazione di gioco progettata da Mazzarri per non prenderle. L’ottimismo dei 45 mila del San Paolo in un secondo tempo alla Sarri ha subito una amara delusione. Per una ventina di minuti il Torino ha cambiato l’inerzia della partita, profittando dell’appannamento degli azzurri. Inevitabile subirne le conseguenze. Al decima, difesa del Napoli in vacanza e Boselli, in solitudine ha potuto prendere la mira per un tiro potente e angolato. Leggera deviazione di Chiriches, uno a uno. Per dare una scarica di adrenalina, Sarri spedisce in Campo Hamsik per Zielinski e il capitano trova finalmente il gol numero cento con la maglia del Napoli. Da distanza considerevole si coordina alla perfezione e fa partire un missile. Niente da fare per Sirigu, due a uno. Pochi minuti prima, Milik, subentrato a Mertens (per nulla convinto della sostituzione), aveva centrato l’incrocio dei pali della porta torinese. Ancora una volta la scelta di Sarri di richiamare in panchina il belga ha destato perplessità e per due ragioni. Intanto il meno in forma da sostituire era Callejon e poi Sarri ha dimenticato che l’unica occasione di uno spezzone di partita con Milik e Mertens contemporaneamente in campo ha dimostrato l’efficacia di un doppio centravanti e liberato il belga dalla morsa dei difensori centrali. Vantaggio stentato e definitivo? Purtroppo no. Al minuto 38, con la difesa azzurra sguarnita colpevolmente, un cross di Belotti trova in area la testa di De Silvestri, in incredibile solitudine. Il due a due non impedisce ai tifosi napoletani di esprimere riconoscenza per un campionato ad altissimo livello, ma anche se inespressa a gran voce c’è nell’aria la domanda sul dopo campionato 2018. Chi parte, chi resta, prima di tutto in cabina di regia. Non c’è un gran feeling tra Sarri e De Laurentiis e una verità sembra assodata. Il tecnico per rimanere chiederà al presidente garanzie confermate e non vaghe promesse. Troppe volte, nel corso del campionato, nonostante i gravi infortuni di Ghoulam e Milik, la società si è inventata contatti con questo e quel giocatore, sistematicamente sfumati, forse proprio perché solo nella fantasia di Giuntoli e De Laurentiis. Va via, è già del Milan Reina, ci sono richieste allettanti per Koulibaly, Mertens, Insigne, Ghoulam e chissà quali altri pezzi pregiati del Napoli. La vicenda di Higuain non lascia spazio all’ottimismo. La gestione finanziariamente della società sembra interessare il presidente più della quadra da scudetto e coppa Campioni. Senza un’inversione di tendenza i cinquantamila del San Paolo e la sterminata folla di tifosi azzurri, sarebbe destinata ad altre frustrazioni, a prescindere dai regali a profusione ricevuti dalla Juventus per arbitraggi compiacenti.

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