SOROS / ADESSO IL FILANTROPO VUOL “MANGIARE” IL GUATEMALA

     Il miliardario MangiaPaesi George Soros ha individuato la nuova preda. Si tratta del Guatemala, dove il ‘filantropo’ sta canalizzando palate di dollari per dar vita ad una delle sue ormai proverbiali ‘primavere’ che si traduco ritualmente in gigantesche instabilità economiche e finanziarie: tanto per poter poi ‘inghiottire’ meglio le sue prede.

Secondo fonti centroamericane, stanno infatti affluendo inusitate liquidità nelle casse di svariate associazioni, sigle e società del Guatemala, che spesso e volentieri coprono i loro reali scopi dietro paraventi umanitari e di giustizia sociale (sic). E ancor più spesso sono riconducibili o quantomeno  ‘vicine’ alla corazzata di casa Soros, quella Open Society Foundation che è oggi ben attiva in una trentina di paesi, per portare il suo destabilizzate ‘caos umanitario’.

Per fare qualche esempio, alla “International Commission agaist impunity”, guidata da un rampante avvocato colombiano, Ivan Velasquez, sono arrivati 36 milioni di dollari. Stessa cifra recapitata da USAID (Us Agency of International Development) ad una sigla albanese, “Chemomics International” e da questa poi smistati in Guatemala.

Ancora. Un’altra sigla dell’arcipelago griffato Soros, la “Foundaciòn para el Ecodesarollo y la Conservation – Fundadeco, è stata beneficiata con un cadeau di 1 milione di dollari per un progetto idrico: a stanziare i fondi sempre Usaid.

Raccontano alcuni esperti finanziari a stelle e strisce: “Soros ha deciso di investire per il 2018 ben 570 milioni di dollari nelle sue iniziative estere. Soldi messi pesantemente sul piatto per condizionare i destini di tanti paesi in forti difficoltà economiche e quindi deboli sotto il profilo politico. In Europa il caso più recente è quello della Macedonia, su cui Soros ha puntato le sue carte già da un paio di anni”.

Molti ricorderanno le forti polemiche di mesi fa per le disinvolte operazioni made in Soros sul fronte delle ONG. Come la visita mai chiarita dello stesso miliardario di origini ungheresi e naturalizzato Usa al premier Paolo Gentiloni, proprio quando scoppiava la bomba Ong-migranti.

Da rammentare ancora la presenza di Emma Bonino nel “Global Board” di Open Society Foundation. E la fresca costituzione di un think tank a livello internazionale, capeggiato da John Podesta, il discusso organizzatore della ultima (sfortunata) campagna presidenziale di Hillary Clinton.

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